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Prostituzione: sì o no? – 1

Prostituzione: sì o no? – 1
Gennaio 17
00:00 2012

Ilaria Volpi Kellermann è laureata in Filosofia e frequenta il terzo anno di un corso di specializzazione in Teologia al seminario di Treviso. È particolarmente attenta ai problemi della società contemporanea, sui quali spesso affida alla Rete suoi messaggi personali ricchi di riflessioni critiche e denunce. Il problema della prostituzione è uno dei temi scottanti che le stanno a cuore e su di esso abbiamo avuto uno scambio di idee che mi sembra interessante riproporre alla riflessione dei nostri lettori.

Luca – Cara Ilaria, sei mamma di due bambini, uno di sei e l’altro di tre anni, hai un lavoro, sei una moglie felice e, se me lo permetti, anche una bella donna. Il tuo punto di vista sulla prostituzione mi sembra possa esprimere quello di una donna che potremmo definire “normale” e quindi credo che possa essere rappresentativo di una larga fetta dell’opinione pubblica.

Tu, però, hai anche una formazione culturale, filosofica e teologica, che sicuramente influisce sul tuo punto di vista. La tua posizione contro la prostituzione è una condanna senza possibilità di appello. L’atteggiamento più diffuso, invece, è certamente di condanna, ma in fondo con assoluzione, perché si ritiene la prostituzione un male incurabile di fronte al quale si alzano le braccia e si esclama con rassegnazione: «È il mestiere più antico del mondo», e quindi ce lo dobbiamo tenere.

IlariaQuesta posizione mi irrita fortemente. Secondo questa logica, molte persone potrebbero continuare ad abusare dei bambini, perché dalla notte dei tempi si è fatto. Oppure potrebbero continuare a uccidere perché si è sempre fatto. O potrebbero continuare a minacciare, picchiare, umiliare e sottomettere le proprie mogli o compagne o fidanzate perché non solo si è sempre fatto, ma in alcune culture è addirittura tutt’oggi legittimato.

Luca – Lasciando da parte quel luogo comune, secondo te quali sono le ragioni per cui esiste la prostituzione?

Ilaria La prostituzione esiste per due motivi principali. Il primo è perché esistono uomini che costringono donne da loro schiavizzate e brutalizzate a praticare il “mestiere”. In questi casi c’è bisogno dell’aiuto delle Forze dell’Ordine e delle istituzioni per sradicare il problema. Il secondo motivo è l’assoluta mancanza di etica, per cui molte giovani donne antepongono ai veri valori la bella vita che procurano i soldi facili. Qui occorre anzitutto un rinnovamento delle coscienze, un rinnovamento spirituale che ribalti i valori delle persone coinvolte. Almeno se vogliamo essere un po’ più emotivamente evoluti delle scimmie Bonobo.

Luca – Non mi intendo di scimmie Bonobo, ma so per certo che agire sulla coscienza dell’uomo non è facile, è forse il compito più arduo che si possa affrontare.

IlariaIl rinnovamento etico deve partire proprio dalle donne. Sono le donne alle quali vengono fatte proposte indecenti che devono dire “no”. Perché fino a che ci saranno femmine che ci stanno, ci saranno maschi poco evoluti che ci andranno con nonchalance. Fino a che ci saranno femmine che per denaro e volontariamente la danno, ci saranno sempre maschi che si sentiranno legittimati a trattare le donne come meri oggetti di piacere e non come persone, in uno scambio reciproco e perverso di equilibri di potere e mai di vero amore.

Luca – Però c’è da dire che nella stragrande maggioranza dei casi non sono le donne che sono “tentate” da proposte indecenti degli uomini, ma sono loro stesse a rendersi disponibili per prime e incoraggiare tali proposte.

IlariaLa scelta della prostituzione – pur fatta nella libertà – è sempre una scelta di schiavitù che degrada la condizione di tutte le donne. Credo che coloro che lo fanno per libera scelta rendano il nostro mondo ancora peggiore. Queste donne devono modificare il proprio sistema di valori. Il corpo è un dono che riceviamo dai nostri genitori e da Dio, se ci credi. Il fatto che sia un dono non ti permette di disporne come tu vuoi. Problema non meno importante è che nel momento in cui uno fa una scelta che crede personale, in realtà va ad influenzare sempre, in negativo o in positivo, tutti gli altri esseri umani. Una scelta non è mai personale, perché non siamo soli: la società in cui viviamo è un sistema. Una scelta nostra influenza sempre la vita di altre persone. Se una sola donna legittima la prostituzione, ci rimettono tutte le altre, da quelle che prendono le botte perché schiave a quelle che non fanno carriera perché non la danno. Siccome la mia libertà finisce dove inizia quella dell’altro e la condiziona, allora questo significa che non è vero che io posso fare tutto quello che voglio.

Luca – Le origini della prostituzione, però, sono antichissime (in questo senso è vero che è il mestiere più antico del mondo) e non riguardano la mercificazione del corpo femminile bensì il culto sacro. Molto prima dell’avvento del Cristianesimo, le prostitute erano sacerdotesse che offrendo i loro servigi compivano un atto di adorazione. Inoltre, in alcuni luoghi, anche donne rispettabilissime potevano andare nei templi e avere rapporti sessuali con i preti o con stranieri che incontravano nei templi stessi. Probabilmente queste usanze antichissime avevano a che fare con pratiche volte a invocare la fertilità dei raccolti o la fecondità femminile col favore degli dei. Dunque le origini della prostituzione sembrano essere addirittura “nobili”.

Ilaria Io credo che il mestiere della prostituzione sia il più degradante che ci sia, sia la prostituzione fisica sia quella mentale.

Luca – Il problema della prostituzione è forse più complesso e ricco di sfaccettature di quello che possa sembrare a prima vista. Anzitutto non esiste soltanto una prostituzione del corpo ma anche una prostituzione della mente e della nostra coscienza. Quest’ultima penso che sia ancora più degradante di quella fisica. E non riguarda soltanto le donne ma tutti, anzi molto spesso più gli uomini che le donne. Non è forse una forma mascherata di prostituzione quella cui è sottoposta la maggior parte degli uomini nell’ambiente di lavoro, quando sono costretti, per conservare il posto di lavoro e quindi in cambio del denaro costituito dallo stipendio, a fingere di approvare e attuare disposizioni dei superiori che ritengono scorrette o ingiuste? Inoltre, non dimentichiamo che fino a quando non c’è stata una vera emancipazione della donna, il matrimonio è stato per secoli la sistemazione “obbligata” dal punto di vista economico per la stragrande maggioranza delle donne. Dunque una forma legalizzata di prostituzione ammantata di perbenismo. Certamente in tutti questi casi non si può parlare di una libera scelta. Ma nei casi, invece, in cui la strada della prostituzione viene intrapresa liberamente senza nessuna coercizione, almeno apparente, la prostituta è veramente una persona libera?

IlariaA chi usa il vessillo della libertà personale per sostenere il diritto a prostituirsi come diritto di autodeterminazione individuale, rispondo che il concetto di libertà personale è diventato il culmine di un parossistico individualismo umano dall’illuminismo in poi, concetto sovra-usato e sovra-applicato che ha sostituito quelle che sono le vere priorità dell’essere umano, il quale non si può esimere in nessun caso dal rispetto di se stesso e degli altri, prima di questa sopravvalutata “libertà di scelta”. (Continua).

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