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Piero Angela, una vita a fianco della scienza

Piero Angela, una vita a fianco della scienza
Marzo 11
17:28 2013

Ottantaquattro anni compiuti nel dicembre scorso, sessanta anni di giornalismo di cui quarantacinque trascorsi come divulgatore scientifico: una vita a fianco della scienza. Così Piero Angela si è presentato (ma ovviamente non era necessaria nessuna presentazione) al pubblico, certamente non generalista come quello delle sue trasmissioni televisive, accorso numeroso alla sua conferenza Scienza e Società, tenuta il 22 febbraio nell’Auditorium dell’Accademia Nazionale dei Lincei, a Roma. Uno di quei preziosi incontri con personaggi di grande rinomanza, organizzati periodicamente dalla nostra più alta istituzione culturale.

Ricordo in particolare quelli particolarmente entusiasmanti con Umberto Eco e Umberto Veronesi. Sono incontri che lasciano un segno sia a livello umano emozionale sia a livello culturale, di grande valore educativo soprattutto per i giovani, offrendo testimonianze vive e stimolanti di protagonisti di primo piano del nostro tempo. «È importante rivalutare la scienza, la scienza come formazione, come educazione della persona, del futuro cittadino. Piero Angela ci riesce. Ci piace ascoltarlo, è anche divertente. Ludendo docere: se non partecipa oltre che il cervello razionale anche il cervello emotivo è impossibile imparare. Lui riesce, nel linguaggio, a combinare queste due parti del cervello». Così introduce la conferenza il presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei prof. Lamberto Maffei. «La scienza è come un virus, una volta entrato dentro di te non ti lascia più», così Piero Angela giustifica il suo straordinario amore verso la scienza che lo ha portato a scandagliare praticamente tutti i suoi campi, inclusi l’archeologia, la storia e le arti grafiche, rivestendo il ruolo di «traduttore dall’italiano all’italiano», come lui stesso ama definirsi: da una parte gli scienziati con le loro scoperte e il loro linguaggio tecnico, dall’altra il grande pubblico, con il suo linguaggio comune, composto anche da figure professionali tuttavia estranee per competenze ai temi scientifici che Piero propone come messaggio culturale. Fra i due c’è lui. il divulgatore scientifico, che deve presentare al grande pubblico con il suo linguaggio comune le idee e le scoperte degli scienziati. L’importanza della scienza e della tecnologia – mutuamente madre e figlia l’una dell’altra – nella società contemporanea è enorme. L’impatto sulla struttura stessa della società, sul modo di vivere, sulla vita dell’intera popolazione che scienza e tecnica hanno avuto a cominciare dall’inizio del secolo scorso è stato tale da produrre effetti non riscontrabili in millenni di storia umana. Noi, ormai abituati a beneficiarne come qualcosa di “dovuto”, spesso ce ne dimentichiamo o non ce ne rendiamo conto. L’allungamento e la qualità della vita, l’istruzione per una larghissima fascia della popolazione e la possibilità di vivere con numerosissime professioni o attività un tempo impossibili anche soltanto da pensare, sono sicuramente gli effetti che più caratterizzano la nostra epoca tecnologica rispetto al passato. Un passato molto prossimo: fino al 1929 circa il 66% della popolazione italiana era praticamente analfabeta. Da indagini sui registri matrimoniali, risulta che il 68% dei giovani sposi e l’80% delle spose nel 1870 firmavano con la crocetta l’atto di matrimonio. In 150 anni dall’unità d’Italia – ma considerazioni analoghe valgono anche per altri Paesi – i mutamenti sociali sono stati enormi, e ciò grazie all’ingresso della scienza e della tecnologia nella nostra civiltà. Fino a 150 anni fa il 66% della popolazione italiana lavorava nei campi, moltissimi bambini andavano a lavorare senza avere la possibilità di un’istruzione, la