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Primavera araba

Primavera araba
Febbraio 19
11:53 2014

Primavera araba
Domenico Quirico

9788833922676
Bollati Boringhieri
€ 14 e-book disponibile € 9,99QuiricoZOM

Questo saggio di Domenico Quirico è del 2011, anno in cui fu rapito in Libia e liberato dopo due soli giorni. Nel 2013, invece, il giornalista de La Stampa divenne protagonista di un rapimento in Siria protrattosi per circa cinque mesi. I titoli dei capitoli che compongono il saggio, sottotitolo Le rivoluzioni dall’altra parte del mare (col termine rivoluzioni si possono designare solo quelle che partono dal popolo), sono una promessa mantenuta: La strada, I maghi della pioggia, I traditori, A quale tribù appartieni?, I pretoriani, Il male arabo, Gli assassini, La dignità.

L’autore conduce attraverso l’esplosione della primavera araba, 17 dicembre 2010: dal drammatico episodio del tunisino Mohamed Bouazizi che si dà fuoco sulla pubblica piazza, morendo di lì a poco, per rispondere all’ennesima vessazione subita dalla sua misera attività di fruttivendolo abusivo, simbolo dei poveri tra i poveri. Ci si immerge poi nella storia araba moderna a e contemporanea incontrando le repubbliche di Nasser, di Burguiba, di Boumediene e poi ancora le figure di Gheddafi e Ben Ali, sfaccettando sottili differenze o decisi cambi di passo per molti fra questi protagonisti: la Libia con la sua pretestuosa macchina amministrativa e la realtà di un potere detenuto da tribù, clan familiari, storici potentati ai quali si paga dazio per ogni azione da intraprendere. Fino alla storia che diventa cronaca e di cui ci giungono, di nuovo, notizie troppo frammentarie perché rappresentino un quadro. Gli assassini, Osama bin Laden, lo jihād, secondo le necessità agitato come spettro, forza spirituale, ultimo orizzonte. Gli scenari in movimento del Maghreb e del Sahel che è stato dei Tuareg e forse non lo sarà più. I nuovi media, internet, hanno squarciato un altro velo prendendo, avidi, notizie e trasmettendone, non sarà facile tornare al ‘prima’. Lo sguardo di Quirico non commenta liberamente sopra i fatti, ma cerca di starci dentro il più possibile con una prosa a tratti complessa e divertita della propria felice capacità d’espressione. Non si designa quale esperto di questioni arabe, probabilmente non crede che ce ne siano, ma per chi vuole comprendere meglio la natura dell’apparente immobilismo di questi paesi e quella delle improvvise fiammate rivoluzionarie, scendere fra i banchi del mercato o tra le file degli eserciti (su questo argomento l’autore ha scritto molto anche riguardo questioni italiane) pare sia il modo migliore per farlo. «Controvoglia, bisogna portare a favore dell’argomento dell’eccezione araba la costatazione che gli Stati arabi hanno una struttura particolare. Una frammentazione sociale la cui base sono le tribù, il clan e il gruppo etnico-religioso piuttosto che la nazione o la società civile e una organizzazione autoritaria dove prevalgono paternalismo e coercizione piuttosto che consenso e uguaglianza e paradigmi assolutisti si combinano in bisboccia contagiosa con pratiche del potere legate al rito e al costume piuttosto che all’innovazione e alla spontaneità». Attinge ad una bibliografia di autori arabi francofoni e francesi, l’unica che probabilmente, per lingua e forma mentale ritiene degno riferimento. (Serena Grizi)

 

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