“Popoli” tra aiuto, identità e tradizione
Sono circa 500.000 i karen profughi interni, sottoposti a vessazioni ed alla minaccia di genocidio e l’attività dei nostri si svolge in perimetri di guerra il cui accesso è completamente vietato alle organizzazioni umanitarie. Negli ultimi anni sono vertiginosamente aumentate le violenze scatenatesi verso questo popolo che si batte contro la produzione ed il traffico di droga e per la propria indipendenza. Più di 30 operatori sanitari lavorano a pieno ritmo per prestare aiuto, totalmente gratuito, alla gente inerme. Inoltre sono diverse le spedizioni di farmaci e strumenti sanitari ed ulteriori progetti in fase di realizzazione. In Afghanistan, nel 2004, la Comunità ha avviato un nuovo progetto a favore delle vittime della guerra. Dopo anni ed anni di aggressioni condotte da U.R.S.S., Pakistan e U.S.A., il paese ancora subisce le gravi conseguenze dei diversi tentativi di conquista da parte di potenze straniere. Sostenendo Popoli, aiutiamo chi soffre ed in special modo tutto il Popolo Karen a resistere alle logiche spietate del traffico della droga e ad affermare i concetti di autodeterminazione e libertà. Affinché si realizzi l’agognato desiderio dello: 0% DROGA 100% IDENTITÀ. Per avere un effettivo quadro della realtà abbiamo incontrato Franco Nerozzi, giornalista di guerra e fondatore di Popoli, che ringraziamo per la sua indefessa azione umanitaria assieme a tutti coloro che lo accompagnano, tra i quali Cinzia Minucci, consigliera delegata alla Famiglia ed alle Pari Opportunità del Comune di Marino, responsabile della “Casa della Famiglia”e di “Popoli” per Marino. Entrambi sono, appunto, rientrati da poco in Italia.
D – Sig. Nerozzi ci vuole parlare della Birmania? Paese estremamente difficile, complesso, pericoloso… Perché? E chi sono i Karen?
La Birmania è un Paese pericoloso innanzitutto per chi ci abita. E non parlo tanto di quella parte di popolazione di etnia comunemente indicata come “birmana”. Parlo soprattutto dell’altra metà dei suoi abitanti, appartenenti a gruppi etnico-linguistici differenti dal maggioritario e desiderosi di ottenere una certa autonomia dal potere centrale. Sono veri e propri Popoli separati, che erano stati inglobati forzatamente dall’entità coloniale dominata dalla Gran Bretagna nel 19° secolo, e che, nella fase della decolonizzazione aspiravano alla loro legittima indipendenza. Tra questi i Karen, principale gruppo per numero e per importanza. Il trattato che avrebbe loro garantito la libertà venne ignorato dal governo postcoloniale birmano, il quale iniziò una campagna contro questo popolo antichissimo, giunto in quelle terre 2.700 anni fa. La reazione dei Karen portò ad una guerra che dura tutt’ora.
D – Per i contatti e gli aiuti come fare?
I contatti con “Popoli” avvengono attraverso e-mail all’indirizzo riportato sotto o partecipando alle iniziative che i nostri volontari realizzano in giro per l’Italia. Un grosso aiuto per noi è la destinazione del 5×1000, che può essere fatta indicando nella dichiarazione dei redditi il codice fiscale della nostra Comunità: 03119750234. Tengo a sottolineare che tutte le donazioni raccolte si trasformano in diretti aiuti ai nostri assistiti, e che nessun membro di “Popoli” riceve un compenso per il lavoro che svolge. Il nostro è puro volontariato.
D – Cinzia Minucci. Quando e perché si è recata in Birmania?
Il viaggio in Birmania è stato semplicemente questo: voler fare concretamente la conoscenza diretta e personale dei Karen, cui da circa un anno sono dedicate molte delle azioni e donazioni delle famiglie che frequentano “La Casa della Famiglia”, struttura sociale dedicata a madri, padri e figli che abbiano l’aspirazione di vivere e contribuire allo sviluppo di sane relazioni umane e sociali all’interno della comunità cittadina marinese e non solo. Struttura dove si fa sport, si fa festa, si fa solidarietà, appunto.
D – Comunità Solidarista Popoli… quando li ha conosciuti e come si rapporta con loro?
