Politica e politicanti
Chi, come me, ha vissuto gli anni ‘60/’80 in politica, ha memoria degli scontri sociali tra destra e sinistra, ed il confronto serrato PCI – DC. Gli scontri sociali si sono lastricati di lutti e sopraffazioni estremistiche. Le cosiddette forze “costituzionali” si confrontavano con leggi, referendum e manifestazioni, sempre con rispetto e con un obiettivo, proiettare la nazione Italia verso il futuro, anche con visioni contrarie e contrastanti. Pur radicati in diversi settori della società, con le lotte di classe si affrontavano con azioni di crescita, mai d’isolamento o prepotenza delle parti. Tutti sapevano di avere necessità gli uni degli altri. La diversità, se pur complessa, si confrontava in Parlamento come nelle piazze, senza criminalizzare l’avversario politico. Travolta da 40 anni di mono Governo, senza alternanza, con ripetuti scandali e monopoli politici, la Repubblica del dopo guerra implode su se stessa.
Le vicende politiche attuali si confrontano in un campo con indirizzo bipolare (solo teorico, considerato il frazionamento delle organizzazioni dei partiti), tale da realizzare un confronto che possa agevolare l’alternanza al Governo.
Queste le intenzioni. Di fatto, lo scontro da “sociale” è diventato di “classe” e lo sviluppo della nazione è relegato alla crescita individuale d’alcuni settori o monopoli industriali privati politicizzati. Lo scontro d’interessi è notevole ed i conflitti sociali si sono arricchiti di vassalli. Non è più sulle idee che ci si confronta, o sulle necessità sociali, la politica si è personalizzata relegandola agli interessi di classe o individuali da difendere.
Chi amministra il potere sembra continuamente impegnato a trovare dei meccanismi che garantiscano la continuità della propria azione, a discapito anche d’interessi sociali più ampi. La legge elettorale è un primo esempio di come si può ingabbiare un bipolarismo con interessi di partito. Nessuno al Senato avrebbe ottenuto una maggioranza tale da non essere ostaggio di piccole o grandi formazioni di partito. Gli stessi promotori della legge oggi recriminano una mancanza di una solida maggioranza al Senato. In ogni caso, in un confronto bipolare suddiviso in frazioni, un’esigua differenza di seggi avrebbe messo in difficoltà qualsiasi maggioranza politica, rendendola ostaggio anche della più piccola organizzazione di partito. Unica condizione di governo non è la maggioranza, bensì almeno il 60% dei voti.
Le contrarietà politiche si susseguono in una dialettica di recriminazioni e delegittimazioni, si affidano ai media, senza confronto parlamentare o proposte politiche, tali da avviare un confronto sociale e politico a tutti i livelli. Oggi tutto è spettacolo, dai confronti televisivi e dichiarazioni ad effetto, sempre cercando di ridicolizzare o criminalizzare la persona o l’organizzazione destinataria del messaggio. I “talk show” sono ricchi di parlamentari e portavoce, privi d’espressione politica o idee sociali. Un semplice spettacolo dell’apparire per avere un posto in “prima fila”.
Nel parlamento troviamo un centro destra ostaggio di primi attori, con una regia ossessionata dal culto della persona e della “libertà individuale”. Girando pagina, il centro sinistra si ritrova in beghe di partito ideologicamente legate, miopi di un accordo politico che vanno oltre il proprio orto. Una condizione di stallo, che impedisce alla nazione di tenere il passo con l’Europa, di quei paesi dove sviluppo e società sono un unico elemento di raccordo. Non migliora la posizione internazionale, dove si trova una coalizione ostaggio degli U.S.A. (o, per chiarezza, di Bush) che ancora non si è accorta che tutti, inglesi e senato U.S.A., vanno via e condannano la guerra in Iraq, e che il 60% di cittadini U.S.A. sono anti – U.S.A., poiché contrari alla guerra ed alle basi statunitensi nel mondo (portate i ragazzi a casa). Qualcuno non si è accorto che negli ultimi 20 anni il mondo è cambiato, e per quanto tutte le ideologie vanno rispettate, la politica condivide accordi e compromessi tra soggetti diversi ma con obiettivi comuni. La nazione Italia viaggia a rilento, le corporazioni difendono i propri interessi, i poteri sociali forti s’impongono con scioperi o arrocchi a difese dei privilegi acquisiti, i burocrati tengono saldo il modo di “essere sociale”, politici e partiti difendono uno status acquisito di benessere e potere decisionale.
Una società non cresce se è di sinistra o di destra, cresce nella diversità in uno spirito di collaborazione.
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