Monte Compatri in... Controluce

Photo Club Controluce
Associazione Culturale (...non solo fotografia)

sei il visitatore n.

Notiziario associativo e di eventi culturali e sociali dei Castelli Romani - Sito ottimizzato per schermo 800x600 e aggiornato il  19/10/2004 

scrigno | editoria | biblioteca | info | agenda | e-m@il | home

...e il tuo pensiero vola in... Controluce

per tornare a Lo scrigno aperto - Home Page

Lo scrigno aperto - Home PageRubrica a cura di Consuelo Zampetti
Pagine arricchite dal pensiero dei lettori di Controluce e dei navigatori internet

Se vuoi contribuire anche tu, saremo lieti di leggere i tuoi racconti
ed eventualmente di pubblicarli. Puoi scrivere a
zampetti@frascati.enea.it

Racconti - disegno di Roberto Proietti
Racconti

Scorci di vita - disegno di Roberto Proietti
Scorci di vita

iconasherlock-picc.jpg (10841 byte)
Gialli e triller

Fantascienza - disegno di Roberto Proietti
Fantascienza

Fantasia - disegno di Roberto Proietti
Fantasia

Storie per bambini - disegno di Roberto Proietti
Storie per bambini

 

Gialli e thriller


Delitto fai da te (L’alibi di ferro)

da "Flash 80" di Roberto Zini

"Sempre attaccato al computer, De Dominici?"

Il commissario Barresi, sulla soglia dell’ufficietto del suo aiutante, la riempiva quasi completamente con la sua mole torreggiante. Preso di sorpresa, De Dominici sobbalzò e si girò con le spalle curve come un ragazzino colto col dito nella marmellata. "Questi nuovi data base sono straordinari." disse cercando di comunicare il suo entusiasmo al commissario, che incombeva dal riquadro della porta "Si possono fare ricerche incrociate con cinque chiavi indipendenti. Sono schedate le impronte digitali, le foto segnaletiche, tutto. Si può indagare in ipertesto, si possono impostare fogli elettronici, ci si può collegare ad Internet e..." lo scetticismo sul volto del commissario gli spense la voce che si arrestò in un mortificato "...e molte altre cose..."

Barresi grugnì come sempre faceva quando aveva riserve su quello che gli veniva detto, ma, diversamente dal solito, non manifestò il suo pensiero. Bofonchiò piuttosto "Vieni nel mio ufficio. Facciamo una riunioncina."

De Dominici conosceva bene le riunioncine di Barresi. Tour de force di anche dodici ore a spremersi il cervello, sfogliare carte, rovistare negli indizi per cercare di risolvere un caso. Barresi era un seguace del metodo cellule grige alla Sherlock Holmes.

Diceva che prima di trarre conclusioni tutto doveva essere chiaro nel cervello. Non c’è bisogno di dimenarsi tanto, correre a destra e a sinistra, sbattersi come disperati. Andava sul luogo del delitto una volta sola e non si soffermava a lungo. Un’occhiata tagliente come il bisturi di un chirurgo poi tornava nel suo ufficio, a rovistare nella valanga di reperti rovesciati sulla scrivania.

Una bella poltrona, una scrivania larga e, sopra, sparsi in disordine, tutti gli indizi del caso, da macinare nelle lunghe e infuocate riunioncine. Il suo tavolo era un campo di battaglia su cui combatteva con tutta la furia e la determinazione di cui era capace. Le sue armi erano i dati, le sue truppe d’assalto erano le cellule grige e lui era il generale. Era il suo metodo. Lo aiutavano tre cose: la memoria fotografica, la grande esperienza e la fiducia nei collaboratori. Che avevano il fondato sospetto che la sua pinguedine e la non nascosta pigrizia fisica avessero una parte non piccola nello sviluppo del "metodo Barresi".

Barresi si lasciò cadere sulla poltrona e invitò con un gesto De Dominici a sedere di fronte a lui, dall’altra parte della montagna di carte che ingombrava la scrivania.

"Non prendere il vizio!" disse accendendosi un sigaro "E’ roba che può spappolare il cervello!" "Oh!" disse De Dominici con soddisfazione "Io non fumo. Non ho mai fumato."

