Politica in pillole – novembre 2012
Massacro 1. Tre teppisti che massacrano un camionista, che si era fermato a soccorrerli, per rubargli il camion col quale scorazzano fino a che non vanno fuori strada. Un ragazzo che massacra a coltellate (l’ultimo di una lunga serie) la ex fidanzata e sua sorella. In attesa del percorso lungo di una crescita cultural-educativa sembra indispensabile non cedere al ‘buonismo psico-social-tribal- comprensivo’ e rafforzare pene ed effettiva espiazione delle stesse. Il rischio enorme è l’implosione dello Stato di giustizia e l’esplosione della giustizia fai da te secondo faida o taglione.
Massacro 2. Non c’è stato spargimento di sangue, ma la vicenda del bambino strappato con impensabile violenza, a e davanti a tutta una comunità, è un vero massacro. Della persona-bambino in primo luogo, e poi delle stesse istituzioni (Tribunale, Assistenti sociali, Polizia…) che si sono prese a coltellate ripetutamente. Una storia incredibile e bruttissima in un Paese culla del diritto che tutela perfino il possesso di fatto delle cose (possideo quia possideo) ma non è capace di rispettare sensibilità e affetti trattandoli in maniera almeno accorta e civile, pur in presenza di una sentenza da applicare.
Massacro 3. Il ciclista Lance Armstrong, vincitore tra l’altro di sette giri di Francia consecutivi, è stato radiato per doping e tutte le vittorie revocate. Anche questo caso è l’ultimo anello di un massacro: dello sport e della sua funzione, della credibilità dei campioni, della sopravvivenza dei sogni; e non è poco.
Pappagalli. Spesso i politici sono come le case automobilistiche: queste copiano i modelli, quelli le battute. Da ultimo è tutto un fiorire di simul stabunt … simul cadent. Pazienza, è un piccolo difettuccio; che bello se non ci fossero gli altri!
Svegliarsi. Ora il direttore Alessandro Sallusti, condannato alla reclusione per diffamazione per la nota vicenda, reclama molto e scuote l’opinione pubblica e il Parlamento, forse con qualche ragione. Però ci piacerebbe sapere perché sonnecchiava quando permetteva a Dreyfus (pseudonimo di Renato Farina, giornalista in quel momento radiato dall’Ordine) di scrivere falsità sul giornale da lui (il Sallusti) diretto.
Sprinter. Renato Farina, vistosi scoperto (da Vittorio Feltri) ci ha messo un attimo a confessare e ad “assumersi le sue responsabilità”. Peccato che siano passati anni (il reato è prescritto nei suoi confronti) e attualmente sia un parlamentare che gode delle note garanzie.
Prefetti. Signore e signori, attenti.
Colonie. Vendetta, tragica vendetta. Ovvero, colonizzazione di ritorno. Il colonnello Gheddafi ci aveva fatto conoscere le sue Amazzoni riempiendo Roma di cortei, tende e cavalli. Adesso spuntano le Amazzoni azzurre che spezzano le loro lance per il prode Berlusconi. Viva la continuità: di amazzoni e ceroni.
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