Delitto
fai da te (L’alibi di ferro)
da
"Flash 80" di Roberto Zini
"Sempre
attaccato al computer, De Dominici?"
Il
commissario Barresi, sulla soglia dell’ufficietto del suo aiutante, la
riempiva quasi completamente con la sua mole torreggiante. Preso di
sorpresa, De Dominici sobbalzò e si girò con le spalle curve come un
ragazzino colto col dito nella marmellata. "Questi nuovi data base
sono straordinari." disse cercando di comunicare il suo entusiasmo al
commissario, che incombeva dal riquadro della porta "Si possono fare
ricerche incrociate con cinque chiavi indipendenti. Sono schedate le
impronte digitali, le foto segnaletiche, tutto. Si può indagare in
ipertesto, si possono impostare fogli elettronici, ci si può collegare ad
Internet e..." lo scetticismo sul volto del commissario gli spense la
voce che si arrestò in un mortificato "...e molte altre
cose..."
Barresi
grugnì come sempre faceva quando aveva riserve su quello che gli veniva
detto, ma, diversamente dal solito, non manifestò il suo pensiero.
Bofonchiò piuttosto "Vieni nel mio ufficio. Facciamo una riunioncina."
De Dominici
conosceva bene le riunioncine di Barresi. Tour de force di anche dodici
ore a spremersi il cervello, sfogliare carte, rovistare negli indizi per
cercare di risolvere un caso. Barresi era un seguace del metodo cellule
grige alla Sherlock Holmes.
Diceva che
prima di trarre conclusioni tutto doveva essere chiaro nel cervello. Non
c’è bisogno di dimenarsi tanto, correre a destra e a sinistra,
sbattersi come disperati. Andava sul luogo del delitto una volta sola e
non si soffermava a lungo. Un’occhiata tagliente come il bisturi di un
chirurgo poi tornava nel suo ufficio, a rovistare nella valanga di reperti
rovesciati sulla scrivania.
Una bella
poltrona, una scrivania larga e, sopra, sparsi in disordine, tutti gli
indizi del caso, da macinare nelle lunghe e infuocate riunioncine. Il suo
tavolo era un campo di battaglia su cui combatteva con tutta la furia e la
determinazione di cui era capace. Le sue armi erano i dati, le sue truppe
d’assalto erano le cellule grige e lui era il generale. Era il suo
metodo. Lo aiutavano tre cose: la memoria fotografica, la grande
esperienza e la fiducia nei collaboratori. Che avevano il fondato sospetto
che la sua pinguedine e la non nascosta pigrizia fisica avessero una parte
non piccola nello sviluppo del "metodo Barresi".
Barresi si
lasciò cadere sulla poltrona e invitò con un gesto De Dominici a sedere
di fronte a lui, dall’altra parte della montagna di carte che ingombrava
la scrivania.
"Non
prendere il vizio!" disse accendendosi un sigaro "E’ roba che
può spappolare il cervello!" "Oh!" disse De Dominici con
soddisfazione "Io non fumo. Non ho mai fumato."
Barresi lo
fissò severamente al di sopra degli occhialini da lettura a cavalcioni
del naso e ruggì "Parlavo del computer!" "Oh!" mormorò
De Dominici mortificato.
Barresi non
faceva mistero della sua antipatia per l’informatica, di cui riconosceva
l’assoluta necessità tanto quanto ne rifiutava gli eccessi. Proseguì
"Credo che tutto quello che il computer poteva darci sia già qui,
sulla scrivania. Inutile masturbarsi ancora il cervello, per ora. Se non
caviamo niente di buono da quello che abbiamo qui, torneremo di là"
accennò col pollice all’ufficio di De Dominici "a chiedere aiuto
al Grande Fratello. Per ora, cerchiamo di cavarcela da soli." si
aggiustò meglio gli occhialini sul naso e prese a scorrere le carte.
La
riunioncina stava cominciando.
Si trattava
del caso Malgrassi.
L’ingegner
Malgrassi, industrialotto di provincia, neoricco arrogante e pacchiano,
era morto ammazzato in modo poco decoroso nell’appartamento in dotazione
della sua giovane amante, una biondina piccante, pettoruta e
insospettabile perchè da quella storia aveva tutto da perdere e niente da
guadagnare.
