Ponte sullo Stretto. La commissione per la valutazione di impatto ambientale
LA COMMISSIONE PER LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE TRA LOTTIZZAZIONE, ILLEGITIMITA’ E INDIPENDENZA
Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha di recente nominato la Commissione di Valutazione di impatto ambientale VIA-VAS che è chiamata a valutare, tra l’altro, il progetto del ponte sullo Stretto di Messina.
In questo articolo viene presentata un’analisi dei curricola dei 65 membri della Commissione. L’analisi, svolta sulla base di una qualche esperienza dell’autore nel campo della valutazione, ha, per sua natura, carattere di soggettività e quindi potrà – e dovrà – essere fatta oggetto di ulteriori approfondimenti, confronti, confutazioni.
Nel complesso, la valutazione dei curricola ha condotto alla conclusione che, dei 65 membri della Commissione, soltanto 40 presentano le caratteristiche idonee a svolgere il compito della valutazione di impatto ambientale. Per i restanti 25, e cioè il 38,5 per cento della compagine, si pone il tema dell’appropriatezza della delibera di nomina del ministro Pichetto Fratin che, da un punto di vista finanziario, comporta per i cittadini un costo annuo stimato di 1 milione e 750 mila euro.
I curricola forniscono un indicatore della “qualità” dei commissari che si può valutare attraverso il livello di conoscenza della lingua inglese che nel mondo attuale rappresenta la lingua franca per chi si occupa di ricerca, innovazione, ambiente, infrastrutture. I professionisti interagiscono con i colleghi a livello internazionale con contatti diretti e spesso fisici e personali che richiedono la padronanza della lingua inglese. Dai curricola si apprende che soltanto 8 commissari hanno un’ottima conoscenza dell’inglese, 45 autovalutano la propria conoscenza come modesta, sufficiente o buona. I restanti 12, che evidentemente non considerando la lingua come parte integrante della propria professionalità, non hanno fornito alcuna informazione nel merito. In sostanza soltanto il 12,5 per cento degli esperti appare “cosmopolita” e quindi in grado di svolgere appieno la funzione assegnata, mentre il restante 87,5 per cento si caratterizza come “locale”, non necessariamente in grado di fornire una consulenza di elevato livello qualitativo.
Tutti i commissari con esperienza nel mondo dell’università, degli enti pubblici di ricerca (11 unità) sono risultati idonei a svolgere la funzione assegnata, mentre gli idonei che svolgono la libera professione o che operano nelle varie branche della pubblica amministrazione rappresentano poco più della metà del totale (53,7 per cento).
Per comodità di interpretazione, i commissari sono stati collocati in 6 categorie.
Gli ambientalisti Il gruppo di professionisti che dovrebbe essere il cuore della Commissione (geologi, forestali, biologi, agronomi, medici, farmacisti, scienziati naturali) è composto da 15 elementi (il 23,0 per cento del totale).
I tecnici dell’ambiente Il gruppo è costituito da 16 ingegneri e architetti con competenze legate ai temi dell’ambiente.
I tecnici civili Il restante gruppo di 13 ingegneri e architetti svolge attività nel campo edilizio (progettazione, esecuzione e direzione lavori, controlli sulla sicurezza, collaudi, riqualificazione di immobili, ecc.) senza competenze specifiche nel settore dell’ambiente. Da notare che non sono presenti ingegneri specializzati in grandi strutture come i ponti – la Commissione è chiamata ad esprimersi sulla valutazione del ponte sullo Stretto di Messina.
L’intendenza Il supporto istituzionale, organizzativo, giuridico, è fornito da 21 laureati di cui 16 in giurisprudenza e scienze politiche e 5 in economia e commercio. Tra i 21 membri dell’intendenza, soltanto 10 risultano idonei a dare un contributo positivo ai lavori della Commissione.
I principi del foro Ben 6 membri della Commissione (il 9,2 per cento del totale) risultano svolgere l’attività forense, di patrocinio dei loro assistiti, senza alcun riferimento alle questioni ambientali. Nel caso della VIA-VAS la presenza della potente “casta” degli avvocati è pari alla metà di quella nel parlamento nazionale (19,0 per cento del totale dei deputati e senatori).
