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Pompei -Porta Stabia, la tomba monumentale di un personaggio pompeiano

Pompei -Porta Stabia, la tomba monumentale di un personaggio pompeiano
Luglio 26
15:08 2017

La lunga epigrafe di 4 metri su 7 righe, ne racconta le imprese aggiungendo nuovi importanti dati sulla storia degli ultimi decenni di Pompei

Come le tessere di un puzzle che ricongiunge pezzi di storia, così a Pompei continuano a riemergere elementi che risolvono rebus del passato.

Dalle attività di scavo connesse alla ristrutturazione degli edifici demaniali previsti dal Grande progetto Pompei, nell’area di San Paolino (nei pressi di Porta Stabia, uno degli accessi all’antica città), la scoperta di una tomba monumentale in marmo con la più lunga epigrafe funeraria finora ritrovata.
L’iscrizione lunga più di 4 metri con ben sette registri narrativi, pur non recando il nome del defunto, ne riporta in maniera dettagliata le tappe fondamentali della vita (acquisizione della toga virile, nozze) e la descrizione delle attività munifiche che accompagnarono tali eventi (banchetti pubblici, elargizioni liberali, organizzazione di giochi gladiatori e combattimenti con belve feroci.)
La tipologia del monumento e il contenuto dell’epigrafe avvalorano l’ipotesi che il monumento potesse essere completato dal famoso bassorilievo marmoreo (con scene di processione, combattimenti gladiatori e venationes), attualmente conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e di cui finora non se ne era individuato il contesto di provenienza.

Ritrovate nell’area anche le tracce ben leggibili del passaggio di una carovana al di sopra dello strato di oltre due metri di lapillo che copriva questa porzione della città antica, da porsi in relazione con il rinvenimento avvenuto precedentemente e poco lontano, di alcuni scheletri a una quota più alta rispetto ai piani di frequentazione romani.

Parco Archeologico di Pompei)
tpompei.ufficiostampa@beniculturali.it

Rebus dalla storia

L’epigrafe funeraria svela indizi importanti
sugli ultimi decenni di Pompei
La vera storia della rissa all’Anfiteatro del 59 d.C., con l’esilio dei magistrati
Ricomposto il contesto del bassorilievo con scene gladiatorie del MANN

La nuova tomba monumentale di Porta Stabia, realizzata poco prima dell’eruzione (motivo per cui si conserva in maniera eccezionale), rivela nuovi rilevanti dati sulla storia degli ultimi decenni di Pompei.
Si tratta di una iscrizione sepolcrale nella forma delle res gestae (ovvero recante la descrizione delle imprese realizzate in vita). Le iscrizioni sepolcrali, notoriamente, contengono il nome del defunto, possono o meno indicare l’età, la condizione sociale e la carriera o altre notizie biografiche. Per i magistrati la citazione delle attività svolte si riassume nel cursus honorum (la carriera pubblica); altri riferimenti sono piuttosto rari.
Nel nostro caso invece viene fatto l’elogio del defunto, cosa che a Pompei non ha confronti.
Sono ricordate azioni ed attività realizzate in occasione di momenti importanti della biografia del defunto: l’assunzione della toga virile e le nozze. Eventi celebrati con atti di munificenza: banchetto pubblico, elargizioni di danaro in argento; di monete ai magistrati delle associazioni, e soprattutto grandiosi giochi con combattimenti tra gladiatori e con bestie feroci. Pratica diffusa tra i possidenti per acquisire prestigio e promuovere la propria carriera politica. Non è un caso che, come l’iscrizione riporta, il defunto abbia poi rivestito la carica di duoviro.

Grazie alla citazione di eventi topici della vita del defunto apprendiamo dati importantissimi sulla storia pompeiana anche con riferimenti al famoso episodio narrato da Tacito, Ann. XIV, 17, avvenuto a Pompei nel 59 d.C., quando durante uno spettacolo gladiatorio scoppiò nell’anfiteatro una rissa che degenerò in uno scontro armato. L’evento richiamò l’attenzione dell’imperatore Nerone che da Roma incaricò il senato di indagare sul fatto. A seguito delle indagini dei consoli, come riporta Tacito, ai Pompeiani fu vietato di organizzare altre manifestazioni gladiatorie per 10 anni; le associazioni illegali furono sciolte; l’organizzatore dei giochi, l’ex senatore di Roma Livineio Regulo, e quanti avevano istigato il fatto furono esiliati. Fin qui il passo di Tacito che però non è esplicito sulla sorte dei duoviri, asserendo solo, in maniera generica, che tutti quelli coinvolti furono banditi.

Nella nostra iscrizione, che completa le informazioni di Tacito, si fa riferimento per la prima volta all’esilio che avrebbe colpito addirittura i due sommi magistrati in carica, ossia i duoviri della città.
L’iscrizione fornisce dunque dati inediti su un momento importante della storia politica e istituzionale di Pompei, restituendo lo scenario di un torbido intrigo solo adombrato da Tacito.

Altro dato straordinario, la scoperta ci permette di ricontestualizzare un pezzo importante finito al MANN alla metà del XIX secolo.