Barresi lo fissò severamente al di sopra degli occhialini da lettura a cavalcioni del naso e ruggì "Parlavo del computer!" "Oh!" mormorò De Dominici mortificato.

Barresi non faceva mistero della sua antipatia per l’informatica, di cui riconosceva l’assoluta necessità tanto quanto ne rifiutava gli eccessi. Proseguì "Credo che tutto quello che il computer poteva darci sia già qui, sulla scrivania. Inutile masturbarsi ancora il cervello, per ora. Se non caviamo niente di buono da quello che abbiamo qui, torneremo di là" accennò col pollice all’ufficio di De Dominici "a chiedere aiuto al Grande Fratello. Per ora, cerchiamo di cavarcela da soli." si aggiustò meglio gli occhialini sul naso e prese a scorrere le carte.

La riunioncina stava cominciando.

 

Si trattava del caso Malgrassi.

L’ingegner Malgrassi, industrialotto di provincia, neoricco arrogante e pacchiano, era morto ammazzato in modo poco decoroso nell’appartamento in dotazione della sua giovane amante, una biondina piccante, pettoruta e insospettabile perchè da quella storia aveva tutto da perdere e niente da guadagnare.

Nell’appartamento arredato con gusto inequivocabile il Malgrassi era stato trovato morto nel bagno, nudo e steso come un grasso animale sul pavimento di granito nero, a gambe e braccia spalancate, nei vapori profumati della vasca d’acqua calda ancora vergine. Un unico colpo alla schiena ed era caduto bocconi, senza rendersi conto di quel che accadeva. La dolce biondina l’aveva trovato così al ritorno dall’estetista dove era stata molte ore quel pomeriggio e dopo una comprensibile crisi isterica era riuscita a chiamare la polizia.

"Questo caso rischia di essere troppo facile o troppo difficile!" brontolò Barresi e siccome De Dominici non chiedeva spiegazioni sulla strana affermazione, decise di dargliele lo stesso. "Malgrassi era un tipaccio, aveva più nemici che amici e sono troppi quelli che dalla sua morte trarranno vantaggio o soddisfazione. Dovremo controllare tutti quelli che erano in rotta con lui, e sono tanti. E qui sta il problema. Se l’assassino è un pollo, lo becchiamo subito. Se è in gamba, rischiamo di perdere un sacco di tempo, come a cercare un ago nel pagliaio." guardò De Dominici, che non aveva avuto reazioni, si fregò le mani, sistemò meglio gli occhiali e bofonchiò "Boh! Diamoci da fare!"

Tirò fuori un foglietto su cui a penna erano scritti molti nomi. "Elenco dei sospettabili." disse sventolando il bigliettino "Esamineremo gli alibi di tutti questi tizi. Speriamo non ci voglia molto." De Dominici si riscosse dalla sua apparente apatia. "Ho già controllato tutti gli alibi." disse con orgoglio "Cioè, mi sono permesso, per guadagnare tempo." "Bravo!" disse Barresi "Così si fa!" poi, colto da un pensiero "Hai giocato con quel computer, vero?" "Be’, sì!" ammise De Dominici "Per diversi accertamenti è stato utile. E’ molto veloce, sa?" "Mmmh! Bene, bene." grugnì Barresi, burbero "Allora, in conclusione?"

De Dominici si schiarì la gola "Be’, c’è da dire che gli alibi non tolgono tutti i dubbi." premise prudentemente "Potrebbe essere stato un sicario. O comunque l’assassino potrebbe avere un complice." "Non girarci troppo attorno!" grugnì Barresi masticando il sigaro "Dove vuoi arrivare?" "Insomma, tutti i sospettati hanno un alibi e tutti gli alibi sono confermati." sputò fuori in fretta De Dominici. "Allora, secondo te, siamo nel caso del molto difficile, vero?" borbottò Barresi.

De Dominici pensò che fosse quello il momento per esporrre una sua teoria "La tecnica dell’uccisione è molto professionale. L’assassino è entrato senza farsi sentire e senza lasciar segni. E’ andato a colpo sicuro. Una questione di pochi minuti, senza esitazioni, un colpo solo e via. Nessun testimone, nessuno ha sentito rumori o notato persone sospette. Come se l’assassino fosse venuto dal nulla e scomparso nel nulla. Insomma" concluse De Dominici "il lavoro di un professionista!".