Nell’appartamento
arredato con gusto inequivocabile il Malgrassi era stato trovato morto nel
bagno, nudo e steso come un grasso animale sul pavimento di granito nero,
a gambe e braccia spalancate, nei vapori profumati della vasca d’acqua
calda ancora vergine. Un unico colpo alla schiena ed era caduto bocconi,
senza rendersi conto di quel che accadeva. La dolce biondina l’aveva
trovato così al ritorno dall’estetista dove era stata molte ore quel
pomeriggio e dopo una comprensibile crisi isterica era riuscita a chiamare
la polizia.
"Questo
caso rischia di essere troppo facile o troppo difficile!" brontolò
Barresi e siccome De Dominici non chiedeva spiegazioni sulla strana
affermazione, decise di dargliele lo stesso. "Malgrassi era un
tipaccio, aveva più nemici che amici e sono troppi quelli che dalla sua
morte trarranno vantaggio o soddisfazione. Dovremo controllare tutti
quelli che erano in rotta con lui, e sono tanti. E qui sta il problema. Se
l’assassino è un pollo, lo becchiamo subito. Se è in gamba, rischiamo
di perdere un sacco di tempo, come a cercare un ago nel pagliaio."
guardò De Dominici, che non aveva avuto reazioni, si fregò le mani,
sistemò meglio gli occhiali e bofonchiò "Boh! Diamoci da
fare!"
Tirò fuori
un foglietto su cui a penna erano scritti molti nomi. "Elenco dei
sospettabili." disse sventolando il bigliettino "Esamineremo gli
alibi di tutti questi tizi. Speriamo non ci voglia molto." De
Dominici si riscosse dalla sua apparente apatia. "Ho già controllato
tutti gli alibi." disse con orgoglio "Cioè, mi sono permesso,
per guadagnare tempo." "Bravo!" disse Barresi "Così
si fa!" poi, colto da un pensiero "Hai giocato con quel
computer, vero?" "Be’, sì!" ammise De Dominici "Per
diversi accertamenti è stato utile. E’ molto veloce, sa?" "Mmmh!
Bene, bene." grugnì Barresi, burbero "Allora, in
conclusione?"
De Dominici
si schiarì la gola "Be’, c’è da dire che gli alibi non tolgono
tutti i dubbi." premise prudentemente "Potrebbe essere stato un
sicario. O comunque l’assassino potrebbe avere un complice."
"Non girarci troppo attorno!" grugnì Barresi masticando il
sigaro "Dove vuoi arrivare?" "Insomma, tutti i sospettati
hanno un alibi e tutti gli alibi sono confermati." sputò fuori in
fretta De Dominici. "Allora, secondo te, siamo nel caso del molto
difficile, vero?" borbottò Barresi.
De Dominici
pensò che fosse quello il momento per esporrre una sua teoria "La
tecnica dell’uccisione è molto professionale. L’assassino è entrato
senza farsi sentire e senza lasciar segni. E’ andato a colpo sicuro. Una
questione di pochi minuti, senza esitazioni, un colpo solo e via. Nessun
testimone, nessuno ha sentito rumori o notato persone sospette. Come se
l’assassino fosse venuto dal nulla e scomparso nel nulla. Insomma"
concluse De Dominici "il lavoro di un professionista!".
"Quindi?"
incalzò rabbiosamente Barresi.
"Scusi?"
disse De Dominici, non capendo cos’altro si potesse aggiungere alle sue
impeccabili deduzioni.