In considerazione di quanto resta e delle tracce visibili, oltre che delle ricerche di archivio tuttora in corso, è più che verosimile che la parte superiore della tomba, danneggiata dalla costruzione dell’edificio di San Paolino nell’Ottocento, fosse completata con un rilievo conservato al MANN. Se si valuta il ruolo che gli spettacoli gladatori e le venationes hanno nell’elogio, si può ipotizzare che fosse ivi collocato il noto rilievo con scene gladiatorie e di caccie con animali conservato al Mann. Il rilievo ha infatti dimensioni compatibili con il monumento, lungo com’è circa 4 m., e risponderebbe bene nel tema al ruolo del defunto di straordinario organizzatore di giochi. Del resto il rilievo, scoperto dal soprintendente Avellino negli anni ’40 del XIX secolo, fu rinvenuto fuori posto (per i danni subiti dal monumento evidentemente per la costruzione di san Paolino), proprio nell’area di porta Stabia.
Chi è, dunque, il defunto? L’iscrizione purtroppo è priva dell’elemento fondamentale, che ipotizziamo fosse collocato nella parte sommitale della tomba non più conservata. Data la tipologia del sepolcro, un quadrilatero dai lati concavi sormontato da un dado, infatti, poteva ben trovarsi su un blocco a parte, a caratteri più grandi.
Un indizio potrebbe essere fornito dall’ubicazione della tomba in prossimità di quella già scoperta di M. Alleius Minius, una più antica tomba a schola ubicata sullo stesso lato della nostra. Alla famiglia degli Alleii appartiene Cn. Alleius Nigidius Maius, uno dei personaggi più in vista dell’età neroniana-flavia. Nigidius è un esponente di quella nuova classe dirigente che si afferma in età neroniano-flavia, il quale risulta acclamato più volte a Pompei proprio come prodigo dispensatore di giochi, anzi si può dire sia stato il più noto tra gli impresari di spettacoli gladiatori della città. Il personaggio, un liberto, è l’esponente principale della classe dirigente degli ultimi decenni di vita della città, affermatosi – grazie all’estrema mobilità sociale di quegli anni – grazie all’adozione da parte della importante famiglia degli Alleii.
A lui apparteneva l’Insula Arriana Polliana (insula della casa di Pansa) di cui mette in affitto tabernae cum pergulis suis et cenacula equestria et domus, come riporta un’altra epigrafe a lui riferita (CIL IV 138).
Se l’identificazione col personaggio è corretta, abbiamo per la prima volta un titolo monumentale poiché la sua carriera era finora nota solo attraverso le iscrizioni dipinte sui muri.

Da studi del Prof. Massimo Osanna

 

PETROLIO, la ricerca continua
“IL PETROLIO NEL GOLFO ”
Prima Serata Rai 1 Venerdì 28 luglio ore 21.20

Petrolio torna nel luogo dove tutto è iniziato con una puntata speciale dedicata ad uno dei tesori più preziosi d’Italia e noti al mondo, Pompei.
Quattro anni fa le telecamere del programma di Rai 1 erano andate a indagare la bellezza e anche la fragilità del parco archeologico di Pompei, ferita da una serie di crolli che avevano provocato un allarme mondiale. Da allora molte cose sono cambiate. La corsa al salvataggio ha portato al “Grande Progetto Pompei” che sta cambiando il volto dell’antica città rivelando scenari inaspettati.
Un viaggio in un’area che, all’epoca dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C, era la più ricca dell’Impero Romano. Dalla Piscina Mirabilis di Miseno alla Baia sommersa, dalle ville vesuviane di Ercolano fino ai cunicoli del Teatro da dove sono partiti all’inizio del ‘700 gli scavi archeologici. Petrolio esplora gli angoli più nascosti e ancora inaccessibili allo sguardo dei visitatori, entra nei laboratori, nei cantieri e nei depositi più segreti per mostrare in esclusiva le scoperte e i risultati di queste nuove ricerche che stanno portando alla luce elementi di straordinario valore storico.

Petrolio nella sua seconda tappa di prima serata della stagione, venerdì 28 luglio su Rai 1, esplora con il passo dell’inviato speciale Duilio Giammaria uno dei luoghi più straordinariamente rappresentativi delle ricchezze e delle contraddizioni d’Italia.

Un viaggio nel Golfo di Napoli che è anche l’occasione per raccontare un territorio che resta un mondo a sé, senza eguali: una zona dalla vitalità inarrestabile che avvolge e trasforma i luoghi e i tanti tesori che ancora racchiude, dove le ricchezze e le fortune del nostro passato convivono con la realtà presente. In un rapporto simbiotico fatto di forti passioni e sconcertanti contraddizioni.

“Il Petrolio nel Golfo” è quello delle bellezze architettoniche delle ville del Miglio d’Oro, delle ricchezze archeologiche e paesaggistiche del Golfo Di Napoli, per la prima volta raccontate nel loro complesso: da Capo Miseno, porto della Flotta Romana a Baia, la Beverly Hills delle grandi ville romane ora sommerse dal mare, dai Campi Flegrei al Vesuvio, i luoghi in cui eruzioni e bradisismo hanno modellato il paesaggio e determinato la storia. Può il patrimonio artistico essere l’antidoto alla criminalità camorristica? Può la consapevolezza della ricchezza di cui si dispone diventare la salvezza contro degrado e all’abusivismo?

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