"Quindi?" incalzò rabbiosamente Barresi.

"Scusi?" disse De Dominici, non capendo cos’altro si potesse aggiungere alle sue impeccabili deduzioni.

Barresi sospirò "Tu vuoi dire che la situazione è ancor più difficile perchè non solo gli alibi sono perfetti, ma l’assassino è un killer professionista e molto in gamba. E sai benissimo quanto sia difficile beccare delinquenti di questo tipo. Noi non ce la facciamo, nel nostro commissariato di campagna. Vuoi rinunciare al caso? Vuoi che ce lo porti via qualche ufficio a suo dire più competente? Vuoi dire che siamo fregati?" la grossa mole di Barresi tremò sulla poltrona prima di sbottare "Noi non siamo affatto fregati! Come ti viene in testa di trarre conclusioni così affrettate? Non c’è niente di eccezionale, in un delitto come questo, niente che dimostri l’azione di un professionista. Tieni conto che è molto più difficile trovare un killer di cui fidarsi che fare le cose da soli. Questa qui nell’elenco" agitò il foglietto coi nomi "è gente che non ha a che fare con la malavita. Non saprebbero a chi rivolgersi, avrebbero paura, poi, di essere ricattati. Fidarsi di un killer non è cosa per persone così... normali. Per usare un criminale bisogna essere criminali!"

Barresi non sopportava i vicoli ciechi. Si batteva come un leone contro le difficoltà e tutto ciò che somigliava ad una resa lo faceva ribollire. E De Dominici, col suo pensare sempre a qualcosa o a qualcuno di grande, di superiore, di più in gamba, era predestinato alla resa. Come col computer. Accidenti, gran bella macchina, tanto di cappello, ma che ne facciamo delle cellule grige, le buttiamo via? Ma sì, qua si vive in provincia, non capiamo queste cose, figurati se ci fidiamo di un computer. Com’è fatto? Cos’ha nella pancia? Ci si potrà fidare?

Come per un killer! Chissà da dove viene, chi potrà mai fidarsi?

Barresi fece sbollire la sua rabbia. Guardò De Dominici in atteggiamento di scusa, per fargli capire che non era veramente arrabbiato con lui. Era una sua reazione normale, era un passionale e se le cose non quadravano si agitava sempre così. Poi si calmava e De Dominici lo sapeva.

"Credimi, De Dominici" il tono era disteso, ora, leggermente lamentoso "questo delitto, come quasi tutti quelli di questo tipo, è un delitto fai da te, c’è da giurarlo. E’ un posto, questo" e fece girare in cerchio un dito per aria, per indicare tutta la città "dove la gente non delega agli altri i fatti propri."

De Dominici non aprì bocca, dubbioso.

Rimasero in silenzio per metabolizzare la discussione.

Infine Barresi parlò con voce meditabonda. "Bene." disse "Penso che dobbiamo riprendere tutto daccapo. Vediamo tutti questi alibi, uno per uno. Saranno una decina." "Undici." precisò De Dominici tirando fuori un bellissimo tabulato.

Barresi lo prese incuriosito. Erano elencati i nomi dei sospettati con a fianco la relazione con la vittima (socio in affari, amante, dirigente trombato della sua azienda, moglie...), dati anagrafici (età, indirizzo, numero di telefono...), una descrizione dell’alibi ed una nota sulle modalità di verifica.

Barresi rigirò il foglio fra le mani, ammirato. "Bel lavoro." disse "Sintetico, preciso. Aiuta a ragionare. Intendevi questo, quando dicevi di aver usato il computer?" "Sì" disse De Dominici "ma non solo. Ad esempio Cavalloni, il socio di Malgrassi, ha detto che era in volo da Copenhagen a Roma all’ora del delitto. Mi sono collegato al data base della compagnia aerea e ho verificato il volo ed il check in. Tutto a posto, compreso il controllo del passaporto. Senza muovermi dal terminale!"

Barresi fece un cenno di assenso senza aggiungere nulla e riprese a meditare sulla lista dei nomi, cercando un altro sospetto da verificare.