L’incontro con Popoli avvenuto lo scorso anno, nel corso di una cena di beneficenza, è stato per me un vero “colpo di fulmine”, ha impresso una svolta molto decisa alla mia attività politica, rivitalizzando motivazioni ideali che temevo di aver perso per sempre. Immagino che ciò sia stato frutto delle idee che in Popoli si fanno azione concreta, quotidiana, reale, azione che contemporaneamente forma e trasforma chi agisce, e lo fa sia all’interno della persona, che nei rapporti con gli altri.
D – Le sue impressioni di viaggio e sulla missione alla quale Lei ha partecipato?
Un’esperienza troppo breve ed incredibilmente intensa, di quelle che conserverò a lungo nel cuore, tale è l’unicità e la ricchezza di ciò che ho sperimentato. Il mio viaggio con Popoli, il mio rapido vissuto tra i Karen hanno una caratteristica indelebile: è la percezione forte, anzi fortissima di essermi sentita finalmente “a casa”, tra amici, con uno scopo comune e possibile. Talmente concreti e reali si percepivano i valori di fiducia, lealtà, condivisione, senso di unione, utilità l’uno per l’altro. Insomma tutto ciò che inspiegabilmente abbiamo esiliato dalle nostre vite di occidentali anestetizzati. Mi sento così grata alla Comunità Solidarista Popoli, che mi ha aiutato a superare i miei limiti, il mio attaccamento alle comodità e soprattutto a me stessa, non tanto e non solo per la faticosa camminata nella giungla quanto per l’incontro con chi vive e lotta quotidianamente per la sopravvivenza della sua gente, con scopo, fierezza, coraggio e determinazione. Può sembrare scontato, ma in realtà ciò non ha riscontro nel nostro quotidiano.
D – Difficoltà incontrate?
Faceva molto caldo (è la stagione delle piogge questa e l’umidità può arrivare al 90 per cento) ma questo caldo, appunto, andava poi diminuendo man mano che si saliva, fino a trasformarsi in freddo al calar del sole. Nella giungla il fango è il vero protagonista, i sentieri sono incredibilmente scivolosi con conseguenze addirittura letali. La vita dei soldati e dei civili è puro eroismo, le privazioni sono molto difficili da descrivere.
D – Come si vive in Thailandia?
In Thailandia perfino i thailandesi sono sottopagati. Non hanno quasi mai copertura sanitaria e lavorano fino a 12 ore al giorno. I Karen che vivono nei campo profughi dipendono dagli aiuti umanitari e dai propri familiari che riescono a lavorare nella zona di confine. Naturalmente sono trattati come schiavi. Lavorano per l’intero giorno e sono pagati una miseria e mangiano e dormono nello stesso posto di lavoro. La vita nel campo profughi è ai limiti di sopportazione. Manca qualsiasi servizio igienico, il sovraffollamento è evidente e gli alimenti per il sostentamento risultano assolutamente insufficienti.
D – A conclusione, un suo pensiero… un suo appello ai lettori…
Vorrei riuscire a trasmettere un concetto assai semplice a chi legge: nulla è più vicino a noi, al nostro desiderio di completezza ed autenticità della battaglia che i Karen combattono per la loro libertà, per il mantenimento della propria identità, per il perpetuarsi delle loro tradizioni. È questo che abbiamo in comune, di nobile, con gli altri uomini e donne degni di tale appellativo, è questa la vera “missione” per cui siamo al mondo, in questo caso le distanze sono puro pretesto e solo geografiche. Una ricchezza d’umanità, la loro, imprevista e sconosciuta. Un’espressione viva e vivace di una causa degna di essere sostenuta con generosità e slancio da ciascuno di noi.
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Comunità Solidarista Popoli – Onlus
Via Anfiteatro, 10 – 37121 Verona
Tel. +39. 339 6054684
www.comunitapopoli.org – e-mail: info@comunitapopoli.org
Per donazione su conto postale: c/c postale n° 27183326.
Per donazione tramite bonifico bancario: IBAN: IT19R0518811703000000057192
Destinazione cinque per mille a “Popoli” indicando il codice fiscale/ partita iva n° 03119750234.
Ogni donazione dà diritto a detrazione fiscale.
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