Piovono bombe
Frascati 8 settembre 1943 ore 11.45
Caro diario, anche oggi siamo scese al rifugio.
Non mi piace lasciare le mie cose, non mi piace scendere quaggiù. Mamma dice che non è sicuro in casa, qualche mese fa la nonna è morta sotto le bombe, nel suo piccolo appartamento in piazza delle Scuole Pie. A me non fa paura la morte, mi uccide più questo vivere, questa vita che non è vita! Odio il rumore delle sirene che lanciano un disperato grido di dolore prima di ogni incursione, odio il fumo soffocante delle macerie dei palazzi venuti giù, odio il ronzio degli aerei che volano sulle nostre teste come tanti insetti giganti, e odio i rifugi pieni di topi, sporcizia, umido e puzzo di uomini impauriti. Vorrei vivere la mia vita di tredicenne come ogni bambina al mondo; vorrei viaggiare, uscire dal mio piccolo paese per vedere il mare, mi hanno detto che è bellissimo sotto il sole estivo che riflette sulla superficie appena increspata e vorrei vedere le montagne, quelle del nord, che svettano fino a toccare il cielo.
Vorrei passeggiare sotto la luna e vorrei innamorarmi. Conoscere l’amore, guardarlo negli occhi, sentirne l’odore e soffrire fino a farmi scoppiare il cuore. Invece sono qui, in questo maledetto buco puzzolente, pieno di ragnatele e di gente che trema ad ogni esplosione. Io non ho paura delle bombe e non mi spaventano le mura dei palazzi che vengono giù, sono i morti che mi terrorizzano. I loro occhi spaventati, la bocca che sorride e l’espressione stupìta che gli resta sul volto. Oggi otto settembre è il mio compleanno, ho già tredici anni e non ho conosciuto altro che guerra. Avrei voluto restare in casa almeno stamattina, nella mia stanza a giocare con le amiche, che sicuramente mi avrebbero portato un piccolo regalo. Non mi aspetto grandi cose, la guerra ha reso tutti poveri ma, almeno una bambola di pezza o un bel nastro di raso rosa per legare i miei capelli lunghi, o un cerchio di legno da far girare nelle strade, in mezzo ai vicoli stretti fra i palazzi intorno a piazza San Rocco. Invece le mie amiche non verranno, piovono bombe, anche oggi. Mamma voleva cuocermi una torta, aveva trovato delle uova nel pollaio; quelle povere galline spennacchiate, non ne facevano più da un bel po’, per la paura, dice. A sorpresa stamattina ce n’erano due nella paglia, sarebbe venuta una torta buonissima con la farina integrale e lo zucchero di canna, una torta con le uova fresche per il mio compleanno, invece resterà a bruciare nel forno… L’avevo aiutata a impastare la farina con il cucchiaio di legno, nella ciotola di ceramica, quella grande, l’unica rimasta sana nella credenza, le altre sono andate in cocci nei bombardamenti insieme a buona parte della nostra casa; soltanto la mia camera è ancora intatta, come se nel mio piccolo mondo la guerra non vi fosse ancora entrata. Ora sono qui nel rifugio, senza la mia torta, senza le candeline, senza un vero compleanno. Piovevano bombe quando siamo fuggite stamattina, piovevano bombe prima ancora che fischiassero quelle maledette sirene degli allarmi. Allora siamo scese nel rifugio vicino alla stazione; papà è rimasto in casa, doveva sistemare delle cose. Qui c’è tanta gente, c’è anche Alfredo, il figlio del maestro della scuola elementare. Sono sicura di piacergli un pò, mi guarda sempre le gambe, l’unico pezzo nudo fra i calzini e la gonna, quando ci incontriamo lungo i corridoi di scuola e poi arrossisce. Forse piace anche a me e forse da grande lo sposerò… Sempre che riesca a diventare grande.
Mentro scrivo lo guardo di lontano, è biondo e dietro gli occhiali, ha degli occhi che sembrano due pozzanghere che riflettono il cielo sotto il sole dopo un temporale. Magari ho trovato l’amore e chissà, alla fine di questa maledetta guerra, riusciremo a vivere e a sorridere nel giorno dei nostri compleanni. Sono le dodici di questo otto settembre e sul rifugio piovono bombe. Io non ho paura del rumore, è il vento che mi spaventa, il vento dopo ogni esplosione. E’ un vento caldo che ti strappa gli abiti di dosso e che non ti fa respirare. Ne è appena esplosa una sopra le nostre teste, è potente, più forte delle altre, più vicina, sento già il vento che stà arrivando… è spaventoso e caldo come l’alito di un drago.
Oggi otto settembre 1943 nel giorno del mio ultimo compleanno, piovono bombe dal cielo…
Non ho ricevuto regali, soltanto il vento, quel vento caldo che ha soffiato sulla mia vita e ha sciolto i miei lunghi capelli.
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