Barresi
sospirò "Tu vuoi dire che la situazione è ancor più difficile
perchè non solo gli alibi sono perfetti, ma l’assassino è un killer
professionista e molto in gamba. E sai benissimo quanto sia difficile
beccare delinquenti di questo tipo. Noi non ce la facciamo, nel nostro
commissariato di campagna. Vuoi rinunciare al caso? Vuoi che ce lo porti
via qualche ufficio a suo dire più competente? Vuoi dire che siamo
fregati?" la grossa mole di Barresi tremò sulla poltrona prima di
sbottare "Noi non siamo affatto fregati! Come ti viene in testa di
trarre conclusioni così affrettate? Non c’è niente di eccezionale, in
un delitto come questo, niente che dimostri l’azione di un
professionista. Tieni conto che è molto più difficile trovare un killer
di cui fidarsi che fare le cose da soli. Questa qui nell’elenco"
agitò il foglietto coi nomi "è gente che non ha a che fare con la
malavita. Non saprebbero a chi rivolgersi, avrebbero paura, poi, di essere
ricattati. Fidarsi di un killer non è cosa per persone così... normali.
Per usare un criminale bisogna essere criminali!"
Barresi non
sopportava i vicoli ciechi. Si batteva come un leone contro le difficoltà
e tutto ciò che somigliava ad una resa lo faceva ribollire. E De Dominici,
col suo pensare sempre a qualcosa o a qualcuno di grande, di superiore, di
più in gamba, era predestinato alla resa. Come col computer. Accidenti,
gran bella macchina, tanto di cappello, ma che ne facciamo delle cellule
grige, le buttiamo via? Ma sì, qua si vive in provincia, non capiamo
queste cose, figurati se ci fidiamo di un computer. Com’è fatto?
Cos’ha nella pancia? Ci si potrà fidare?
Come per un
killer! Chissà da dove viene, chi potrà mai fidarsi?
Barresi
fece sbollire la sua rabbia. Guardò De Dominici in atteggiamento di
scusa, per fargli capire che non era veramente arrabbiato con lui. Era una
sua reazione normale, era un passionale e se le cose non quadravano si
agitava sempre così. Poi si calmava e De Dominici lo sapeva.
"Credimi,
De Dominici" il tono era disteso, ora, leggermente lamentoso
"questo delitto, come quasi tutti quelli di questo tipo, è un delitto
fai da te, c’è da giurarlo. E’ un posto, questo" e fece
girare in cerchio un dito per aria, per indicare tutta la città
"dove la gente non delega agli altri i fatti propri."
De Dominici
non aprì bocca, dubbioso.
Rimasero in
silenzio per metabolizzare la discussione.
Infine
Barresi parlò con voce meditabonda. "Bene." disse "Penso
che dobbiamo riprendere tutto daccapo. Vediamo tutti questi alibi, uno per
uno. Saranno una decina." "Undici." precisò De Dominici
tirando fuori un bellissimo tabulato.
Barresi lo
prese incuriosito. Erano elencati i nomi dei sospettati con a fianco la
relazione con la vittima (socio in affari, amante, dirigente trombato
della sua azienda, moglie...), dati anagrafici (età, indirizzo, numero di
telefono...), una descrizione dell’alibi ed una nota sulle modalità di
verifica.
Barresi
rigirò il foglio fra le mani, ammirato. "Bel lavoro." disse
"Sintetico, preciso. Aiuta a ragionare. Intendevi questo, quando
dicevi di aver usato il computer?" "Sì" disse De Dominici
"ma non solo. Ad esempio Cavalloni, il socio di Malgrassi, ha detto
che era in volo da Copenhagen a Roma all’ora del delitto. Mi sono
collegato al data base della compagnia aerea e ho verificato il volo ed il
check in. Tutto a posto, compreso il controllo del passaporto. Senza
muovermi dal terminale!"
Barresi
fece un cenno di assenso senza aggiungere nulla e riprese a meditare sulla
lista dei nomi, cercando un altro sospetto da verificare.
L’amante,
Laura Checchi, nata l’8/7/1971 (accidenti, trent’anni meno di lui.
Si trattava bene, il porcellone), era da escludere, al momento del
delitto era dalla parrucchiera. E chi meglio di una parrucchiera può
verificare un alibi? Le parrucchiere mettono le mani in testa, toccano,
massaggiano. A loro non sfugge nulla.
Anche il
dirigente trombato era da escludere. Era in azienda, a quell’ora, in
riunione con molti colleghi.
La moglie.
Quella sì
che aveva un movente. O più d’uno.
Giovanna
Del Giudice, anni 55, lei e Malgrassi erano coetanei.
