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“Profumo di fragole”, racconti familiari e saporita cucina nei ricordi di Adriana Middei

“Profumo di fragole”, racconti familiari e saporita cucina nei ricordi di Adriana Middei
Novembre 09
17:11 2023

Né “arsenico e vecchi merletti” né un esagerato ‘lodare il tempo passato’ ma un incontro di sostanza quello avvenuto con l’agile libro Profumo di fragole, Di Leandro & Partners, e la sua autrice Adriana Middei e con ciò che una semplice raccolta di ricette e brevi ricordi ha saputo creare mercoledì 8 novembre scorso con il contributo dell’associazione Genzano Domani. La ‘madeleine’ letteraria resta sempre efficace, ma se ci si contorna di cari amici, di un ambiente accogliente come la Casina delle rose e di una moderatrice garbata come la giornalista Monica Di Leandro è possibile ricreare la magia d’un tempo in cui nonne e mamme, magari non troppo avvezze a mille complimenti, portavano tutto il loro affetto a tavola declinando, con pochi ingredienti, tanti piatti gustosi:, allora ecco i crostini o la pizza de’ polenta, le frittelle di borragine, la frittata di lupari (germogli di luppolo), la zuppa de trivoli (silene) e poi come degustare le fragoline o l’intingolo per le verdure fresche dell’orto (cazzimperio)…perché qui il linguaggio condiviso è quello della cucina ma anche quello delle erbe spontanee, care a molti cuochi e non solo.

Il piatto più nemese della raccolta, ‘Minestra de’ gialloni e santoreggia’, perché nemese è l’origine della scrittrice Middei, ha vinto, fra i convenuti all’incontro, come miglior piatto della memoria soprattutto nei racconti dei presenti che hanno favoleggiato di ottime preparazioni all’aperto, proprio nei campi vicino al lago di Nemi, dove d’estate si cucinava nei grossi barattoli della conserva ormai vuoti, su un fornelletto approntato per l’occasione e, oltre ai gialloni, i fagioli d’estate dalle lunghe bucce esterne che dal bianco ingiallivano seccando, si trovava la profumata santoreggia (Satureja=sazietà, da cui le proprietà digestive attribuitele, ottime abbinate alla ricchezza del fagiolo), si aggiungevano zucchini freschi, pomodorini, piccole patate intere o a pezzi, carote, basilico, e quanto altro di profumato offriva l’orto estivo, tanto da renderla una zuppa nutrientissima ma buona anche mangiata fredda, sotto un albero, nel caldo pomeriggio estivo (immaginate…).

Adriana Middei in questo libretto dalla forma attrattiva e colorata, come certi quaderni di cucina d’un’altra famosa editrice, ha messo anche i ricordi scaturiti dai profumi, alcuni dolcissimi, come la nonna che si pettina sul letto, altri dolorosi poiché all’epoca alcune tristezze restavano incomprensibili agli occhi d’una bimba. Questo darsi al pubblico ha creato l’atmosfera magica, giusta per scambiare ricordi e ricette fra i presenti…

Altri racconti interessanti quelli della padrona di casa Patrizia Mancini, maître e sommelier Casina delle Rose, che ha inquadrato nel presente le necessità di una ristorazione che conservi la tradizione, guardando di certo al futuro (non torneranno più i tempi del genzanese ristoratore Pistamentuccia che intratteneva gli ospiti nel suo locale fingendo una caccia a salve…certo che no), ma senza ingannare la clientela o perdere le proprie radici appresso alle mode, poiché accanto alle nuove tendenze la tradizione può continuare ad esistere, per quanto sia già vanto di molta ristorazione genzanese e castellana più in generale.

Poi le storie di ristoranti e ristoratori, camerieri, vip veri e vip de noantri col giornalista e fotografo Luciano Sciurba, che ha ‘condito’ le storie di fama e cucina con aneddoti e racconti ironici e scanzonati; rimettendo al centro della memoria i Castelli Romani e le specialità dei ristoranti genzanesi ben note, tramite passaparola, ai grandi attori hollywoodiani che frequentavano Cinecittà fin oltre la metà degli anni ’70. Anche Sciurba ha condiviso ricordi personali dolci-amari d’un’infanzia e adolescenza trascorse come cameriere per molti ristoratori ‘di fama’ della zona. Senza retorica, i relatori della serata hanno trasmesso il gusto d’un modo di lavorare, vedere il mondo, nutrirsi, molto spontaneo ed improntato al gusto del rapporto interpersonale, e non del tutto perso nelle nuove generazioni, come ha raccontato la giovane giornalista di Info Castelli Romani Camilla Mastrogirolamo, portando il testimone d’una nonna cuciniera la quale con una gustosa frittata di patate ‘rimediava’ alle incursioni inattese dei nipoti…

La serata si è conclusa con la degustazione di alcuni piatti descritti nel prezioso libretto: frittelle di salvia croccante o di borragine ripiene, bruschette puntarelle e alici oppure con mantecatura di coregone e ceci; l’ottima minestra di gialloni e santoreggia con sagne acqua e farina, o crostini spadellati nell’olio, poi pizze croccanti, un fresco bellone d’accompagno. L’idea di raccontare la tradizione e poi metterla nel piatto è un ottimo ed apprezzato veicolo di cultura culinaria presente in buona parte della ristorazione laziale e regionale italiana. Accanto, purtroppo, a tristi precotti, ingredienti scadenti, ristoratori improvvisati che cucinano ormai poco, un ‘fatto in casa’ o ‘chilometro zero’ che poi, ai fatti, così non è. Ma questa è un’altra storia… (Serena Grizi)

Nella copertina: un mazzetto di Santoreggia – immagine web

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