Quale sicurezza nei luoghi di lavoro?
Seguire un telegiornale o leggere un quotidiano, significa imbattersi con alta probabilità in notizie che narrano di incidenti sui luoghi di lavoro. In Italia, si contano ogni anno oltre mille di quelle che vengono definite “morti bianche”. A queste bisogna aggiungere le moltissime persone che subiscono infortuni, talora irreversibili. Tematiche dunque assai delicate e al centro di un’intervista, gentilmente concessa dall’Ingegner Michele Civerchia, Direttore Tecnico Grandi Opere. Innanzi tutto, e riferendoci al nostro Paese, quali sono i numeri relativi agli incidenti sul lavoro?
“Prendendo a supporto dati ufficiali, nel 2006 in Italia il numero di infortuni mortali ha raggiunto quasi le 1.400 unità, nel 2007 si sono contate circa 1300 vittime. Seppur in diminuzione rispetto agli anni precedenti, queste tragedie continuano ad avere dimensioni evidentemente non accettabili”.
Può citare il settore che paga il ‘prezzo maggiore’?
“L’edilizia è sicuramente il settore maggiormente interessato da incidenti sul lavoro, sia per oggettivi problemi tecnici, sia per il mancato rispetto delle leggi, sia per le pesanti sofferenze economiche e sociali”.
Secondo lei, quali sono le motivazioni degli incidenti e quali rimedi sono possibili?
“In primo luogo va sottolineata la mancanza di formazione ed informazione degli addetti al controllo e delle maestranze. Sono inoltre necessari controlli maggiormente puntuali da parte degli enti preposti. Importante è anche un’organizzazione del lavoro, in senso lato, che permetta di non perdere il know how che ogni azienda dovrebbe mantenere”.
Quella delle “morti bianche” è indubbiamente un argomento di grande rilievo: forse bisognerebbe parlarne con maggiore frequenza, è d’accordo? “Assolutamente; è per questo motivo che ritengo auspicabile l’organizzazione di convegni ovvero incontri nei quali affrontare il tema”.
Si sente di dare un consiglio o un’indicazione a coloro, che svolgendo un’attività a rischio, affrontano ogni giorno dei pericoli?
“Non si tratta di dare consigli, ma di sensibilizzare il mondo del lavoro in toto, al rispetto delle regole. L’intera collettività dovrebbe insomma farsi carico, ognuno per la propria posizione e competenza, di valutare ogni rischio sul lavoro, comprenderlo, e portarlo a rischio zero”.
Lavorare con una ragionevole sicurezza è dunque un obiettivo raggiungibile.
“Direi proprio di si; ripeto: è fondamentale lo sviluppo di una ‘cultura delle regole’ che purtroppo, ad oggi, è decisamente insufficiente”.
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