Sposata a
Malgrassi da trent’anni, cornuta da altrettanti.
Una figlia,
Mariangela, di ventinove.
Litigi
frequenti, mi dicono. Se una non si rassegna dopo trent’anni... Ma c’è
senz’altro anche una questione di soldi. C’è sempre una questione di
soldi.
"Come
andavano gli affari di Malgrassi?" chiese Barresi rovistando sulla
scrivania. Sapeva già tutta la storia ma voleva ripassarla, caso mai gli
fosse sfuggito qualche dettaglio.
De Dominici
gli porse un foglietto e Barresi grugnì un grazie e uno sbuffo di fumo.
"Un bel rischio!" disse, come già aveva detto molte volte a
proposito di quella storia.
Malgrassi
aveva in mente un grosso investimento, tanto grosso da mettere a rischio
tutta la sua azienda. Era un giocatore, gli piaceva rischiare e d’altra
parte fino ad ora gli era andata bene. Forse per questo si illudeva di
essere immune alle catastrofi e scambiava il caso e la fortuna per abilità
negli affari. Sicuramente Il rischio lo eccitava, credeva che al suo
cospetto scappasse via come un gattino spaventato.
La moglie
non era d’accordo su quella follia, il socio era indeciso, ma Malgrassi
aveva i suoi metodi per ottenere quel che voleva e il socio era
malleabile, forse per qualche motivo che solo loro due sapevano.
La moglie
era un osso più duro. Anche lei era socia nell’azienda. Le azioni in
suo possesso non erano sufficienti a contrastare il marito nella gestione
ordinaria dell’azienda, ma il suo assenso era necessario nelle delibere
dell’Assemblea Societaria e solo in quella sede il piano finanziario di
Malgrassi poteva essere approvato.
"Che
alibi ha la moglie?" borbottò Barresi. "Era in banca, al Banco
di San Prospero." rispose De Dominici "Per tutto il tempo?"
"Si è fermata più di mezz’ora. Pare abbia l’abitudine di tenere
atti importanti nella cassetta di sicurezza ed esaminarli in una saletta
della banca. Comunque, è stata lì tutta la mezz’ora critica. E’ un
alibi di ferro." "Come fai a dirlo?" chiese Barresi
indispettito. Quel ragazzo era troppo sicuro di se, dava per scontate
troppe cose, pensò Barresi ma De Dominici gli rispose in un modo che fece
vacillare la sua testardaggine. "In banca hanno le telecamere e
registrano tutto 24 ore su 24" disse De Dominici "Per quella
mezz’ora la signora è rimasta seduta in un salottino a consultare e
firmare carte. La telecamera registra anche la data e l’ora su ogni
fotogramma e non ci sono dubbi, ho visto la registrazione." De
Dominici era indispettito, Barresi stava esagerando con la sua malfidenza.
"Mmmmh!"
mugugnò Barresi rotolando il sigaro da un angolo all’altro della bocca.
Si aggiustò gli occhiali da lettura sul naso, con un gesto per lui
abituale, e continuò a guardar le carte nervosamente, senza riuscire a
leggerle. A quanto pareva la donna era da escludere. A meno che avesse un
complice. Era possibile, ma per come conosceva la gente di quei posti,
testarda, individualista, abituata a far tutto da sola senza fidarsi
d’altri, la cosa era improbabile. E la signora era nata lì, in quel
paese, era impregnata di quella mentalità da capo a piedi, come Malgrassi
stesso, d’altro canto. Quello doveva essere il loro unico punto in
comune. Sentì il bisogno insopprimibile di ficcanasare in quella
registrazione. Le palme delle mani gli prudevano, un segnale del
subconscio cui sapeva di dover dare ascolto.
"Hai
qui la registrazione della banca?" "Sì" rispose De
Dominici "Ce l’ho di là, collegata al computer." Barresi
quasi stritolò il sigaro fra i denti "Ancora il computer?"
brontolò. Seccato, De Dominici tagliò corto "La vuol vedere?"
"Naturalmente!" grugnì Barresi.
Nel suo
ufficio De Dominici si sentiva molto più a suo agio, era nel suo
territorio. Sedette alla tastiera e digitò un paio di codici. Sullo
schermo apparve la moglie di Malgrassi intenta a leggere e firmare delle
carte nella saletta della banca.
