Piantate querce nel ricordo di Stefano De Felici. Molto sentita la necessità di rinascita per l’ambiente ai Castelli Romani
Pratoni del Vivaro – Qualche domenica fa, grazie al lavoro svolto e alle sue competenze di studioso, alla sua ironia unita alla capacità di restare simpatico, si sono ritrovati comunità ambientalista e amici di sempre di Stefano De Felici a ricordarlo ancora una volta, nel gesto semplice eppure simbolicamente bellissimo di piantare alberi. Tutti insieme molti di coloro che a metà degli anni ’90 videro crescere un vero movimento ambientalista ai Castelli (integrato tra Legambiente, WWF ed infine Verdi, per poter contare col proprio voto in politica). Quegli anni videro molte battaglie sul territorio castellano, tutti insieme anche per dare forma definitiva all’attuale Parco Regionale dei Castelli Romani che non nasce né dall’alto né da una volontà astratta, ma dalla volontà di molti cittadini, e di alcuni in particolare che hanno dedicato a questo obiettivo qualche anno della loro vita; che intendeva, intende ancora, conservare il conservabile in un territorio tanto straordinario quanto antropizzato e pieno di problemi come l’abbassarsi delle falde idriche con conseguente tragico ritirarsi del lago Albano, pozzi abusivi, eccessiva edificazione e molto altro…
Giovani querce sono state messe a disposizione da RiforestiAmo Ecoistituto Reseda, presente il direttore scientifico Roberto Salustri ed un gruppo di attivisti volontari per l’ambiente; queste presenze, più amici e simpatizzanti, nel ricordare De Felici hanno posto l’accento sulle molte problematiche del territorio castellano le quali dopo quasi trent’anni sono cambiate vedendo aggiungersene altre come quella dell’inceneritore che la Capitale intende ‘scaricare’ sulla ‘solita’ Area Metropolitana refugium peccatorum di scelte fatte da altri ma non da chi abita il territorio (a questo proposito, proprio in questi giorni si moltiplicano i ricorsi avversi alla realizzazione dell’impianto). Oppure quella del Bosco del Cerquone, esempio di bosco primigenio del territorio; anche questo minacciato da eccessiva cura (o forse da qualcos’altro) ancora ‘vivo’, forse, proprio grazie al non meno prezioso bosco di castagno da produzione.
Occorrerebbero nuove forze per continuare a lavorare sul quotidiano e sulle emergenze facendo un appello alle persone sensibili al destino di questo territorio, al fine di fare gruppo attorno ad una realtà consolidata come Reseda, per esempio, alla quale è possibile rivolgersi per prendere parte ad attività fattive già esistenti: da quella vivaistica a quelle di ‘ufficio tecnico’ e ‘legale’ capace di vagliare la liceità dell’attività delle amministrazioni che insistono sul Parco Regionale dei Castelli Romani e, secondo necessità, sapersi opporre; oltre a molte altre attività di monitoraggio del territorio utili ai piccoli animali che lo abitano, alle piante etc.
C’è evidente bisogno d’un momento di rinascita, che sia nel nome dell’amico Stefano De Felici, dei presenti a quell’incontro, della storia che li ha accomunati e che continua a coinvolgere molti di loro in tanti modi diversi. Una storia che cerca continuità nei cittadini sensibili dei Castelli Romani: coloro che li abitano da generazioni e coloro che li hanno conosciuti recentemente. Un territorio tanto straordinario, urbanizzato ed antropizzato già oltre il limite, è vero, ma circondato da una cintura di laghi, boschi e loro alberi monumentali, aree umide e sentieri che ancora tolgono il fiato per bellezza e complessità ma che chiedono costante aiuto per essere conservati proprio a chi li abita.
Contatti Reseda – RiforestiAmo
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