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Presentato a Macerata “Chi sei tu?” di Paolo D’Arpini

Presentato a Macerata “Chi sei tu?” di Paolo D’Arpini
Ottobre 16
09:05 2022

È stato presentato venerdì 14 ottobre presso la Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata il libro Chi sei tu? di Paolo D’Arpini, (con l’editore Antonello Andreani, l’autrice della prefazione Caterina Regazzi, Moderatrice Simonetta Borgiani), che narra l’evolversi di una ricerca sugli aspetti archetipali e sulla conoscenza di sé. Il libro è il risultato di uno studio dell’autore sulle correlazioni esistenti tra il metodo zodiacale cinese, basato sull’I Ching, e quello indiano inerente i diversi aspetti elementali e la scienza dello yoga. Il testo è inoltre corroborato da una analisi comparata su vari sistemi archetipali e su varie filosofie, come il taoismo, il buddismo, il non-dualismo, ecc. 

Essenzialmente l’argomento trattato parte da un metodo analogico di ricerca, incentrato sull’individuazione delle caratteristiche relative alla persona. Ognuno, con l’aiuto delle indicazioni qui contenute, potrà comporre il proprio autoritratto archetipale ed elementale. Una volta preso possesso della chiave sarà possibile penetrare nella stanza segreta del proprio “io”, scoprendo allo stesso tempo la vera identità che vi si cela. Seguendo passo passo questa mappa il lettore attento e discriminante potrà riconoscere il luogo ed il momento in cui si trova, non in forma ipotetica ma in “presenza”… (abstract)

Lo scopo del libro Chi sei tu? è quello di mettere in chiaro alcuni concetti base su ciò che io chiamo “conoscenza di sé”.

Per una sorta di simpatia che percepisco verso tutte le persone con le quali riesco a condividere emozioni e sentimenti ho pensato che potesse essere utile (per me e per loro) chiarire alcuni aspetti dell’auto-conoscenza che ancora si rivolgono alla persona. Poiché (comunque) dalla persona dobbiamo partire in quanto depositaria della prima scintilla di Coscienza dalla quale tutto deriva. Non voglio perciò sminuire il valore di questa persona, e come “questa” anche tutte le altre che pazientemente seguono e precedono.

Conoscere le caratteristiche incarnate, saper individuare le pulsioni che ci contraddistinguono  è sicuramente utile per non farci imbrogliare dalla mente, per non cadere nella trappola della falsa identità. In realtà tutto ciò che può essere descritto non può essere “noi” ma solo la struttura funzionale del corpo/mente (nella quale ci riconosciamo). Questo apparato psico-fisico è il risultato della commistione di forze naturali (od elementi) e di qualità psichiche (che degli elementi sono espressione) che non sono sotto il nostro diretto controllo. Nella multiforme interconnessione di queste energie gli infiniti esseri prendono forma. Anche se –in verità- non si tratta di “forze” né di “esseri” bensì di una singola forza e di un solo “essere” che assume vari aspetti durante il suo svolgersi nello spazio-tempo.

Ma qui occorre descrivere la “capacità separativa” (yin e yang) che produce l’illusione della diversità. Essa è il primo concetto che si forma nella mente (in effetti è la mente stessa).

Ai primordi della cultura umana la differenza fra Natura e “persona” era impercettibile, la speculazione filosofica non era arrivata a presupporre un io separato, in quanto fruitore privilegiato della creazione. Infatti nell’antica tradizione matristica e panteistica la Natura era vista come la Madre Universale, la quale da se stessa ed in se stessa produce tutti i fenomeni, manifestando tutte le forme. In questa visione non vi è alcuna separazione o differenza fra la Matrice e le sue emanazioni, viventi o amorfe che siano. Animali, piante, montagne, corsi d’acqua, mari, cielo stellato, luna, esseri umani… tutto compartecipa ed è espressione dell’atto creativo, parte indivisibile di un Unicum.

La creazione in questa ottica è vista come qualcosa di spontaneo e naturale, una ricorrenza ciclica che sorge dalla terra, sulla terra insiste ed alla terra ritorna, in un continuo ripetersi senza un “oltre”. Tutto è presente nell’eterno qui ed ora. Questa beata visione non si è esaurita con il trascorrere delle generazioni, essa è durata a lungo, ed ancora permane nelle menti illuminate. Il suo procedere ellittico conserva il sapore dell’eternità.

Partendo da questi presupposti ho iniziato ad esplorare quelle forme psichiche archetipali che da tempo immemorabile sono state riconosciute come presenti in tutte le espressioni rappresentative della vita.

Mi sono così imbattuto in conoscenze di molto antecedenti le religioni e la psicologia. Ho trovato ad esempio nel Libro dei Mutamenti (I Ching) e nel sistema elementale indiano interessanti spunti per risalire al senso identitario che contraddistingue l’uomo integro. Una identità sia locale, basata sulla presenza nel qui ed ora, che personale, ovvero percettiva ed emozionale.

