Presenza bioregionale o assenza virtuale?
Assuefatti come siamo alla società dei consumi e della tecnologia avanzata stiamo trasferendo la nostra soggettività in forme di intelligenza virtuale, che non hanno aspetti spazio-temporali ben definiti.
Risultato = cerchiamo l’onnipotenza, l’onniscienza e l’onnipresenza… vogliamo diventare come gli Dei ma poi nel delirio dell’hybris cosa succederà? …
Si slatentizza la parte egocentrica di noi e si cade nella confusione e nell’incomprensione, come avvenne nella storia della Torre di Babele, resistere a quelle tendenze è una lotta durissima, che inizia rallentando il processo di virtualizzazione.
Solo con decisione e perseveranza possiamo evitare di venire assimilati nel melting pot dell’omogeneizzazione, perché i processi di assimilazione che agiscono sull’inconscio sono potentissimi e avvengono lentamente (ricordate la teoria della rana bollita?) e spesso non ce ne rendiamo conto nella vita di tutti i giorni, perché assorbiti nell’espletamento delle contingenze.
Ma se, in un momento di attenzione, ci si concentra sul senso di presenza bioregionale e si osservano le dinamiche della società virtuale nel suo complesso ce ne possiamo render conto, eccome.
Attraverso la disattenzione, invece, le forme pensiero alle quali ci siamo assuefatti vengono proiettate all’esterno e incontrano quelli degli altri e si amplificano… diventano meta-comunicazione sociale e creano tendenze sempre più strutturate e distruttive, che creano caos e aumentano l’entropia nel pianeta. L’organizzazione, l’ordine, diventano sempre più pallidi e incerti e il grado di disordine aumenta sempre di più. Questo grado di disordine non è solo fisico, ma soprattutto psichico… ed è destinato ad aumentare finché noi non lo riconosciamo….
Perciò l’attenzione e la considerazione delle reali condizioni in cui ci troviamo sono essenziali per affrancare la nostra psiche dall’illusione della virtualizzazione.
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