La
verità
da
"Flash 80" di Roberto Zini
"A
cosa pensi?"
"Niente."
La
granulosità del mare disturba la linea dell’orizzonte.
Il
vento non è molto forte ma basta a creare piccole onde arroganti, appena
un rumore di fondo sotto le vele bianche che punzecchiano il confine col
cielo.
"No,
dai. A cosa pensi? Sei troppo serio."
Oh,
taci! lasciami in pace. Non lo so neppure a cosa penso. Sono troppo pigro,
oggi. Sono pensieri, questi che mi scivolano per la testa? Li lascio
andare, qualunque cosa siano, non ho voglia di fissarli, che vadano dove
gli pare, in libertà, oggi. Li acchiapperò domani, dove vuoi che vadano?
Sono pensieri miei, tornano sempre, come gatti in amore, graffiati, con le
orecchie morsicate, quando hanno sfogato i loro istinti ed hanno veramente
fame. Quando non c’è più nessun odore inebriante da annusare in giro,
tornano.
Sempre.
Domani.
C’è
il mare, oggi.
Rispondo
impaziente "Niente!" e guardo ostinato gli ombrelloni rossi e
blu, di cui mi interessa il contrasto con la sabbia ed il cielo. Sento i
colpi monotoni dei giocatori di beach volley, sudati, insabbiati, chissà
perchè entusiasti.
Sbuffa
"Va be’, sta nel tuo brodo!"
Ci
sto sì, nel mio brodo. Oggi voglio oziare, oggi devo oziare.
E’
fatica pensare. Estenuante, dolce fatica. Rinuncio a pensare.
Solo
qui mi riesce, in riva al mare, sulla sabbia.
Segue
il contorno del mio corpo, granellino su granellino. Lo segue al
millimetro, di più, al decimo di millimetro. Riempie pieghe,
screpolature, rughe, pori della pelle. Segue il contorno dei polpacci,
delle coscie, delle natiche, la schiena, le spalle. Non c’è modo più
preciso, pignolo, scrupoloso di sorreggere un corpo. Quasi come volare.
Non è come essere sull’acqua. Non potrei addormentarmi sull’acqua. Ma
qui sì, sulla sabbia.
Posso
dormire, se voglio.
Oziare,
se voglio.
Mi
piomba vicina e mi schizza di sabbia. Mi respira sul viso, è allegra, non
può farne a meno. Come darle torto? Mi bacia e ride. Sa che mi disturba e
lo fa apposta.
Apro
gli occhi e la trovo lì che sorride.
Come
darle torto?
Ha
ragione lei, a quanto pare.
Un
frullio mi nasce in fondo al cervello, si spande, spazza via il torpore.
Con rimpianto, lo lascio svanire e mi tiro su, appoggiato ai gomiti.
Mi
guarda ridendo. "Allora?"
"Allora
che?"
"A
cosa pensi?"
Sospiro.
Devo dirglielo davvero?
"Allora?"
insiste.
"Siamo
cinque miliardi sulla Terra."
Sembra
delusa. Un’altra noiosaggine ecologica?
"Una
lira. Ognuno di questi cinque miliardi potrebbe fare a meno di una lira,
no? Una sola, inutile lira. Nessuno morirebbe di fame se fosse privato di
una lira. La vita di nessuno cambierebbe, con una lira in meno."
Non
sorride più, sopraffatta "Be’?" il tono è severo, ora.
"Potrebbero
darla a me. Avrei cinque miliardi e nessuno se ne accorgerebbe neppure. E
sai cosa farei, con cinque miliardi?" Fa segno di no con la testa
"Starei in spiaggia tutto il giorno, al sole, senza pensare a
niente."
Rimane
in silenzio solo un secondo, mi guarda con compatimento "Scemo!"
dice e mi gira le spalle.
Idiota che sono, le
ho detto la verità. |