Poesie di Aksana Danilčyk
***
In un certo punto del movimento
lungo il percorso lineare dell’essere
noto nei miei gesti
una sorta di distacco
dal mondo circostante,
noto che sto iniziando
a pensare a me stessa al passato –
senza luogo, senza azione, senza emozione.
Succede poi,
quando sembra così incredibile
la freschezza del mattino,
e la pioggia alla quale non importa
dove e quando finirà la tua vita
dove e quando te ne accorgerai
che stai guardando il mondo
da un’altra dimensione,
e gli sguardi di altre persone ti penetrano
diretti verso gli occhi altrui.
Gli oggetti perdono la densità
e diventano assolutamente inponderabili.
Chi sono quei pellegrini
che non lasciano le orme sulla strada?
***
Almeno una parola,
che almeno una parola
Cada come una goccia dal tetto
e nella sua lenta caduta
si posi sulle mie labbra
Quanta inquietudine nell’aria
puoi bussare, puoi chiedere
‒ e non so nemmeno come ‒
tutto è inutile tutto è definitivo
Ed eccomi qui
che batto con il tacco sul ghiaccio sottile
sul sottile ghiaccio d‘autunno
rompendolo per liberare l’acqua,
ma in realtà è la mia mancata libertà
a cercare una via d’uscita.
Come un bambino
che negli stivali nuovi
cerca di impantanarsi da qualche parte
preferibilmente fino al ginocchio
come se si potesse star meglio
Anche se sono vicina
anche se sono inevitabilmente vicina
sono lontana lo stesso
Infine
dico “è lo stesso”
e m’incammino
verso gli occhi degli uccelli di ferro
che risplendono di una lucentezza metallica,
lasciando dietro
i rami ghiacciati,
illuminati
dai raggi autunnali.
***
Tutti i poeti inventano la vita
non sono un’eccezione.
Ma una volta,
in una chiesa piena di gente
sulla terra altrui – o forse una volta mia
– Dio, dammi la pace,
che – purtroppo! –
è impossibile inventare,
il prete cantava alla chitarra
in una lingua straniera
in cui ho capito solo la parola “Gesù”.
I canti perforavano il soffitto
e andavano nell’universo
e ho sentito come Dio
mi accarezza i capelli.
C’è così tanta bellezza nel mondo
inaspettata come un saluto
delle bambine sconosciute,
una bellezza rovesciata
nell’acqua limpida del lago,
nei segni sulla nostra strada,
nei nostri desideri
non avverati
e impietriti
in statue antiche.
Tutti i poeti inventano la vita
non sono un’eccezione,
ma la verità è che Dio
di tanto in tanto ci accarezza
sui capelli.
Traduzione dal bielorusso in italiano di Marco Ferrentino
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