Priorità e precari
Tutti supplenti delle insipienze dei governi
Quando sono assenti le priorità, trionfa la precarietà. Non è un discorso limitato al grave stato dell’occupazione, ma sull’impostazione di fondo della gestione della cosa pubblica nazionale e internazionale. La politica, si sa e si ripete forse stancamente, dovrebbe occuparsi del benessere generale attraverso una oculata amministrazione delle risorse.
Invece, per consuetudine ormai allegramente consolidata, agisce con schemi e visioni, talmente vecchi, limitati e condizionati, che non sono in grado di risolvere i problemi globali e creano un permanente stato di precarietà. Mancano una visione illuminata ed una strategia determinata e lungimirante; ed è assente soprattutto la scelta delle priorità. In verità non passa giorno che politici e politologi non parlino di priorità – una nuova legge elettorale, riforma della Costituzione, riordino della Giustizia e via seguendo fino alle beghe interne ai vari partiti – ma sono tutti aspetti frammentati, anche se importanti, di un sistema che gira su se stesso in una sorta di auto alimentazione e rigenerazione. I bisogni delle persone restano inascoltati e quindi irrisolti. Per contro non passa giorno, anzi ora o minuto, che non veniamo invitati dai vari canali mediatici a contribuire (con telefonate, sms o altri versamenti) alla soluzione di problemi umanitari di ogni genere. Stato e Comunità internazionale sembrano delegare i loro compiti principali alla buona volontà dei singoli, che così acquistano uno strano status di supplenti provvisori e provvidenti. Certamente volontariato e donazioni sono una cosa positiva perché danno un apporto concreto e un grande segnale di umanità. Ma dovrebbero essere un di più, un aiuto complementare e non essenziale. Stati e Organismi internazionali moderni devono rivoluzionare l’ordine delle priorità: al primo posto salute, sopravvivenza e vita dignitosa delle singole persone. Non deve accadere, ad esempio, che ricerca per malattie rare, assistenza per patologie invalidanti, sopravvivenza di minori e adulti delle zone arretrate del mondo siano trascurate o affrontate con mezzi scarsissimi e comunque insufficienti dalle Istituzioni. Si tolga al superfluo e alle ruberie (c’è tanto dell’uno e delle altre) e se c’è da mettere ‘le mani in tasca’ ai contribuenti o da ‘stringere la cinghia’ si faccia, tanto siamo abituati, e sarebbe in ogni caso moralmente più apprezzabile che non il peloso scarico di coscienza dell’sms di turno. Non è poi da trascurare che serie e strutturate attività di assistenza, potrebbero fornire occasioni di lavoro direttamente (operatori e impiegati) o indirettamente (costruzioni, manutenzioni e gestioni) tanto più in una società in cui cresce il numero di anziani. Forse i cittadini preferiscono, pur nelle ristrettezze, essere governati da un Governo che ‘governa’, mettendo da parte lustrini e festival e dirottando le risorse là dove servono veramente; naturalmente con progetti di lunga prospettiva e attenzione alle categorie più bisognose. Potremmo scoprire che è bello e utile diventare consapevoli delle enormi difficoltà che la vita propone e della necessità che si agisca dall’alto con conseguenza, senza dipendere dal risultato aleatorio del prelievo, qualche volta psicologicamente forzato o addirittura sospetto, dei vari sms.
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