Politici ipocriti!
Non vi sono più termini per definire i nostri politici. Dobbiamo scavare nel passato per trovare una parola appropriata: feudatari.È luogo comune definire un evento o un periodo dicendo di aver toccato il fondo; giornalmente ci accorgiamo che questo fondo è estremamente mobile, verso il basso.
Incredibile, Berlusconi conferma la sua volontà di cambiamento: «Il 70% degli italiani è disgustato da questa politica, da questi partiti e da questi protagonisti, bisogna avere il coraggio di cambiare». Ha forse dimenticato che è lui il protagonista di questa politica da oltre venti anni? A proposito del contestato vitalizio: «Un trentenne eletto in Parlamento, dopo due mandati, cioè a quarant’anni, che cosa dovrebbe fare mentre aspetta di compiere i sessantacinque anni?» (ognuno tenga nella sua mente la risposta) «L’esodato di Stato?» Ed ancora: per questi ‘esodati’ propone una ‘indennità di reinserimento’. «Due anni di vitalizio anticipato mentre si cerca lavoro». Questa dichiarazione non appartiene ad un qualsiasi consigliere o parlamentare (loro lamentano solo che è difficile vivere con 6.000/10.000 euro al mese di vitalizio), bensì al sig. Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio, ex Ministro del Tesoro, ex Presidente Antitrust, ecc.. Va sottolineato che il politico in questione percepisce una pensione di oltre 31 mila euro lorde al mese, più incarichi vari (è consulente del Governo proprio per tagliare gli sprechi). Qui è difficile trovare il fondo. Gli esodati sono uno scandalo tutto italiano. Non hanno mai percepito stipendi oltre i 15.000 euro al mese, sono stati presenti sul posto di lavoro (quando risultavano attivi), non certo come i nostri parlamentari super assenti cronici. Basterebbe decurtare ai politici lo stipendio per ogni assenza (non solo per la presenza nei giorni di votazione), potremmo risanare la finanza pubblica.
I politici nostrani hanno poco interesse verso l’economia nazionale, se non quello di spremere più del dovuto. Solo i proclami li accomunano e sistematicamente ad ogni tornata elettorale si sente parlare di ‘election day’. In molte nazioni è la normalità (USA, Svizzera) in altre una situazione plausibile. Per i nostri politici diventa una convenienza di parte. Oggi il segretario del PDL, con l’ausilio di UDC e Lega, le invoca nel nome del risparmio economico. Hanno dimenticato che nelle ultime elezioni del 2011 si sono opposti al cumulo elezioni politiche (15-16 maggio) e referendum (12-13 giugno), chiamando gli italiani a due consultazioni separate per pura convenienza, con uno spreco di 400 milioni di euro, disinteressandosi dei costi a carico delle nostre tasche? I cittadini auspicano, se e quando necessitano, le election day anche in un solo giorno (altro segno di risparmio) considerando che siamo in grado di distinguere le schede.
In un Parlamento con oltre cento inquisiti finalmente si emana una legge, riguarda i condomini. Il paradosso è che per essere amministratore di condomini bisogna avere come requisito il godimento dei diritti civili, ovvero essere incensurati e non avere condanne contro la pubblica amministrazione. Chiaramente questo non è necessario per essere eletto in Parlamento, dove si può andare con condanne che non superano i due anni, risultare indagati o avere giudizi arrivati alla prescrizione. Sono sempre gli stessi che decidono il blocco degli aumenti di pensione oltre i mille euro. La senatrice PD Pignedoli aveva proposto un emendamento per ridurre gli stipendi dei parlamentari italiani portandoli a standard europei, e investire nell’occupazione giovanile i risparmi così ottenuti, ma è stato bocciato in Commissione Industria del Senato. Chi avrebbe scommesso su un risultato diverso del voto? La spending review rimane tutta nostra, non di certo degli onorevoli e delle loro ‘onorevoli’ spettanze!
È in atto il gioco delle primarie, alcune serie e altre non si sa. Sicuramente, con un ordinamento amministrativo diverso, il valore sarebbe molto più elevato, ma in un ordine parlamentare bicamerale è difficile capire la scelta del candidato premier quando ancora non si conoscono le regole elettive. Considerato lo sforzo organizzativo, non sarebbe meglio coinvolgere la propria area per la scelta dei parlamentari in rappresentanza del territorio oltre al premier? Forse si eviterebbero tanti Scilipoti e nomine di correnti e segreterie. C’è un problema di fondo nella nostra istituzione, non vi sono regole che pongano paletti nei palazzi, dal periodo di presenza al tetto massimo di retribuzione o alla presenza (continua) in aula. Chi formula le regole, variabili secondo la maggioranza, sono gli stessi beneficiari che ne decretano modalità e attuazione.
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