L'ispirazione
da
"Flash 80" di Roberto Zini
Arrivano
da dietro le dune, poco dopo l’alba.
Lei
è slanciata, in tunica bianca, capelli lunghi, neri, arruffati dalla
brezza mattutina.
Porta
una valigetta blu decorata di borchie cromate e null’altro.
Lui
è affannato, smilzo, le gambe sottili escono dai calzoncini corti troppo
larghi.
Ha
un borsone nero appeso alla spalla con una cinghia tesa che ne rivela il
peso.
Il
mare è calmo, una fusione d’argento segnata da una ferita arancio che
fugge verso il sole posato su una bassa foschia viola.
Lei,
altera, flessuosa, cammina sulla sabbia bianca fino alla riva, lascia che
piccole dolci onde lambiscano golosamente i suoi piedi.
Lui
si sgrava del borsone, ne estrae un cavalletto, macchine fotografiche,
obiettivi, strumenti per misurar la luce.
Al
termine della falce sottile di sabbia bianca, rocce rugginose franano nel
mare, confuse fra riflessi d’argento e arancio.
Lei
apre la valigetta e ne estrae uno specchio.
Si
guarda.
"Merda!"
dice "Guarda che occhiaie! Accidenti a questa levataccia!"
"Piantala!"
dice lui "La spiaggia è vuota solo a quest’ora e la luce è la
migliore. Comunque, la faccia è la cosa che guardano di meno, cara Miss
Luglio. Almeno, spera di poterlo essere. C’è la fila, là fuori, per
mettere le chiappe su quel calendario e non è detto che scelgano le
tue."
"Sei
carino." dice lei cominciando a truccarsi "Proprio fine! Bada al
tuo mestiere, che alle mie chiappe ci penso io!"
Si
toglie la tunica e rimane in costume, un due pezzi bianco. "Brrr!
E’ anche freddo a quest’ora. Guarda, tu, bellimbusto, che se vengo
male la colpa è tua. Un’altra volta non so se scelgo te, come
fotografo."
"Scegliere
è un lusso." sbotta lui avvitando l’obiettivo alla macchina
fotografica "Non so se te lo puoi permettere. Dai, spicciamoci, poche
chiacchiere che la luce cambia."
Lei
entra in acqua, rabbrividendo, un passo cauto dopo l’altro.
I
piedi, i polpacci, le ginocchia scompaiono nell’argento fuso.
"Ehi,
no!" grida lui "Più indietro. Qui, dove l’acqua è più
bassa. Siediti qui, metti a mollo il culo."
"E’
freddo!"
"Meglio,
ti si rassodano le tette. Spicciati, togliti il reggipetto, dai che cambia
la luce!"
"Di
tutti gli stronzi, proprio tu mi dovevi capitare." si toglie il
reggipetto, lo appallottola e lo getta sulla sabbia umida "Mi fai
venire un nervoso! Questo servizio verrà uno schifo, lo so, e sarà per
colpa tua. Se mi fai perdere il lavoro, guarda, ti ammazzo!"
"Dai,
arrotola giù le mutande. No, non così, è troppo, non si deve vedere fin
lì! Lascia fare a me, ecco qua. E sporcati una chiappa di sabbia. Ecco,
così, forza!" si ferma sbuffando "Eh, no! così non va! Sembri
un tronco, sei rigida. E che faccia. Sorridi, rilassati. Non guardano la
faccia, d’accordo, ma solo se la faccia è giusta. Sembri un
funerale!"
Lei
prende una manata di sabbia bagnata e gliela tira. "Deficiente, sei
tu che non ci sai fare! Chi ti credi di essere? Mutande su, mutande giù!
Io non lavoro mica così, sai? Devo esprimermi, io, sono un’artista. Ho
bisogno dell’ispirazione!"
"Porca
puttana!" lui furiosamente cerca di pulire l’obiettivo insabbiato
"Costa mezzo milione, quest’affare qui, stronza! Se si è rigato me
lo ripaghi, artista dei miei coglioni. Ma senti le fregnacce che mi tocca
sentire.... l’artista si deve esprimere, ha bisogno dell’ispirazione!
E intanto la luce cambia, porca puttana! Con tutte ‘ste storie mi mandi
in vacca la giornata! Avanti, artista, fammi un sorriso e allarga le
coscie."
Una
brezza leggera si leva dal mare, le onde si increspano, il riflesso
aranciato del sole si scompone in sciami di lucciole dorate.
La
ragazza si rotola nel bagnasciuga, cercando di rilassarsi.
E’
una professionista, lei, deve calarsi nella parte, ignorare
quell’imbecille, far finta che sia un sasso, un albero, il vento, una
qualunque cosa inanimata.
Glielo
faccio vedere io, come si fanno i servizi fotografici. Sono davvero
un’artista, io. Agli inizi, ma un’artista. Sto facendo la gavetta,
semplicemente, come tutti, ma questo non gli dà il diritto, a quello
stronzo, di trattarmi così. Ma io mando giù, che mi frega? Un giorno
riderò di queste cose. E terrò quel maledetto calendario fra i miei
cimeli. Perchè le mie chiappe, su quel calendario, ci saranno, eccome!
Devo solo concentrarmi, rilassarmi, non pensare allo stronzone e
sorridere.
Ecco,
sì, rilassarmi......
"Forza,
dai, lasciati andare, abbandonati, sei ancora rigida ma va meglio. Ecco,
così, brava, allarga un po’ le gambe, ancora, così, sospira, sospira
ancora, sorridi, così, ad occhi chiusi. Non male. Bene, così, esprimi
desiderio, abbandono, estasi. Vai, così, vedi che ce la fai? Bene,
bene.... Ecco, brava, abbandonati. Splendido, ferma così, immobile,
ancora un attimo.... là, fatto!"
Il
sole esce dall’orizzonte di foschia viola. Il cielo si accende, il
bianco della sabbia esplode, l’argento del mare si fa azzurro.
"Ah,
appena in tempo!" il fotografo strizza gli occhi "La luce è
cambiata."
La
ragazza è ancora stesa nell’acqua bassa, offre il viso al sole ora
caldo, soddisfatta.
Il
fotografo inizia a riporre le sue cose. E’ tranquillo, ora, non ha
sprecato la giornata.
"Hai
visto?" dice "Bastava poco. E’ arrivata poi l’ispirazione,
eh? Sei in gamba, però. Non credevo. Non è vero che la faccia non conta,
sai? L’espressione era proprio giusta, Miss Luglio! A cosa pensavi, eh?,
porcellona, per fare quella faccia? Dai, dimmelo, cos’è che ti
ispirava?"
La
ragazza non risponde. Assapora il mare.
Getta
indietro la testa e i capelli lunghi, neri si inzuppano d’acqua
A
quando ero piccola, pensavo, bestia che sei!
A
quando ero piccola, al mare.
Mai fatta la pipì
nell’acqua, zoticone? |