QUANDO MAMMA NON C’È
Sempre lega il teatro alla vita: recentemente rappresentato al Civico di Rocca di Papa, accattivante e scorrevole Quando mamma non c’è, con quel pizzico di ironia e di suspance che lo rendono fluido e lasciano lo spettatore con la curiosità di andare avanti. Molto azzeccata l’ambientazione domestica, familiare: quasi mi ha fatto pensare ad alcune commedie di Eduardo, dalle quali scaturiscono complicità con il pubblico che diventa testimone visivo e compartecipe.
Eleonora è un’insegnante. Il suo matrimonio è in crisi e dopo la morte del padre, avvenuta sei mesi prima, decide di tornare a casa della Mamma, Fannì, che nonostante il dolore per la recente perdita continua a condurre una vita molto impegnata. La casa di Fannì ora è tutta al femminile: c’è zia Caterina che porta avanti i suoi lavori di sartoria e Nadia, che ufficialmente è la donna alla pari ma in realtà è amica e confidente di Eleonora. Un micro universo avvolgente e affascinante a cui, Augusto ed Edoardo, il portiere della palazzina e il marito di Eleonora, cercano con qualsiasi scusa di avvicinarsi Tutto scorre normalmente, tra battute di spirito e aneddoti presenti e passati, fino a che non si scopre che Fannì è sparita.
Legato il filo narrativo alla dinamica irrisolta del rapporto madre e figlia; la malattia – l’Alzheimer – costituisce una pietra d’inciampo che adombra la linearità del vissuto, ma che recupera poi attenzione e affetto coinvolgendo anche altri personaggi. Si ricrea quel rapporto familiare ormai giunto a capolinea e ogni cosa lascia intravedere che il cambiamento sarà una molla positiva per tutti.
Il ricorso allo specialista, lo strizzacervelli, oltre che divertente è sardonico: nella risoluzione degli incontri si ha la conferma di un’ironia che esalta l’ovvio, e si pone in contrapposizione con l’affidarsi alle carte, due diversi modi di interpretare la realtà che infine va avanti, lasciando che sia…
Ha attinto dai ricordi della sua vita e della sua infanzia, la bravissima autrice, attrice e regista Maria Chiara Trabberi, costruendo così con semplicità personaggi singolari, ben studiati per far sì che tra gli spettatori ci fosse la possibilità di immedesimarsi e di lasciarsi trascinare dalla trama, semplice, ma accattivante e rispondente a quel ch’è oggi la vita, uno scenario nel quale il gioco delle parti si fa sempre più dinamico, contro il rischio dell’isolamento…
Meritatissimi gli applausi.
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