Barresi
aveva brevemente conosciuto la signora Malgrassi, subito dopo il
rinvenimento del cadavere del marito. La donna non aveva cercato di
fingere un dolore che non provava e per questo Barresi l’aveva
apprezzata. Era una donna magra, a metà strada fra i 50 e i 60, ancora
bella, dai modi gentili e franchi. Sinceramente, se fosse stata colpevole,
a Barresi sarebbe dispiaciuto.
L’esperienza
gli aveva insegnato una cosa ambigua e sottile, che non ci si deve fidare
delle apparenze ma che anche si deve seguire l’istinto. Il segreto è
l’equilibrio fra queste due forze spesso contrastanti ma in questo caso
Barresi faticava a trovarlo. La spontanea simpatia per la signora
Malgrassi combatteva con l’istinto che lo spingeva a temerla colpevole.
Ma non era istintiva anche la simpatia per questa bella e sfortunata
signora? Non era piuttosto il suo maledetto mestiere che lo spingeva a
sospettare di un’innocente? Con un brivido censurò i suoi pensieri che
si stavano aggrovigliando troppo ed iniziò ad esaminare con attenzione la
scena.
Nel play
back, la signora ripeteva i suoi gesti millimetrici e sempre uguali.
Leggeva con calma, una pagina dopo l’altra, con la pignoleria che ben
conosceva nella gente di quei luoghi. Ogni tanto prendeva la penna e
firmava in calce, dovevano essere atti ufficiali, contratti, non aveva
importanza, per ora.
Testardo,
Barresi visionò tutta la registrazione, fotogramma per fotogramma, da
quando la signora si sedeva al tavolo accompagnata da un commesso della
banca fino a quando radunava le carte, riponeva la penna, si alzava ed
usciva col pacco di documenti sotto il braccio.
Trenta
minuti esatti, a cavallo del preciso momento in cui il suo sgradevole
marito era stato costretto a lasciare questo mondo.
Trenta
minuti in tempo reale, durante i quali Barresi aveva masticato
nervosamente il suo sigaro, cercando nel suo modo rumoroso e impaziente di
stravolgere i fatti registrati al di là di ogni evidenza.
Arrivato in
fondo, Barresi sentì un groviglio di rabbia ribollirgli nello stomaco.
Qualcosa di strano doveva esserci, lo sentiva.
Quella
storia delle apparenze e dell’istinto gli sfrigolava sotto la pelle e il
suo subconscio di vecchio poliziotto era in subbuglio. Come un cane da
caccia cominciò a fiutare anche fisicamente lo schermo e ruggì
"Ancora!" al costernato De Dominici che reprimendo un moto di
protesta pestò due tasti e riavviò la registrazione. Sullo schermo
riapparve il commesso della banca che accompagnava la signora, scostava la
sedia per aiutarla a sedere e si accomiatava in silenzio.
E la
signora riprendeva a leggere, firmare, leggere, firmare.
De Dominici
assisteva al play back senza lasciar trasparire il pensiero che il vecchio
leone stesse perdendo tempo in una cosa superflua e senza sbocchi.
Barresi si
accese un altro sigaro e cominciò a strapazzarlo, sbuffando come un toro,
fagocitando nella sua grossa mole lo schermo azzurrino e impassibile.
E, come a
volte accade, l’idea coagulò pian piano, venne a galla lattiginosa e
informe fino a farsi solida e colpirlo in fronte con la violenza di un
pugno.
"Ferma
qui!" urlò.
Era
un’immagine come un’altra, mostrava la signora Giovanna leggere un
foglio con attenzione, molto da vicino, coi suoi begli occhi intensi, il
viso calmo e composto.
"Ingrandisci!"
ordinò a De Dominici che si affrettò ad eseguire. "Sposta a destra,
inquadra meglio!" impaziente, picchiò con un dito sullo schermo
"Si può misurare da qui a lì?"