Ad esempio, integrati dal sistema elementale, fondamentalmente due sono gli indirizzi culturali della Cina, il Confucianesimo ed il Taoismo. Ricettacolo di questi due aspetti sociali è il Libro dei Mutamenti, cioè l’I-Ching, uno dei saggi testi più antichi dell’umanità. In esso sono integrati diversi commenti di Confucio e di Lao Tze, nonché considerazioni più tardive di matrice Chan (Meditazione Buddista). All’I-Ching sono riconducibili anche i basilari archetipi psichici dello zodiaco cinese e i due aspetti dello Yin e dello Yang, il Femminile ed il Maschile, la Tenebra e la Luce, la Terra ed il Cielo.

La spontanea e naturale interazione degli opposti, in continuo movimento, descritta nell’I-Ching, è lo stesso del greco “Panta rei os potamòs” (tradotto come ‘Tutto scorre come un fiume’), il celebre aforisma attribuito ad Eraclito, vissuto contemporaneamente al saggio Lao Tze. Ma anche nel ‘Libro dei Proverbi’ di Salomone si inneggia allo sposalizio del Cielo con la Terra, alla congiunzione degli opposti … il serpente che si morde la coda … come miracolo delle polarità che si integrano, dei due che sono uno, della dolcezza di un cuore di donna che acquieta l’aggressività dell’uomo… E’ questa l’intelligenza che guida la Natura in ciò che oggi chiamiamo ‘evoluzione’, che ha fatto dire a Leone Tolstoi: “Se un uomo vuole aiutare il mondo, non deve pensare di fuggire dal mondo. Deve imparare a conoscerlo e a vivere in esso, diventando un’oasi, un rifugio per chi è alla ricerca della propria anima”.

Ed è proprio così che possiamo cercare di ritrovare la comprensione della nostra vera natura e del corretto agire nel mondo. Con l’aiuto dei principi fondamentali del Libro dei Mutamenti è possibile realizzare nella maniera più completa le facoltà interiori dell’uomo. Questa possibilità è fondata sul fatto che l’uomo ha in sé facoltà simili al Cielo e alla Terra, in quanto egli è un micro-cosmo. Poiché nel Libro dei Mutamenti sono riprodotte le leggi di Cielo e Terra esso fornisce gli strumenti per coltivare la propria natura intrinseca, cosicché le più intime qualità buone possano dispiegarsi. In particolare due cose vengono prese in considerazione: la saggezza e l’operare, l’intelletto e la volontà. Quando intelletto e volontà sono centrati nel modo giusto anche la vita emotiva giunge alla giusta armonia.

Attinenza dei temi trattati nel libro con la città di Macerata

Trovo che oggigiorno affrontare questi temi  in quel di Macerata  sia altamente consono, anche in considerazione che proprio da  qui due eminenti precursori,  partirono per recarsi in  Cina, in India e  Paesi limitrofi alla  scoperta della scienza spirituale e filosofica  dell’estremo oriente.  

Io stesso mi sono ritirato nel Maceratese, a Treia,  per concludere  la redazione del mio libro Chi sei tu? e per  capire  il rapporto fra  la mia ricerca  e quella dei precursori  che mi hanno preceduto.  Due sono stati i marchigiani illustri che hanno legato il loro nome alla scoperta dei misteri di Cina e India. Il primo fu il gesuita maceratese, Matteo Ricci (1552/1610), che soggiornò lungamente presso la corte imperiale cinese scrivendo diversi libri in Mandarino (la lingua dotta). Egli cercò di integrare la cultura cinese con quella occidentale in una sintesi più apprezzata in Cina, ove morì  e fu sepolto con tutti gli onori a Pechino, che presso la chiesa cattolica  di Roma che lo aveva inviato in Cina come missionario e lo attendeva per scomunicarlo a causa del suo sincretismo.

L’altro grande maceratese fu il professor Giuseppe Tucci (1894/1984), fondatore e curatore dell’ISMEO, l’istituto italiano per lo studio della cultura orientale e importante museo sito in Via Merulana a Roma. Io nel 1974 ebbi la fortuna di visitare quel museo e fui toccato dal rispetto con il quale le reliquie di religioni esterne alla nostra cultura avessero trovato ospitalità e idonea spiegazione. In particolare apprezzai le  ricerche del Tucci sulla cultura nepalese e tibetana ed il suo studio dell’antica saggezza cinese, laica per antonomasia, rivolta al benessere dello stato e del popolo. In particolare Giuseppe Tucci è stato in grado di offrire un quadro suggestivo dei due indirizzi culturali della Cina, il Confucianesimo e il Taoismo, entrambi contenuti nell’I Ching, il libro  mai rinnegato persino sotto il governo di Mao Tse Tung.

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