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Lo scrigno aperto - Home PageRubrica a cura di Consuelo Zampetti
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Racconti - disegno di Roberto Proietti
Racconti

Scorci di vita - disegno di Roberto Proietti
Scorci di vita

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Fantascienza - disegno di Roberto Proietti
Fantascienza

Fantasia - disegno di Roberto Proietti
Fantasia

Storie per bambini - disegno di Roberto Proietti
Storie per bambini

 

Scorci di vita


Malattie e guarigioni

da "Flash 80" di Roberto Zini

Quando ero militare, nel trentuno, è successo che quasi sono morto.

Avevo faticato tutto il giorno con un carro di fieno, erano molti quintali e allora non c’erano i camion. Mi avevano detto "vai solo" e fra caricare, scaricare e guidare il cavallo, quando finii ero tutto un sudore. Era estate e faceva caldo. Era già passata l’ora del rancio e mangiai un coperchio di gavetta pieno di fagioli bianchi freddi che erano avanzati. Insomma, dopo mezz’ora ero nella branda che urlavo come un cane e non potevano capire cosa avevo. Non hanno mai capito cosa avevo.

Mi portarono all’ospedale militare ma io mi ricordo poco per il gran dolore. Urlavo sempre e non sapevo star fermo. Calciavo e agitavo le braccia come un matto ma non mi volevano legare perchè non ero mica una bestia. Allora due miei compagni, a turno, mi tenevano stretto continuamente, ventiquattro ore su ventiquattro, così non mi dovevano legare.

Furono bravi, proprio bravi, ventiquattro su ventiquattro.

E avevo una gran febbre.

Continuò così per sedici giorni e sedici notti, sempre, e alla fine ero stremato che non riuscivo più a muovermi.

Dopo sedici giorni, il dottore mi vede fermo che parevo morto e dice all’infermiera "mettetelo in isolamento" che voleva dire "portatelo a morire" perchè l’isolamento era una camera dove mettevano i moribondi così gli altri non li vedevano morire.

Ma io capivo, ero lucido, solo non riuscivo a muovermi.

L’infermiera era una suora. Era bella che più non si può, una stella. E mi voleva bene, mi accarezzava e diceva "vedrai che guarisci" anche se sembrava che non capissi perchè ero pazzo per il dolore. Quando il dottore disse "mettetelo in isolamento" lei non era d’accordo e diventò tutta rossa, ma siccome sembravo proprio come morto non disse nulla, fece solo sì con la testa e il dottore andò via.

Ma io capivo, ero lucido e allora le feci un sorriso. Lei mi vide e chiamò il dottore "ha fatto un sorriso" e il dottore non si girò neanche andando via, disse solo "allora lasciatelo lì".

Il giorno dopo stavo meglio e poi meglio ancora e alla fine sono guarito. Però stetti quaranta giorni in ospedale, voglio dire compresi i primi sedici che stavo veramente male.

Poi volevo andare fuori e il dottore mi diceva "rimani ancora che devi guarire bene". Diceva che se avevo una ricaduta morivo di sicuro. Ma io avevo fretta di tornare perchè ero incatramato con questa qui che poi ho sposato e allora mi diedero novanta giorni di licenza che ne dovevo scontare solo sessanta di servizio per finire, così tornai a casa congedato e non ebbi mai ricadute.

E a metà di settembre ero già sposato.