mortalità infantile era altissima. Oggi in Italia circa il 4% della popolazione è dedita all’agricoltura e negli USA addirittura l’1% soltanto. Quindi assistiamo a una fortissima riduzione nell’impiego della mano d’opera dovuta all’ingresso delle macchine, con un aumento tuttavia della produttività e della qualità. Un fenomeno analogo si verifica nell’industria: più un paese è industrializzato meno addetti ha nell’industria, in conseguenza dell’automazione. In Italia, per esempio, ci sono più lavoratori nell’industria che in Svezia o in Norvegia, pur essendo meno industrializzata di quei Paesi. La scienza e la tecnica hanno mutato radicalmente la struttura della società, permettendo sempre più all’uomo di dedicare periodi lunghi della propria esistenza all’acquisizione di conoscenza, senza avere la preoccupazione del lavoro per sostentarsi.
In un passato anche non troppo remoto, sarebbe stato impensabile avere, come noi oggi in Italia, circa dieci milioni di persone, fra studenti e docenti, impegnate nel mondo dell’istruzione, dalle scuole materne fino all’università, cioè una parte enorme della popolazione che, a differenza di quanto si era costretti nel passato, può vivere senza impegnarsi in duri lavori manuali. Ciò è stato reso possibile dagli effetti indiretti dell’ingresso della tecno-scienza nel tessuto organizzativo della società contemporanea. Tuttavia, la crescita esponenziale dei mutamenti sociali introdotti dalla civiltà tecnologica ci pone seri problemi di adattamento e di gestione di situazioni sempre nuove. La nostra cultura, infatti, non è preparata ad affrontare i rapidi cambiamenti conseguenti all’impatto della scienza e della tecnologia sulla società attuale. Uno dei motivi è proprio la mancanza di una cultura scientifica. «Gli intellettuali italiani sanno poco o nulla di scienza» si rammarica Angela. «A me questo stupisce molto perché ogni persona curiosa, intelligente e colta dovrebbe essere straordinariamente attratta dalla scienza, sia per il suo metodo sia perché in fondo la scienza oggi cerca di rispondere alle antiche domande dei filosofi: da dove veniamo? Astrofisica; come si è sviluppata la vita? Biochimica; come è nato l’uomo? Paleontologia umana; cosa c’è dentro la materia? Fisica; perché siamo diversi? Genetica delle popolazioni; cosa c’è dentro l’atomo? Fisica delle particelle; cos’è il tempo, cos’è lo spazio? Relatività. La scienza è un tutt’uno, un unico tessuto, un mosaico, le cui tessere contribuiscono a chiarire il paesaggio. Quello che più mi ha colpito sempre e fatto innamorare della scienza è il suo metodo, che purtroppo a scuola non si insegna, perché si insegnano le scienze, ma non la scienza. Il suo metodo è un po’ come un setaccio che elimina quello che è fuori del seminato permettendo una accelerazione straordinaria delle conoscenze costruendo così con mattoni solidi un corpo sempre più esteso». Gli sforzi di Piero Angela in tanti anni di divulgazione scientifica hanno reso magnificamente onore a questo ideale di unità culturale, contribuendo fattivamente ad abbattere le barriere fra i vari saperi almeno nell’ambito della scienza – intesa in senso lato come conoscenza – presentando a livello divulgativo una unità di visione della conoscenza da pochi perseguita nel nostro Paese, sia con innumerevoli programmi televisivi (Il futuro nello spazio, Destinazione Uomo, Da zero a tre anni, Dove va il mondo?, Nel buio degli anni luce, Indagine sulla parapsicologia, Nel cosmo alla ricerca della vita, e con il figlio Alberto La Macchina meravigliosa, Il pianeta dei dinosauri, Viaggio nel cosmo, le numerose e notissime serie di Quark e di Superquark) sia con ben 35 libri di contenuto differente l’uno dall’altro e tradotti in varie lingue, nonché dal 2001 con il mensile di divulgazione scientifica «Quark».

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