Quando la vita umana vale e quando no
La notizia è di oggi, 10 gennaio 2014: Aitazaz Hassan Bangash, pakistano di 14 anni stava entrando a scuola con due suoi amici quando è stato avvicinato con una scusa banale da un giovane ventenne, vestito anche lui con la divisa della scuola.
Aitazaz si è però reso conto che il ragazzo sconosciuto era un kamikaze; così gli si è gettato addosso mentre l’altro, probabilmente preso dal panico, innescava l’esplosione: sono morti entrambi, ovviamente, ma come ha dichiarato in seguito il padre di Aitazaz ≪Mio figlio ha fatto piangere sua madre, ma ha evitato che altre madri piangessero i loro figli≫.
In quel momento nella scuola della città sciita c’erano duemila ragazzi e il mancato attentato è stato rivendicato da un gruppo radicale sunnita. Odi atavici che oggi si sono radicalizzati e inaspriti. Giovani che sono completamente inebetiti da chiacchere mascherate da ideologie, speranze in un futuro che non si sa che cos’è, cosa porterà e dove. Certamente c’è la morte, una giovane vita che si vuole immolare per delle promesse e spezza altre vite, amici, compagni, fratelli, comunque esseri umani con i quali fino al qualche tempo prima magari giocava, rideva, parlava, lavorava. Ogni giorno leggiamo di attentati, di attacchi a popolazioni inermi, di riaccendersi di antichi rancori tra etnie diverse…. ma questo episodio mi ha colpito più di tante altre notizie. Un giovanissimo che va ad uccidere altri giovanissimi senza chiedersi perché e perché proprio in una scuola. E’ come se si volesse spazzar via una intera generazione, come un colpo di cancellino su una lavagna. Non è il primo attentato ad una scuola, basti pensare alla storia di Malala; ma appunto erano scuole femminili e si sa che da quelle parti non tutti sono d’accordo che anche la donna possa studiare. Qui si vuole colpire proprio il cuore di una città; si voleva distruggere sì una minoranza, ma eliminando giovani studenti si eliminano i futuri adulti e una prossima classe dirigente.
Il potere si esercita e si mantiene attraverso il terrore e l’ignoranza, perché educare significa garantire pari opportunità; perché avere una istruzione significa pensare, riflettere, esprimersi, avere una mente aperta e pronta; significa trovare gli strumenti per vincere la paura e quindi capacità di opporsi alla tirannia e a forme estremistiche – basti vedere la storia recente della Tunisia.
Nelson Mandela diceva che l’istruzione rappresenta l’arma più potente in nostro possesso per cambiare il mondo ma aggiungeva anche che bisogna avere consapevolezza che un essere umano esiste solo in virtù degli altri.
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