Qualcosa di scritto…qualcosa che sfugge
Titolo: Qualcosa di scritto
Autore: Emanuele Trevi
ISBN: 9788862200646
Editore: Ponte alle Grazie
«Qualcosa di scritto» era la ‘mole’ di Petrolio per Pasolini. Qualcosa di scritto rappresenta parte di quella riserva indiana (gli auguriamo, snobisticamente, più successo di questa e meno di un best seller) nella quale in questo momento ci si può aggirare per trovare un po’ di degna letteratura. Mentre nelle librerie si contraggono gli scaffali culturali e letterari a favore di quelli dei romanzi rosa e fantasy e nonostante alcune critiche tiepide ricevute da Trevi, il suo è un saggio-racconto che sa di vita, quel tanto che basta per farcela sentire ancora desiderabile e degna di essere vissuta e quel tanto di morte per riporre in essa gli stessi sentimenti.
Il suo racconto del ‘catastrofico’ ma intenso incontro con Laura Betti e col fondo Pasolini, la disamina dell’urgenza di Petrolio, libro di iniziazione al mistero e libro del cambiamento (e meno libro di scandali e petrolieri per Trevi); il suo sguardo sulla soffocante edilizia romana, i rapporti tra società e cultura (in mezzo l’ingombrante passaggio dal ‘900) che vanno involvendo al passo con i fascismi consumistici di massa (tutto c’è ma senza assumere i contorni del pamphlet). Molti di coloro che leggono, non solo per trascorrere qualche ora gaia, niente in contrario con chi lo fa, hanno bisogno di sentire di esistere; e sapere che esiste ancora un sostrato sul quale abbozzare ragionamenti.
È vero che c’è un modo nuovo e diverso di guardare alla storia recente e all’informazione, ce lo insegna la Rete, ma è vero lo stesso che esistono modi sempre validi (la deduzione il ragionamento logico) per mettere assieme tante strade. Questo è quello che tenta di fare Trevi non porgendo troppo materiale al lettore, ma quel tanto sul quale si può ragionare camminando di buon passo, senza correre, curiosi del futuro, e del passato (visiteremo con lo scrittore la attuale Eleusi dei Misteri), perchè essere curiosi è un atteggiamento di vita. I ricordi dei giorni con Laura Betti, direttrice del Fondo Pasolini dal 1996, appaiono, a chi la conosceva meglio come artista, un prezioso monile. La sua triste e ingombrante vecchiaia, disperante a tratti, fa il paio crudele con l’immagine di copertina: l’attrice e cantante sembra guardare il fotografo dal tetto del mondo (la gioventù, la consapevolezza di una forza data in parte dalla vicinanza di Pasolini per cui provò sentimenti unici). A volte ad un vissuto troppo bello per essere vero succedono periodi scoloriti, come sono stati per molti versi gli anni ’80/’90 del ‘900, ma questa percezione nasce dal confronto che può far rimpiangere ciò che è stato e che mai può tornare. Le pagine sui palazzi di Roma, le antichissime sostruzioni da essi celate e le visioni dei laghi gelati e intonsi che attraversano quei suoli misteriosi (silenti luoghi, occhi di una natura primigenia che, così assoluta e prima, fu greca) restano pagine di bellezza che ricordano alcuni commoventi (e straniati) paesaggi della Ortese o le inquietudini romane dell’ultimo Parise. (Serena Grizi)
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