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Premio Scarpellino, il dialetto come poesia

Luglio 12
22:00 2011

A supportare l’iniziativa, naturalmente, anche politici, ma sempre immersi in una atmosfera di concretezza e reale collaborazione. Per il VII municipio l’assessore alla scuola Leonardo Galli e la consigliera Cecilia Fannunza, che hanno premiato, rispettivamente, gli alunni del Liceo Scientifico Francesco d’Assisi, che hanno svolto con la guida della professoressa Lilia Bellucci il laboratorio di poesia multilingue “Un mondo di poesia – Antiqua et nova carmina”, e gli alunni di scuola media superiore Lorenzo Pompili ed Andrea Caldarozzi, vincitori (con brillanti e innovative creazioni) della sezione di concorso loro riservata. Per la Provincia i consiglieri Roberta Agostini e Pino Battaglia che hanno assicurato la prosecuzione dell’impegno per la salvaguardia dei dialetti del Lazio. Proprio il contributo, modesto ma costante, della Provincia ha reso possibile, dal 2005 al 2011, la realizzazione, da parte di Vincenzo Luciani, di un’opera in sei volumi, Dialetto e poesia nei 121 comuni della provincia di Roma, ed. Cofine; una indagine importante, articolata e curata scientificamente, utilissima per testimonianza e studio; ma così densa di citazioni pregnanti e godibilissime che portano alla convinzione che il dialetto, con annessi idiomi, toponimi e soprannomi, oltre ad avere la dignità di lingua minore, è esso stesso poesia, per la capacità, a volte difficile per la lingua alta, di folgorare l’immagine e di centrare la sostanza delle cose e delle emozioni. Il sesto volume, praticamente fresco di stampa, è stato presentato, prima delle premiazioni, da Franco Onorati, del Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli, che ha sottolineato il valore documentale di questa preziosa mappatura, mentre l’autore ha tenuto a ringraziare il prof. Vignuzzi, il prof. Siani, e Riccardo Faiella come coautori, e per il coinvolgimento di volontari nell’opera. A chi lamentava una veste grafica ridotta, Luciani ha ribadito, trattandosi di una ricerca molto vasta, di aver voluto privilegiare la completezza anziché l’aspetto esteriore; pochi fondi e massima resa. Intanto la cerimonia si snodava senza affanno o pesantezza, per l’equilibrio degli interventi ed allietata, fin dall’inizio e poi in intermezzo e conclusione, dal Coro “Accordi e Note” diretto dal M° Paula Gallardo, con canti popolari della tradizione romana e regionale italiana eseguiti perfettamente, in linea con la serata. Logicamente al centro dell’evento la premiazione di finalisti e vincitori, che hanno letto le loro poesie, rafforzando l’assunto della simbiosi tra dialetto e poesia. Giorgio Grillo, presidente dell’Associazione “L’incontro” e del Centro Culturale Lepetit, ha premiato Gino Bellardini, vincitore della sezione riservata agli iscritti all’Associazione, al Centro Anziani Lepetit e alle Biblioteche di Roma. Poi il presidente Serrao e gli altri componenti della Giuria si sono alternati nel citare, premiare e leggere le motivazioni relative ai 10 finalisti, tra i quali i tre primi classificati. Finalisti premiati sono risultati: Fernando Cordova (Roma), Paolo Fidenzoni (Roma), Bruno Fiorentini (Bracciano), Filippo Greggi (Montecelio), Benedetto Lupi (Subiaco), Pierino Pennesi (Allumiere), Claudio Porena (Roma). Dei tre primi classificati ci piace riportare almeno alcuni versi per sottolineare ancora la potenza espressiva di questa forma di poesia in dialetto. In ordine, stavolta decrescente: prima Aurora Fratini, in dialetto sambuciano – I vécchi so’ comme ‘e cerque. / Stannu. / Sembre loco./ Colle radeca ‘mbiandate / agliu sprifunnu / ‘nzinu agliu core ‘ella tera. – ; secondo Enrico Meloni, in dialetto romanesco – A scroccasole vojo sta leggero / e svaporà de bbrume a pprimasera. / Ma stanotte d’Itaja me s’accora / che smorza puro er zole caccia nuvole / ne li tiggì no stazzio de strappone / e na maestà marpiona che smiracola / fora lavoratori a ppezzi in piazza … – ; terza Maria Lanciotti, in dialetto sublacense – Èsso, mo’ ca tenerìa e ‘nzerrà a ócca / me ss’arizza ‘na óce ca m’encienne / comme me strignesse n’ petto ‘na manaccia / chiena de ogne e de tera nira / e ‘n’addore de furnu e de pagnotte. (…) e cheste vene toste, arenturciate, / me s’assammalloppano ecchi e nu le zitti, e nu l’ajotti, / ma le riciancichi comme nu confettu, / suganno piano, senza chiagne, solo suspirenno. Ecco, questa è la poesia ‘minore’, ‘subalterna’, del dialetto! Alla fine ricco e gioviale rinfresco, e la chicca di delicatezza ed umiltà grande di ringraziare gli sponsor, uno per uno (Fioreria Daniela, Vini Cardeto, Pizzamania, Cesercom). Ad maiora! (acc …, il latinismo!).

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