Pompei – Regolamento di concessione in uso delle aree archeologiche
In riferimento all’articolo pubblicato questo mattina dal quotidiano Il mattino dal titolo “Anfiteatro Party”, la direzione del Parco archeologico di Pompei intende chiarire la propria posizione, ma soprattutto condannare l’utilizzo improprio e strumentale di informazioni relative al Parco Archeologico al solo scopo di fare notizia.
Nello specifico svilire l’attività, curata dall’amministrazione con grande attenzione, di disciplina e regolamentazione di concessione in uso degli spazi delle aree archeologiche, da sempre previsto nel codice dei Beni Culturali, a mero “vademecum di affitto di pezzi di storia” , e’ irrispettoso, strumentale e contribuisce a creare un grave danno di immagine al sito!
Il Parco archeologico di Pompei ha pubblicato lo scorso venerdì un regolamento di concessione in uso degli spazi delle aree archeologiche di propria competenza. Nulla di nuovo a livello normativo, in quanto come sopra specificato e’ già tutto previsto dal Codice dei Beni culturali.
La novità per il Parco Archeologico e’ piuttosto quella di aver disciplinato in maniera chiara, diretta e trasparente, anche attraverso la pubblicazione sul sito web istituzionale (www.pompeiisites.org – amministrazione trasparente), quelle che sono le condizioni delle concessioni in uso delle aree archeologiche e l’esplicitazione di tutti i luoghi che, tenuto conto in primis delle imprescindibili esigenze di tutela e di rispetto del monumento, possono essere prese in considerazione.
Tutto ciò era prima molto poco chiaro al di fuori dell’amministrazione. In più oggi è previsto il controllo coordinato da parte di una commissione appositamente costituita (archeologi, architetti, legali), in grado di valutare i progetti proposti sotto tutti gli aspetti; anzitutto di compatibilità con il contesto archeologico e di tutela del monumento, ma anche legali, amministrativi e tecnici.
Il decreto di approvazione del regolamento nonché la costituzione di una commissione intendono appunto alzare il livello di controllo e valutazione sulla qualità e la fattibilità degli eventi proposti, e rendere ancora più restrittive le condizioni di approccio ai siti archeologici.
Non si comprende pertanto, perché dietro un attento lavoro di messa a regime delle attività di Pompei, si voglia sempre intravedere una bassa logica di commercio e bieco interesse a far cassa, senza far emergere la buona intenzione di aver compiuto dei passi avanti nella organizzazione di quanto prima avveniva in maniera meno coordinata e con tempi indefiniti.
UFFICIO STAMPA
Parco Archeologico di Pompei
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