L’amante, Laura Checchi, nata l’8/7/1971 (accidenti, trent’anni meno di lui. Si trattava bene, il porcellone), era da escludere, al momento del delitto era dalla parrucchiera. E chi meglio di una parrucchiera può verificare un alibi? Le parrucchiere mettono le mani in testa, toccano, massaggiano. A loro non sfugge nulla.

Anche il dirigente trombato era da escludere. Era in azienda, a quell’ora, in riunione con molti colleghi.

La moglie.

Quella sì che aveva un movente. O più d’uno.

Giovanna Del Giudice, anni 55, lei e Malgrassi erano coetanei.

Sposata a Malgrassi da trent’anni, cornuta da altrettanti.

Una figlia, Mariangela, di ventinove.

Litigi frequenti, mi dicono. Se una non si rassegna dopo trent’anni... Ma c’è senz’altro anche una questione di soldi. C’è sempre una questione di soldi.

"Come andavano gli affari di Malgrassi?" chiese Barresi rovistando sulla scrivania. Sapeva già tutta la storia ma voleva ripassarla, caso mai gli fosse sfuggito qualche dettaglio.

De Dominici gli porse un foglietto e Barresi grugnì un grazie e uno sbuffo di fumo. "Un bel rischio!" disse, come già aveva detto molte volte a proposito di quella storia.

Malgrassi aveva in mente un grosso investimento, tanto grosso da mettere a rischio tutta la sua azienda. Era un giocatore, gli piaceva rischiare e d’altra parte fino ad ora gli era andata bene. Forse per questo si illudeva di essere immune alle catastrofi e scambiava il caso e la fortuna per abilità negli affari. Sicuramente Il rischio lo eccitava, credeva che al suo cospetto scappasse via come un gattino spaventato.

La moglie non era d’accordo su quella follia, il socio era indeciso, ma Malgrassi aveva i suoi metodi per ottenere quel che voleva e il socio era malleabile, forse per qualche motivo che solo loro due sapevano.

La moglie era un osso più duro. Anche lei era socia nell’azienda. Le azioni in suo possesso non erano sufficienti a contrastare il marito nella gestione ordinaria dell’azienda, ma il suo assenso era necessario nelle delibere dell’Assemblea Societaria e solo in quella sede il piano finanziario di Malgrassi poteva essere approvato.

"Che alibi ha la moglie?" borbottò Barresi. "Era in banca, al Banco di San Prospero." rispose De Dominici "Per tutto il tempo?" "Si è fermata più di mezz’ora. Pare abbia l’abitudine di tenere atti importanti nella cassetta di sicurezza ed esaminarli in una saletta della banca. Comunque, è stata lì tutta la mezz’ora critica. E’ un alibi di ferro." "Come fai a dirlo?" chiese Barresi indispettito. Quel ragazzo era troppo sicuro di se, dava per scontate troppe cose, pensò Barresi ma De Dominici gli rispose in un modo che fece vacillare la sua testardaggine. "In banca hanno le telecamere e registrano tutto 24 ore su 24" disse De Dominici "Per quella mezz’ora la signora è rimasta seduta in un salottino a consultare e firmare carte. La telecamera registra anche la data e l’ora su ogni fotogramma e non ci sono dubbi, ho visto la registrazione." De Dominici era indispettito, Barresi stava esagerando con la sua malfidenza.

"Mmmmh!" mugugnò Barresi rotolando il sigaro da un angolo all’altro della bocca. Si aggiustò gli occhiali da lettura sul naso, con un gesto per lui abituale, e continuò a guardar le carte nervosamente, senza riuscire a leggerle. A quanto pareva la donna era da escludere. A meno che avesse un complice. Era possibile, ma per come conosceva la gente di quei posti, testarda, individualista, abituata a far tutto da sola senza fidarsi d’altri, la cosa era improbabile. E la signora era nata lì, in quel paese, era impregnata di quella mentalità da capo a piedi, come Malgrassi stesso, d’altro canto. Quello doveva essere il loro unico punto in comune. Sentì il bisogno insopprimibile di ficcanasare in quella registrazione. Le palme delle mani gli prudevano, un segnale del subconscio cui sapeva di dover dare ascolto.

