“Poeti”, di Toni D’Angelo
In distribuzione attraverso i circuiti indipendenti nonché approdato a Venezia nel settembre scorso, ecco un film coraggioso, dal titolo e conseguente tema poco ammiccante ad ulteriori nicchie di mercato. Buona fotografia, capacità di ripresa e sintesi da parte del giovane regista, sebbene il montaggio non demarchi necessariamente la linea documentaristica pretesa. Forse un eccessivo rievocare i morti caratterizza il tutto, in una complessiva assenza di pubblico per una poesia capitolina contemporanea piuttosto impaludata, tanto più nella pretesa di convogliare un filo conduttore parallelo attraverso il Festival poetico di Castel Porziano. Inserti d’interventi critici perlopiù veicolati all’evento, a quel fu, nella pressoché sostanziale assenza dei sopravvissuti più concretamente radicati in quel contesto culturale. Alquanto retorico il finale, traslato in un magma del tempo che ingoia secoli e personaggi. Probabilmente è l’inconsapevole assurgere a faro in disuso della poesia, o meglio di quel che ne resta, a renderlo asettico nel suo voler contenere memorie e presente attraverso due presunti epigoni angeli e, di conseguenza, a farlo risultare meno incisivo nel restituire galvanizzante vitalità alla scena poetica. L’auspicio, in ogni caso, è che ci sia spazio e condizione per canalizzare attenzione sul tema e rendere più osmotiche opportunità alle vastità tanto del pubblico quanto della poesia. Questa, a mio parere, è una prima ragione che dovrebbe spingerci a vedere e diffondere questo film, perché, indipendentemente dagli esiti, è un film coraggioso, capace di parlare laddove abbiamo rimosso il verbo, a partire da evocative immagini, di una Roma quotidiana e nondimeno estasiante: immagini di poesia.
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