Gli amichetti In un articolo apparso sul giornale La Repubblica il 23 dicembre 2024 sono stati indicati ben 10 membri della Commissione VIA-VAS (13,9 per cento del totale) legati o “nominati” dai partiti di governo (tre per ciascuno tra Fratelli d’Italia e Lega, e quattro per Forza Italia). Di questi 10, soltanto due risultano avere le competenze ritenute necessarie per far parte della Commissione.
Dalla analisi sopra riportata si possono fare alcune considerazioni.
La scelta dei membri della Commissione è stata quanto mai discutibile visto che più di un terzo dei membri non appare adeguato rispetto al compito affidato.
Il costo annuo dei membri “ridondanti” è di quasi due milioni di euro.
Il cuore della Commissione risulta composto dagli ambientalisti, i tecnici dell’ambiente, l’intendenza, mentre i tecnici civili, i principi del foro e gli amichetti verosimilmente non sono in grado di dare un significativo contributo alle deliberazioni della Commissione.
La lottizzazione dei partiti di governo che distribuiscono posti tecnici ha condotto alla nomina di politici ed ex politici non all’altezza della situazione (a Roma c’è un detto: “Armeno me vojo fa’ mpiccà da ‘n boja pratico”) e rischia di compromettere l’indipendenza della Commissione.
Un incarico di prestigio remunerato con 70 mila euro l’anno fa gola a molte persone, inclusi gli avvocati civilisti e penalisti che sono stati inseriti nella Commissione in base a incomprensibili motivazioni.
Al fine di garantire l’autorevolezza e l’indipendenza della Commissione, sarà necessario vigilare sulla conduzione dei lavori sia da parte del ministero che dei cittadini mediante gli strumenti istituzionali a tutela della garanzia del buon andamento e dell’imparzialità della pubblica amministrazione (art. 97 della Costituzione).
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Alcune notazioni di tipo formale e sostanziale.
Con l’esclusione della presidente della Commissione e di un altro commissario, i curricola non includono la dichiarazione sul mendacio, la falsità negli atti e l’uso di atti falsi puniti ai sensi del codice penale e delle leggi speciali. In questi casi l’analisi è inficiata dal fatto che le informazioni potrebbero essere non corrette e che non vi è la possibilità di verificarne la veridicità.
L’acquisizione dei dati presso il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica è stata lunga e laboriosa, evidenziando gravi inefficienze della Direzione generale valutazioni ambientali che con grande difficoltà e grande ritardo ha dato risposta alla legittima richiesta di accesso alla documentazione che non era stata resa disponibile sul sito del ministero.
Nel decreto ministeriale 208 dell’11.8.2022 è previsto che “I commissari sono scelti tra professori o ricercatori universitari, tra il personale degli enti di ricerca, del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente, dell’Istituto superiore di sanità, ovvero tra soggetti anche estranei alla pubblica amministrazione, provvisti del diploma di laurea, con adeguata esperienza professionale di almeno cinque anni, all’atto della nomina. I commissari sono nominati dal Ministro senza obbligo di procedura concorsuale e con determinazione motivata esclusivamente in ordine al possesso da parte dei prescelti dei necessari requisiti di comprovata professionalità e competenza nelle materie ambientali, economiche, giuridiche e di sanità pubblica, garantendo il rispetto del principio dell’equilibrio di genere”. Nel caso specifico si rileva che i candidati sono stati di fatto scelti “intuito personae” (leggasi: in piena autonomia fuori dalle regole) dal ministro in assenza della possibilità di verificare in maniera certificata la “bontà” di curricola che, essendo giuridicamente illegittimi, rendono invalido il procedimento di nomina, e che non è stato rispettato l’equilibrio di genere (le donne della Commissione sono 21 su un totale di 65 membri). Tuttavia la “qualità” del sesso femminile risulta più elevata di quello maschile: ben 16 donne su 21 (il 76,2 per cento) sono risultate idonee contro 24 maschi su 44 (il 54,5 per cento).
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