Presentato il saggio di Aldo Onorati alla ‘Dante’ di Roma
Un pienone alla sala “Pier Paolo Conti” di Palazzo Firenze in Roma, presso la sede internazionale della Società Dante Alighieri, in occasione della presentazione di Dante e san Francesco: il segreto di madonna Povertà, saggio critico di Aldo Onorati (ed. Controluce).
Una serata interessante, organizzata alla perfezione, con la presenza di tanti giovani (studenti del prestigioso liceo scientifico di Roma “Newton”) e molti cultori della Divina Commedia.
Il relatore principale è stato il prof. Giovanni Di Peio, presidente del Comitato di Roma della ‘Dante’. Il prof. Di Peio ha sottolineato il fatto che Onorati non cede al “dantismo accademico”, sebbene conosca in profondo l’opera omnia dell’Alighieri ed abbia pratica di conferenziere del Poema Sacro. Onorati, ha detto il prof. Di Peio, ha il dono di attrarre alla lettura dei suoi saggi, pur essendo “scientificamente” ricco ed esatto, ma non pedante: riesce a cogliere gli aspetti eterni del messaggio dantesco anche alla luce dell’attualità. Inoltre, la sua lettura della Divina Commedia porge chiavi di interpretazione nuove, come nel saggio Dante e l’omosessualità. Infine, ha segnalato ai presenti la bellezza del quadro in copertina, del pittore Bruno Improta, in piena simbiosi con il testo esegetico.
L’autore di Dante e san Francesco ha illustrato poi la sua ricerca spiegando perché l’Alighieri abbia insistito soltanto – o soprattutto – sulla virtù della povertà evangelica di Francesco, cosa che tutti i critici sono concordi nel sottolineare come una limitazione della personalità ricchissima del Santo. Onorati ha chiarito le condizioni del tempo (1300) in seno alla Chiesa e allo stesso popolo di Dio, le diatribe fra Spirituali e Conventuali, l’estremizzazione del dettato evangelico da parte di Matteo d’Acquasparta (amico di Bonifacio VIII, Cardinale e uomo propenso a non vietare alla Chiesa la ricchezza) e – all’opposto – da parte di Ubertino da Casale, che voleva una povertà assoluta come segnacolo della Chiesa e dei suoi ministri. Dante era per il “giusto mezzo”, ma la situazione dell’epoca non giustifica in pieno la scelta dell’Alighieri di cantare solo la povertà del Patrono d’Italia. Così Onorati ha elencato molti esempi di suscitatori di energie spirituali messi da Dante in Paradiso, ammirando la loro scelta mistica lontana dalla dovizia dei beni. Inoltre, la Lupa – che simboleggia l’avidità, causa prima di tutti i mali – è la bestia che fa perdere al Poeta, nella Selva Oscura, la speranza della salvezza, ma “verrà il Veltro a detronizzarla, a rimetterla nell’Inferno, il Veltro che amerà la giustizia e la povertà”. Insomma, la scelta di isolare, fra le virtù innumerevoli del santo d’Assisi, unicamente la ‘paupertas’, e di renderla allegoricamente la sposa di Francesco che la portò a nozze dopo una vedovanza durata più di mille anni (era stata sposa di Cristo), fa pensare giustamente a san Francesco come a un ‘alter Cristus’ e alla povertà quale mezzo di salvazione evangelica della nuova Età dello Spirito (come preannunciato da Gioachino da Fiore).
Cosa molto singolare, e forse commovente, questa: l’undicesimo canto del Paradiso, il canto in oggetto, è stato letto da due giovani studenti di Italiano: l’australiana Vanessa Folin e il cinese Rui Zhang. Il saluto iniziale è stato dato ai presenti dal segretario generale della Società Dante Alighieri, il prof. Alessandro Masi. Ha coordinato la prof.ssa Lucia Caratale, vice presidente del Comitato di Roma della Dante stessa. È seguito un interessante dibattito.
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