“Pier Paolo Pasolini Tutto è santo. Il corpo veggente”, a Palazzo Barberini
1922-2022 100 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini
Roma– C’è la possibilità, e noi la vediamo così, che sia stata studiata la luce di questa mostra in tre capitoli per i 100 anni dalla nascita di Pasolini, ambientata tra Palazzo delle Esposizioni, Gallerie Nazionali di Arte Antica Palazzo Barberini e Museo MAXXI. Lasciati alle spalle i raggi del mezzogiorno, diffusi ampiamente dai saloni del Palazzo delle Esposizioni per la prima parte dell’esibizione Il corpo poetico, in una Roma dove si sta tutto l’anno all’aria aperta, le pareti di un alzavola/petrolio, accolgono Il corpo veggente: gli anni del cinema pasoliniano tra sperimentazioni, cultura pop la quale mescola arte antica, libri, cinepresa, fotografia, fino a condurre all’esposizione del corpo/mente che ‘vede attraverso’ le cose ed è capace di trarre conclusioni da intuizioni artistiche avvenute ‘attraverso’ i secoli (e descriverne altre, nuove) e del ‘corpo guardato’ narcisistico: quel Pasolini, infine, nudo, nelle foto di Dino Pedriali (1950-2021)presso le stanze della Torre di Chia. Il cinema chiede il buio ed è nella penombra che sfilano le facce dei giovanissimi Ninetto Davoli o di Ettore Garofolo, o dell’attrice Laura Betti e del regista Orson Welles, e le scene de Il Vangelo secondo Matteo o de La ricotta ispirate profondamente alla pittura frequentata da Pasolini (Pontormo e Rosso Fiorentino, Caravaggio) fin dall’età giovanile, maestro a condurlo lo storico dell’arte Roberto Longhi.
Un’installazione vocale guida il visitatore attraverso i vari capitoli in mostra raccontandone contenuti e suggestioni in una sequenza simile al montaggio filmico: Prologo. Il corpo virtuale delle immagini; Figura I. Il corpo epifanico; Figura II. Il corpo dello scandalo; Figura III. Il corpo del cordoglio; Figura IV. Il corpo popolare; Epilogo. Il corpo soggetto. Capitoli che fungono da lente d’ingrandimento sulle modalità operative dell’artista e la cultura che lo informa, ma fasi tra le quali veleggerà liberamente nel corso della carriera cinematografica mettendo insieme più categorie, come scritto sopra, fra cui anche la cultura veracemente popolare. Questa, durante gli anni del boom economico, pareva aver sofferto di occultamento da parte delle forze del ‘sistema consumistico’ che probabilmente vedono nella solidarietà un sentimento, per quanto laico, che si oppone a maggiori vendite (solitudine e bisogni indotti incoraggiano l’acquisto, non il contrario): ma l’effetto che si otterrà invece, sarà quello di ‘ricacciare’ la cultura popolare nelle mani di pochi esponenti della ‘cultura alta’, o di orgogliosi detentori di questa appartenenti al popolo stesso, che da quel momento lavoreranno incessantemente alla sua conservazione e valorizzazione restituendola ancora oggi sotto forme sofisticatissime o semplicemente restaurate, ma viva.
In mostra, ancora, foto inondate di sole fra cui quelle ai ragazzini e alle baracche del Mandrione a Roma; i set dei film nei quali tableau vivant sono le scene che ripercorrono la storia dell’arte fra composizione scenica e colore portando in mostra Romanino e Caroselli che, rispettivamente, con le loro opere Pietà con san Paolo, san Giuseppe e le pie donne e Vanitas ispireranno personaggi e scene del film La ricotta, 1963; o Caravaggio con alcune opere di quest’ultimo in mostra, come Narciso, San Giovanni Battista ed altre, con la luce o con la postura dei personaggi delle quali il regista si confronta, come nel film Il fiore delle mille e una notte, 1974. I rimandi sono molti e complessi: i film documentari di Cecilia Mangini (1927-2021), come Ignoti alla città, 1958 (altre storie di contadini inurbati strappati dalle loro radici che lasciano generazioni apparentemente senza storia) o La canta delle marane, 1961.
Tutte opere che non se ne stanno lì per caso ma che oltre il secolo della scrittura (il ‘900), possono dar da pensare anche a generazioni di odierni cineasti in leale concorrenza fra loro, come lo sono stati i ‘troppi scrittori’ del secolo precedente, dando del filo da torcere alla domanda: cos’è che varrebbe la pena oggi riprendere, nel 2022, o su cosa varrebbe la pena ragionare per rendersi testimoni del proprio tempo abbandonando incertezze e vacuità? Di nuovo la mostra rilancia semi letterari che influenzarono Pasolini ma anche molti altri intellettuali del suo tempo (ma si andrebbe troppo oltre con giganti come René Guénon o il Michel Foucault di Le parole e le cose o i carmina figurata fra cui quello di Venanzio Fortunato). Queste righe dicono già la ricchezza di un mondo, di un discorso socio politico ed artistico che non è finito, né con la morte dello scrittore né con il passare degli anni, anzi, oggi, ripropone il succo di quei dialoghi interculturali: su cosa ragionare riguardo questi anni, cosa tenere, cosa considerare per non farsi stritolare dal consumo: che non è solo consumo di suolo e risorse, possesso di ammennicoli inutili se non piegati all’intelligenza di chi li ha costruiti, ma consumo di esistenze, di movimenti culturali, di abitudini antropologiche, di vita vissuta che, se non fermata attraverso l’opera d’arte, diviene tempo che scorre; non inutile, s’intende, ma non rappresentato, anche storicamente (quotidianamente), testimonianza di ciò che si perde quasi giorno per giorno, per le menti ‘curiose’ che arriveranno. I miliardi di video con telefonini e microcamere o droni d’ogni genere s’annullano nell’iper produzione e, perciò, nell’inconsistenza, vanno raccontando, fra le altre intenzioni, le pareti dell’esposizione Tutto è santo – Il corpo veggente, se non si comprende bene il valore del rappresentato e del simbolo: forse non occorre immolarsi fino in fondo, come fece il poeta mostrando il corpo di tante figurazioni, stavolta il suo proprio, nudo ed essenziale all’obiettivo del fotografo, ripreso nell’intimità delle sue stanze, in un luogo amato. Poco prima di andare incontro al proprio destino che, per quanto se ne dica, non si può credere che il poeta avrebbe abbracciato, se ne avesse avuto contezza. (Serena Grizi)
Pier Paolo Pasolini Tutto è santo:
Il corpo poetico – Palazzo delle Esposizioni fino al 26 febbraio 2023
Il corpo veggente – Gallerie di Arte Antica Palazzo Barberini fino al 12 febbraio
Il corpo politico – MAXXI fino al 12 marzo
Nell’immagine web: un momento della mostra
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Questo articolo appare con editing diverso su VARIAZIONI: “Pier Paolo Pasolini Tutto è santo: Il corpo veggente, Gallerie di Arte Antica Palazzo Barberini”
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