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“Psicofantaossessioni” di Faraòn Meteosès

“Psicofantaossessioni” di Faraòn Meteosès
Maggio 01
02:00 2007

È in libreria questa edizione di “LietoColle” opera di Faraòn Meteosès (anagramma e pseudonimo di Stefano Amorese). Già militante in diversi gruppi di poeti ed artisti dell’underground romano, conquista la celebrità per le sue letture poetiche nelle pubbliche piazze della capitale e per la realizzazione di rigorose autoproduzioni editoriali. Pubblichiamo una poesia della raccolta ed alcuni commentiDecomposizione sedimentaria
Morti viventi già fossili nelle intercapedini
negli orifizi degli edifici
e sonnolenti in piedi per movimenti deambulatori e peristaltici
ferruginosi e plastificati all’escrescenza alla putredine
focolaio di pusillanime sentenziatori saccenti di So Tutto
nei luoghi più comuni residenti
e probatori alla difesa delle ricchezze dei formicai
apparentemente benestanti ostentano la Felicità
nel possedere ossessivamente oggetti
nel marchiare all’onta del disonore la Coscienza Ribelle
e si rigurgitano in faccia visioni alterate
avvelenate e avvalorate
dai Capi in Testa che promulgano gli Editti
e guardano allucinati lo Strapotere che li crea e trangugia
ingranando nell’ingorgo marce forzate e sempre meno soste:
clonanti e clonati si acclamano si applaudono
in un eclatante
esasperato
girovagare
ipnotico.

… un paesaggio linguistico fortemente variegato, in cui la parola poetica assume ruolo e funzione di viatico verso un viaggio surreale che, pur non dimenticando la consistenza della prassi contingente, opera e agisce lungo disegni e strategie dominate da una rilevante armonia espressiva. Poesia forte, nella sua modernità, che non consente equivoci né trasmigrazioni in un altrove/rifugio che depriverebbe la parola stessa del suo insistito carattere di ambiguità. Una voce nuova e diversa insomma, che riflette su nodi tematici che spesso vengono elusi dalla poesia di oggi: un merito e un pregio di non scarsa rilevanza, poiché si cala entro una realtà non più astratta, bensì viva e da affrontare con il coraggio esplicito della parola.
Walter Mauro

…. bisognerà ammettere che le poesie di Stefano Amorese – Faraòn Meteosès meritano il massimo della pena, se misurate con il metro della stitichezza espressiva più diffusa, che spesso scambia per poesia sfoghi incolori. Meritano il massimo della pena, e forse anche di più, perché sono colorate e piene, sonore ed espressive. Il registro lessicale sulle quali si compongono offre una vasta varietà di termini del linguaggio quotidiano, miscelati in un frappé linguistico più analogico che logico, ed articolati in una metrica personalissima, irregolare ma precisa, estremamente corporea, che rivela con chiarezza quanto fortemente qui il suono sia la matrice del verso. Infatti, sono poesie scritte, per così dire, a voce alta: l’approdo performativo o teatrale non è episodico a questi componimenti, ma ne rappresenta proprio uno degli elementi più specifici. […] quello che conta è che queste poesie, come tutte le poesie che si rispettino, sono scritte senza calchi da modelli immediati: sono scritte perché dovevano essere scritte, esattamente così come sono, nella loro originalità. Credo questa sia una buona ragione per leggerle. Quindi, buona lettura.
Claudio Comandini

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