Politici: la memoria corta
Mi sono trovato coinvolto nell’attività politica sin dalla fine degli anni sessanta, per farmi da parte alla soglia del duemila. Nel tempo si sono sviluppate idee, confronti, appartenenze, movimenti. Sempre e tutto con rispetto delle diversità e in una dialettica che non travalicasse il rispetto dell’individuo e della società.
Nell’ultimo ventennio si è smarrito il rispetto sociale, e la dialettica si è sviluppata dal concetto di “avversario politico” a “nemico dell’Italia”. Qualcuno ha dichiarato la fine della prima repubblica, e l’avvento della seconda repubblica. Non pervenuta, salvo movimenti e nomi diversi.
Negli anni ottanta (ancor prima della famigerata seconda repubblica) si iniziava a considerare la modifica della Costituzione Italiana riguardo la seconda parte. Si sono aperte molte tavole rotonde, commissioni parlamentari ed esperti costituzionalisti, nulla di fatto. Se mancasse l’accordo o la volontà politica di perdere spazio, questo non è risaputo, ogni cittadino libero nella sua idea e non a rimorchio di partiti o movimenti, è in grado di valutare la storia del nostro paese.
Nel fallimento dei molti tentativi improvvisamente oggi tutti hanno una risoluzione politica della Costituzione e della crisi che ci attanaglia da ben otto anni.
Oggi ci avviamo ad esprimere un voto, tramite referendum, se accettare o rinviare la modifica della parte seconda della Costituzione. Molte sono le voci che si scontrano tra il “si” ed il “no”. Pochi sono coloro che spiegano agli italiani che cosa prevede questa modifica. Troppi cittadini sono trainati a rimorchio dai partiti, movimenti o personaggi a vario titolo. L’augurio è che ogni individuo, nel pieno della sua libertà, sia in grado di esprimere il proprio parere.
Le campane che si sentono suonare sono spesso contraddittorie, sia nei termini che nella storia che rappresentano. Una delle tante è: un Governo forte con un solo uomo al comando. Chi contesta ciò propone una “Repubblica Presidenziale” come in Francia, in U.S.A., come in Russia o come vorrebbe Erdogan in Turchia. Mi sembra che ci sia un po’ di confusione di chi sia “l’uomo solo al comando”.
Altre voci parlano di un Parlamento con poteri ridotti, sbaglio o lo stesso Berlusconi durante i suoi governi dichiarava il Parlamento “tempo perso” in discussioni inutili. Per non dire di un Senato che non avrà presenza di Sindaci ed amministratori regionali poiché impegnati altrove, non vedo nulla di strano, i nostri Senatori (ed anche i Parlamentari) sono campioni di assenteismo, le aule sempre vuote, salvo essere presenti tre volte al mese (o in caso di votazione) per avere a pieno lo stipendio.
Mi fa piacere vedere la Lega difendere la Costituzione, a parte la divisione dell’Italia ricordo molto di più il vilipendio alla Bandiera effettuato con i ridicoli fuochi o sotto i piedi, per non parlare dei fucili pronti all’indipendenza.
I referendum dovrebbero riguardare l’argomento in discussione, qualcuno lo ha impostato come fatto personale, salvo fare ammenda nei tempi successivi. C’è anche chi vuole scambiare il voto referendario con l’impegno di modificare altre leggi in fase di discussione o già approvate.
In questo caos tutti dicono qualcosa generalizzando le dichiarazioni, tali da confondere il cittadino sulla mancanza reale di una discussione di stampo costituzionale. Il referendum ha assunto più uno scontro politico di partiti, piuttosto che il riferimento dell’argomento costituzionale.
Ritengo e mi auguro che ogni cittadino si senta libero di votare ciò che ritiene opportuno per se e per il paese, facendo emergere il proprio pensiero e non direttive di . L’autodeterminazione sociale passa nelle libere scelte dei cittadini, non nella “chiamata alle armi” dei partiti, qualunque ne sia l’espressione.
Martini Gelsino
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