"Hai qui la registrazione della banca?" "Sì" rispose De Dominici "Ce l’ho di là, collegata al computer." Barresi quasi stritolò il sigaro fra i denti "Ancora il computer?" brontolò. Seccato, De Dominici tagliò corto "La vuol vedere?" "Naturalmente!" grugnì Barresi.

Nel suo ufficio De Dominici si sentiva molto più a suo agio, era nel suo territorio. Sedette alla tastiera e digitò un paio di codici. Sullo schermo apparve la moglie di Malgrassi intenta a leggere e firmare delle carte nella saletta della banca.

Barresi aveva brevemente conosciuto la signora Malgrassi, subito dopo il rinvenimento del cadavere del marito. La donna non aveva cercato di fingere un dolore che non provava e per questo Barresi l’aveva apprezzata. Era una donna magra, a metà strada fra i 50 e i 60, ancora bella, dai modi gentili e franchi. Sinceramente, se fosse stata colpevole, a Barresi sarebbe dispiaciuto.

L’esperienza gli aveva insegnato una cosa ambigua e sottile, che non ci si deve fidare delle apparenze ma che anche si deve seguire l’istinto. Il segreto è l’equilibrio fra queste due forze spesso contrastanti ma in questo caso Barresi faticava a trovarlo. La spontanea simpatia per la signora Malgrassi combatteva con l’istinto che lo spingeva a temerla colpevole. Ma non era istintiva anche la simpatia per questa bella e sfortunata signora? Non era piuttosto il suo maledetto mestiere che lo spingeva a sospettare di un’innocente? Con un brivido censurò i suoi pensieri che si stavano aggrovigliando troppo ed iniziò ad esaminare con attenzione la scena.

Nel play back, la signora ripeteva i suoi gesti millimetrici e sempre uguali. Leggeva con calma, una pagina dopo l’altra, con la pignoleria che ben conosceva nella gente di quei luoghi. Ogni tanto prendeva la penna e firmava in calce, dovevano essere atti ufficiali, contratti, non aveva importanza, per ora.

Testardo, Barresi visionò tutta la registrazione, fotogramma per fotogramma, da quando la signora si sedeva al tavolo accompagnata da un commesso della banca fino a quando radunava le carte, riponeva la penna, si alzava ed usciva col pacco di documenti sotto il braccio.

Trenta minuti esatti, a cavallo del preciso momento in cui il suo sgradevole marito era stato costretto a lasciare questo mondo.

Trenta minuti in tempo reale, durante i quali Barresi aveva masticato nervosamente il suo sigaro, cercando nel suo modo rumoroso e impaziente di stravolgere i fatti registrati al di là di ogni evidenza.

Arrivato in fondo, Barresi sentì un groviglio di rabbia ribollirgli nello stomaco. Qualcosa di strano doveva esserci, lo sentiva.

Quella storia delle apparenze e dell’istinto gli sfrigolava sotto la pelle e il suo subconscio di vecchio poliziotto era in subbuglio. Come un cane da caccia cominciò a fiutare anche fisicamente lo schermo e ruggì "Ancora!" al costernato De Dominici che reprimendo un moto di protesta pestò due tasti e riavviò la registrazione. Sullo schermo riapparve il commesso della banca che accompagnava la signora, scostava la sedia per aiutarla a sedere e si accomiatava in silenzio.

E la signora riprendeva a leggere, firmare, leggere, firmare.

De Dominici assisteva al play back senza lasciar trasparire il pensiero che il vecchio leone stesse perdendo tempo in una cosa superflua e senza sbocchi.

Barresi si accese un altro sigaro e cominciò a strapazzarlo, sbuffando come un toro, fagocitando nella sua grossa mole lo schermo azzurrino e impassibile.

E, come a volte accade, l’idea coagulò pian piano, venne a galla lattiginosa e informe fino a farsi solida e colpirlo in fronte con la violenza di un pugno.

"Ferma qui!" urlò.

Era un’immagine come un’altra, mostrava la signora Giovanna leggere un foglio con attenzione, molto da vicino, coi suoi begli occhi intensi, il viso calmo e composto.

"Ingrandisci!" ordinò a De Dominici che si affrettò ad eseguire. "Sposta a destra, inquadra meglio!" impaziente, picchiò con un dito sullo schermo "Si può misurare da qui a lì?"

