Plastica mia!
L’obbligo di pagare ogni sacchetto di plastica ha scatenato solo dibattiti inutili, derivati dalla ‘cultura del sospetto’, sulle fortune di chi avrebbe incassato tanti soldi in capo ad un commercio simile (come se il sacchetto di plastica non lo pagasse già da sempre il consumatore finale con i propri acquisti). Si sente parlare da mesi (anni?) di micro particelle del maledetto materiale (maledetto l’uso sconsiderato che se ne fa), nei pesci, nell’acqua delle bottiglie e in ogni recesso della catena alimentare ma questo non importa….Oltre vent’anni fa si misero tasse sui sacchetti sperando che il cittadino avrebbe cominciato a portarsi la borsa da casa, che il mater-b, ottima soluzione ecologica recuperabile in natura, prendesse piede, invece gli unici commenti, anche da parte di persone ritenute un tempo intelligenti è che è poco resistente (certo non resta integro, oltre che per il tempo d’una spesa pesante nel quale al 99% non si bucherà, anche per altri 10-20 anni in natura come la borsa di plastica, per fortuna!). In Italia non ha retto, da solo, un partito vero dell’ambiente, e nemmeno uno trasversale perché le risorse umane ed economiche sono state subito ‘ridistratte’ da problemi più importanti (di cosa?). L’ecologia dialogica prevede che non ci si appesantisca con discorsi troppo difficili, parole molto pesanti sull’argomento ricalcherebbero solo le logiche becere di chi fa finta che in un bicchiere possa andarci tutta l’acqua del mare e in un mondo finito ogni infinita schifezza. Ma nessuno dirà basta agli sprechi se non saremo noi a farlo, e che anche un atteggiamento ecologista fa girare l’economia non meno di uno distruttivo delle risorse. Domani uscirà il sole…. (Serena Grizi)
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