Presentato Svrìnguli Svrànguli nel cantinone di Tarquinio (e cena sociale)
Si è aperta così la serata, organizzata nell’accogliente cantina del socio redattore Tarquinio Minotti, per presentare l’ultima pubblicazione dell’ Editore Controluce Svrìnguli Svrànguli – Brani e sonetti in vernacolo e non su Rocca e dintorni – di Rita Gatta. Il direttore di redazione Armando Guidoni nel salutare il pubblico, tra cui il sindaco di Rocca di Papa Pasquale Boccia, Gentilini del settore socio-culturale ed il consigliere Saba, ha presentato la scrittrice rocchegiana in tutte le sue vesti: insegnante, poetessa, socia, collaboratrice della rivista. «Freschezza, chiarezza, competenza alcune delle caratteristiche che distinguono Rita», ha detto tra le altre cose Guidoni e puntualizza «nel libro Rita ripercorre la tradizione culturale, le esperienze che l’hanno toccata profondamente, esprime il forte legame con le sue radici. Attraverso i sonetti l’autrice riesce a trasferire nel lettore le sue sensazioni ed egli, a sua volta, le vive dentro di sé; la scrittrice le fa emergere in modo forte e lo fa usando una semantica culturale di pregio. La presenza del sindaco Boccia e dei suoi collaboratori, – ha detto Guidoni – conferma la valenza della preziosa pubblicazione per la città di Rocca di Papa». La voce di Alfredo Piacentini, continuando a deliziare il pubblico, ha recitato il sonetto che dà il nome al libro. Versi che sanno di allegra compagnia tra affettuosità paterna e curiosità filiale durante una passeggiata nel bosco, in sosta davanti a ‘n àrboru con certi cappelletti rosci / ‘n cima ai rami. E ancora L’istruzzione de ‘na vòta, Via Palazzolo, I spappuoli, poesia nella quale Rita Gatta lega ancora una volta magnificamente sentimenti vissuti con la sua capacità di sintesi: un mix straordinario di affetto puro e ironia. « Fin dall’inizio l’opera di Rita è stata riconosciuta per il suo valore notevole: la lettura di Svrìnguli Svrànguli emana sentimenti, e libri così sono monumenti per l’umanità» ha detto la scrittrice Maria Lanciotti presentando il libro in vernacolo. La stessa, rifacendosi poi ai versi del Belli, scelti dall’Autrice come epigrafe iniziale del volume, cita le parole del Belli, riferite alla forma linguistica dialettale: “Il popolo è questo e questo io ricopio”, e come il poeta anche Rita ricopia, usa la lingua del popolo, per scrivere i suoi sonetti». La relatrice ha ricordato che il dialetto viene considerato spesso come lingua fuori uso, trapassata, mentre invece è la lingua profonda e dei primi suoni, dell’infanzia, e là si colgono le espressioni originali: «Rita ha avuto la delicatezza, con i suoi versi, di addolcire il dialetto un po’ pesante di Rocca». Maria Lanciotti, soffermandosi sul linguaggio usato nel testo, ha citato scrittori come Croce, Pasolini e il suo affetto per le borgate, il Gadda che avvicinò la sua lingua al parlato per scuotere il lettore. Infine ha letto alcuni versi del sonetto Svrìnguli Svrànguli per sottolineare l’atmosfera di magia che la poetessa ha saputo disegnare nel suo scritto. “Pàrimu co’ ‘na smorfia a ride / vedennome curiosa / me diceste: / -Oh ni’, chisti so i svrìnguli svrànguli… / Come ‘na matta ridéo / pe’ stu nome che me credéo ‘nventatu / pe’ giocà co’ mi… L’attualità, la bellezza di questi e di altri episodi che presentano l’attaccamento per i suoi cari o per il paese, il significato colto e velato, la loro musicalità, sono stati messi in risalto anche dall’interpretazione competente di Alfredo che accompagnava con squisita gestualità quanto la madre autrice ha voluto rappresentare con i versi. Rocca de luscu e bruscu, U Bambiniéllu scriatu, A ricotta, U teatru a Rocca, A privacy, Rocca ‘n tiémpu de guera…; questi ultimi scritti hanno appassionato il pubblico per la loro simpaticissima, erudita satira. Rita Gatta nel suo intervento ricco di ringraziamenti per quanti hanno collaborato con lei nella stesura del libro – per il glossario, foto incluse, copertina, cd allegato, musiche per diapositive – ha spiegato il perché della scelta del titolo: oltre che il ricordo anche l’amabile sonorità del termine dialettale è stata decisiva. Per la caratteristica del linguaggio scelto la poetessa ha voluto citare il professor Vignuzzi: «il dialetto è cultura altra; ai nonni occorre ridare i loro meriti, riconoscerne le virtù». Il sindaco Boccia, sempre molto presente in queste iniziative, ha elogiato ancora una volta lo stile di vita e di espressione della scrittrice, la sua accoglienza in un momento in cui i rapporti umani sono in crisi, aggiungendo che Rita ha valorizzato con la sua pubblicazione la città natale. La serata è proseguita con il tesseramento, la premiazione, per i collaboratori veterani della rivista mensile Controluce Enrico Pietrangeli e Luca Nicotra, nonché per il miglior sponsor ‘Centro Ottico Castelli Romani’ di Monte Compatri e San Cesareo. L’incontro si è concluso con la cena sociale tra soci e simpatizzanti della rivista.
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