De Dominici
si schiarì la voce. Era il suo campo, questo "Bisogna correggere la
parallasse e la distorsione prospettica..." "Si può?" ruggì
Barresi vomitando fumo. "Sì, si può!" reagì De Dominici e si
mise all’opera. Mentre Barresi schiumava alle sue spalle, fece comparire
alcuni punti e linee sullo schermo, li pilotò abilmente, deformò
l’immagine, fissò parametri, calcolò riferimenti, rispolverò formule
trigonometriche, digitò alcuni valori ed infine "Quindici
centimetri." disse.
"Non
è lei!" ruggì Barresi.
"Come?"
De Dominici era frastornato "Come non è lei! Si vede benissimo,
confronti le foto! Poi, l’ha conosciuta lei stesso, non si può
sbagliare. E alla banca non hanno avuto dubbi."
"Fidati!"
sbraitò Barresi "Non è lei, è un’altra truccata. Una complice
che le assomiglia, truccata!" colpito da un pensiero, diede un pugno
sul tavolo "La figlia! Dev’essere la figlia! Presto, convocale
qua!"
Era proprio
così. Interrogate e poste a confronto le due donne crollarono. Venne
fuori una storia non proprio incredibile ma sicuramente inaspettata.
La figlia
non era veramente figlia di Malgrassi. La signora, nei primi tempi di
matrimonio, aveva tentato di rendere pan per focaccia al marito e la
ragazza era frutto di un amore vendicativo e presto dimenticato.
Per anni la
signora Giovanna aveva nascosto la cosa al marito, ma farla in barba al
Malgrassi non era facile. Così la verità era venuta a galla ed il
Malgrassi aveva deciso di farne uso al momento opportuno, minacciando di
fare uno scandalo e diseredare la figlia se la moglie non avesse
acconsentito al famoso affare cui teneva tanto. La moglie, approfittando
della somiglianza con la figlia, aveva architettato l’omicidio con la
sua complicità.
Le due
donne furono condannate, ma dalla loro storia fu ricavata una telenovela
in centinaia di puntate che ancora adesso imperversa nei teleschermi.
Quando, scontata la pena, usciranno dal carcere, avranno il loro
gruzzoletto per l’esclusiva.
Così va il
mondo.
Dopo la
confessione, Barresi e De Dominici si trovarono nell’ufficio del
commissario per una riunioncina celebrativa. De Dominici era ancora sotto
shock.
"Commissario"
chiese "come è riuscito a capire?"
"Oh!"
grugnì Barresi con falsa modestia "Non ho fatto molto, dopo tutto,
ho solo interrogato due donne nel modo giusto!"
"Oh!
Andiamo!" disse De Dominici "Se lei non avesse capito tutto
prima le due donne non sarebbero state interrogate in quel modo e arrivare
alla verità sarebbe stato molto più difficile. Ma cosa l’ha
insospettita?"
Barresi
mordicchiò il sigaro e si aggiustò gli occhiali sul naso, crogiolandosi
nel suo piccolo trionfo. "Eh, caro ragazzo!" disse "Sei
giovane e certe cose non le puoi capire!" fece cadere dall’alto nel
posacenere un mucchietto di cenere che si sgretolò in uno sbuffo di fumo.
"Quindici centimetri! Eh, la distanza dei suoi occhi dal foglio che
leggeva!" Barresi si tolse gli occhialini stretti da presbite
"La signora ha 55 anni e lo sai, caro giovanotto, qual’è la
probabilità che una signora di 55 anni riesca a leggere la scritturina
piccola dei contratti da quindici centimetri senza occhiali? Bassa,
ragazzo mio, molto bassa, purtroppo. Quasi tutti si diventa presbiti, dopo
i 45 anni. Quella donna non poteva avere 55 anni, anche se li
dimostrava!"
De Dominici
era a bocca aperta, non ci avrebbe mai pensato.
Barresi
aggiunse "Come vedi, gli anni d’esperienza contano, nel nostro
mestiere!" si alzò in piedi, torreggiando dietro la scrivania
"Comunque, ragazzo mio, ne farei volentieri a meno, di tutta
quest’esperienza." fece un cenno col pollice verso l’ufficio di
De Dominici "Dai, fammi vedere come funziona questo accidenti di
Internet!"
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