De Dominici si schiarì la voce. Era il suo campo, questo "Bisogna correggere la parallasse e la distorsione prospettica..." "Si può?" ruggì Barresi vomitando fumo. "Sì, si può!" reagì De Dominici e si mise all’opera. Mentre Barresi schiumava alle sue spalle, fece comparire alcuni punti e linee sullo schermo, li pilotò abilmente, deformò l’immagine, fissò parametri, calcolò riferimenti, rispolverò formule trigonometriche, digitò alcuni valori ed infine "Quindici centimetri." disse.

"Non è lei!" ruggì Barresi.

"Come?" De Dominici era frastornato "Come non è lei! Si vede benissimo, confronti le foto! Poi, l’ha conosciuta lei stesso, non si può sbagliare. E alla banca non hanno avuto dubbi."

"Fidati!" sbraitò Barresi "Non è lei, è un’altra truccata. Una complice che le assomiglia, truccata!" colpito da un pensiero, diede un pugno sul tavolo "La figlia! Dev’essere la figlia! Presto, convocale qua!"

 

Era proprio così. Interrogate e poste a confronto le due donne crollarono. Venne fuori una storia non proprio incredibile ma sicuramente inaspettata.

La figlia non era veramente figlia di Malgrassi. La signora, nei primi tempi di matrimonio, aveva tentato di rendere pan per focaccia al marito e la ragazza era frutto di un amore vendicativo e presto dimenticato.

Per anni la signora Giovanna aveva nascosto la cosa al marito, ma farla in barba al Malgrassi non era facile. Così la verità era venuta a galla ed il Malgrassi aveva deciso di farne uso al momento opportuno, minacciando di fare uno scandalo e diseredare la figlia se la moglie non avesse acconsentito al famoso affare cui teneva tanto. La moglie, approfittando della somiglianza con la figlia, aveva architettato l’omicidio con la sua complicità.

Le due donne furono condannate, ma dalla loro storia fu ricavata una telenovela in centinaia di puntate che ancora adesso imperversa nei teleschermi. Quando, scontata la pena, usciranno dal carcere, avranno il loro gruzzoletto per l’esclusiva.

Così va il mondo.

 

Dopo la confessione, Barresi e De Dominici si trovarono nell’ufficio del commissario per una riunioncina celebrativa. De Dominici era ancora sotto shock.

"Commissario" chiese "come è riuscito a capire?"

"Oh!" grugnì Barresi con falsa modestia "Non ho fatto molto, dopo tutto, ho solo interrogato due donne nel modo giusto!"

"Oh! Andiamo!" disse De Dominici "Se lei non avesse capito tutto prima le due donne non sarebbero state interrogate in quel modo e arrivare alla verità sarebbe stato molto più difficile. Ma cosa l’ha insospettita?"

Barresi mordicchiò il sigaro e si aggiustò gli occhiali sul naso, crogiolandosi nel suo piccolo trionfo. "Eh, caro ragazzo!" disse "Sei giovane e certe cose non le puoi capire!" fece cadere dall’alto nel posacenere un mucchietto di cenere che si sgretolò in uno sbuffo di fumo. "Quindici centimetri! Eh, la distanza dei suoi occhi dal foglio che leggeva!" Barresi si tolse gli occhialini stretti da presbite "La signora ha 55 anni e lo sai, caro giovanotto, qual’è la probabilità che una signora di 55 anni riesca a leggere la scritturina piccola dei contratti da quindici centimetri senza occhiali? Bassa, ragazzo mio, molto bassa, purtroppo. Quasi tutti si diventa presbiti, dopo i 45 anni. Quella donna non poteva avere 55 anni, anche se li dimostrava!"

De Dominici era a bocca aperta, non ci avrebbe mai pensato.

Barresi aggiunse "Come vedi, gli anni d’esperienza contano, nel nostro mestiere!" si alzò in piedi, torreggiando dietro la scrivania "Comunque, ragazzo mio, ne farei volentieri a meno, di tutta quest’esperienza." fece un cenno col pollice verso l’ufficio di De Dominici "Dai, fammi vedere come funziona questo accidenti di Internet!"