Potenza della lirica
I nostri lettori più affezionati e attenti hanno potuto seguire la nascita, parte del percorso di realizzazione, e le aspettative legate al progetto. Va detto che il risultato, dal punto di vista artistico, è stato, azzarderemmo, ‘superrimo’ ad ogni attesa. Conoscevamo il valore del musicista Michael F. Williams – oltre un anno fa aveva partecipato alla geniale rassegna Music on Volcanic Lakes – ora abbiamo scoperto la sconvolgente profondità del libretto di John G. Davies che ha curato anche la regia dell’opera. Dall’omaggio al padre, che ha combattuto a Montecassino, è nata un’opera di grande complessità che riesce a fondere immaginario e realtà, misticismo del monachesimo cristiano, militarismo nazista di stampo nietzschiano, e valori e lirismo della verde Nuova Zelanda. Lo scambio tra vecchio Occidente (in particolare Italia, più specificamente l’Associazione Culturale Colle Ionci e Valeriano Bottini) e il nuovo ma radicato mondo neozelandese ha prodotto un gioiello di grande valenza artistica, come ricordato, che tocca e sottolinea con forza temi universali: vita e morte, libertà e predestinazione, il sacrificio e la ‘resurrezione’ dei sentimenti. Della storia, con una parte di fantasia che rispecchia molta cruda realtà, e che riguarda lo scontro della battaglia simboleggiato nella lotta tra il monaco Carlo e l’ufficiale tedesco Bruno per sottrarre alla distruzione una preziosa immagine in legno di ginepro della Madonna, si può leggere esaurientemente sul sito The Juniper Passion appunto. In questa sede occorre soffermarsi sull’opera e sui vari ‘attori’ per rendere testimonianza al lavoro e all’evento. La regia ha opportunamente deciso di unificare i tre atti per non interrompere la tensione e la con-passione creata dalla interazione continua di musica, cantanti, coro e danzatori. C’è un continuo contrappunto di voci ed un accompagnamento, ora duro ora commovente, di scene e personaggi da parte dei bravissimi danzatori di scuola maori, come a spiegare o raddoppiare il senso, tragico o tenero, di ogni battuta. Una fusione perfetta tra le varie articolazioni del libretto – con citazioni in italiano e latino, da Dante, Geremia, Nietzsche, alternate a brani di pura poesia – e la musica incalzante e grave, o melodiosa e rasserenante in adesione alle scene dove gli effetti speciali sono discretamente dimensionati. L’Abbazia, dove avviene la parte più tragica, il cimitero di guerra, dove vedova e figlia visitano la tomba del soldato caduto accidentalmente nel tentativo di sedare la lite tra il monaco e l’ufficiale, la Nuova Zelanda dei monumenti di guerra o delle verdi colline dove i protagonisti da giovani si erano innamorati all’ombra di un altro ginepro, sono elementi sempre legati e presenti, così da raggiungere un grande quadro di alto valore narrativo ed emozionale. È assolutamente necessario rendere omaggio a tutti gli artefici di questo grande successo (il pubblico è stato calorosissimo in tutte le rappresentazioni) citandone soltanto la parte maggiore a causa della vastità della produzione. Il coreografo Moss Patterson ed i suoi otto bravissimi danzatori; John Parker, progettazione; Wayne Laird, audio; Michael Knapp, luci; poi l’Orchestra del Conservatorio “L. Refice” di Frosinone diretta dal talentuoso M° Marco Attura e composta da: Loreto Gismondi e Cristian Cerelli, violini, Marco Palmigiani, viola, Donato Cedrone, violoncello, Alessandro Del Signore, contrabbasso, Erika Macalli, flauto, Dario Bellardini, clarinetto, Luigi Bartolini, tromba, Daniele Di Stefano, trombone, Roberto Murra, pianoforte, Luca Pelosi, organo, Fabrizio Bartolini, Tommaso Capuano, Giampiero Carlini, percussioni; quindi i cantanti, tutti di esperienza internazionale, magnifici per estensione e dizione, un pregio quest’ultimo non molto attuale: Alessandro Luciano, tenore, Stephanie Acraman, soprano, Lilia Carpinelli, soprano, Julia Booth, soprano, James Ioelu, basso-baritono, Joe Beckwith, baritono, David Griffiths, baritono, Amitai Pati, tenore. Supervisione musicale del M° Antonio D’Antò. Naturalmente un tributo immenso a John Davies e Michael Williams per la linfa vitale di parole e musica. Grande anche Christine Hamp per la traduzione del libretto e la collaborazione alla regia. Una citazione particolare per lo scultore Giuseppe Cherubini e la disponibilità a concedere una sua opera per ‘impersonare’ la Madonna del Ginepro. Adesso The Juniper Passion è attesa da altre tappe fuori d’Italia. Siamo certi che tornerà presto, carica di gloria, per rivisitare la terra che l’ha ispirata e accompagnata nel primo volo.
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