Più vivo che mai – 21
Da questo mese cambia l’impostazione di quest’angolo culturale; si tenterà di spiegare l’etimologia di alcune parole di uso comune.
Abbacchio: nel Lazio, è il figlio della pecora ancora lattante o appena svezzato: a) dal diminutivo di ovis (pecora) ovacula nel tempo divenuto abecula; b) da ab o adbaculum (presso un bastone), gli agnellini venivano legati ad un bastone perché non si facessero male fra loro o affinchè mangiassero solo l’erbetta fresca e tenera attorno al palo; c) agnello destinato alla macellazione con l’uso del bacchio (baculus bastone). Cupola: volta a base circolare,ellittica o poligona eretta su unico muro, archi o pilastri: da cupa (botte) poi col diminutivo cupula (tazza) poiché tale costruzione richiama, appunto, la forma di una botte o tazza rovesciata.
Bigoncio: vaso di legno, composto di doghe, senza coperchio e senza manici, per i vari usi della vendemmia: da bis (due volte) congius (congio, misura romana per i liquidi corrispondente a sei sextarii (tre litri ed un quarto), i primi bigonci contenevano circa sette litri.
Rivale: che appartiene o vive sul rivo rivus (ruscello); il significato nel tempo si è modificato perchè, a causa dello sfruttamento delle acque, tra i “rivali” sorsero contese e litigi procurando modificazioni al significato della parola.
Salario: pagamento per una prestazione da salarium (da sal sale) poiché sia i magistrati che i soldati ricevevano come ricompensa grano, olio e particolarmente sale che era quasi prezioso. La ricompensa col tempo è stata in denaro ma il nome è rimasto.
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