Vu
cumprà
da
"Flash 80" di Roberto Zini
C’è
uno stretto corridoio fra il mare e la fila di banchetti colmi di preziose
cianfrusaglie. In quel corridoio bisogna camminare per far quattro passi
sulla riva.
A
sinistra il mare, le sue vele lontane, i bagnanti che sguazzano.
A
terra conchiglie frantumate dai troppi passanti, amalgama di schegge e
sabbia in cui è inutile cercare qualcosa di bello.
A
destra i banchetti affollati e gli uomini neri che aspettano, pronti a far
sconti e a fingersi sciocchi per ottenere una vendita che sa di elemosina.
Tranne
uno.
La
sua merce è a terra, sparpagliata su un tappeto.
Tamburi,
maschere, cinture, idoli, strumenti ignoti.
Vera
Africa.
Poco
più in là, su un altro banco, tamburi, maschere, cinture, idoli del
tutto simili ai primi, ma non è la stessa cosa.
La
vera Africa è qua.
Avvolto
in un telo variopinto un negro gigantesco sta sdraiato come un sultano
accanto al tappeto, allungato su un fianco. Sostiene il tronco col braccio
piegato e in testa ha un cappello di canne. Non degna di uno sguardo la
folla in braghette che passa, non invita, non blandisce, non gioca al
negro sciocco. Con la mano libera sembra tracciare lenti e lunghi
arabeschi nell’aria e borbotta una litania senza fine nella sua lingua
antica, sorridendo. Da sotto la montagna di colori che lo ricopre, sbucano
i sandali dalla suola sottile, legati ai piedi neri dalla pianta rosata
con cinghiette di cuoio.
Accanto
ai suoi piedi, sulla sabbia, sta seduto un bimbo bianco, nudo e biondo.
Avrà meno di un anno. Gioca coi piedi neri dalla pianta rosa, li copre di
sabbia e agita le manine nell’aria, tracciando rapidi e brevi arabeschi.
Borbotta una litania senza fine nella sua lingua nuova, fra bolle di
saliva.
E’
a lui che sorride il negro gigantesco.
Non ho la macchina
fotografica, dovrò accontentarmi della memoria. |