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PFAS e salute: anche l’ultima barriera è caduta

PFAS e salute: anche l’ultima barriera è caduta
Settembre 08
12:02 2024

Secondo un recente studio, i famigerati composti chimici dalla “vita eterna” ora sono in grado di attraversare la cute. Norme e certificazioni diventano sempre più cruciali per le persone ma non solo.

Un recente studio pubblicato su Environment International ha svelato che i PFAS, composti chimici industriali resistenti alla degradazione, sono in grado di attraversare la barriera cutanea e accedere al flusso sanguigno umano. Questa scoperta genera ulteriori e gravi preoccupazioni riguardo alla diffusione di questi inquinanti nel nostro corpo.

Si sapeva che i PFAS potevano essere inalati, ingeriti o bevuti, ma si credeva che non potessero attraversare la pelle a causa della loro struttura molecolare ionizzata e della capacità di respingere acqua e macchie. Nonostante alcuni PFAS siano stati banditi o sorvegliati per il loro legame con tumori e malattie della tiroide, intestinali e del sistema endocrino, la loro diffusione negli ecosistemi è un dato di fatto.

La ricerca ha dimostrato che la pelle può essere una via d’ingresso per i PFAS nel corpo umano. Testando 17 dei PFAS più comuni su modelli 3D di pelle umana, i ricercatori hanno scoperto che in 36 ore, 15 dei 17 PFAS sono stati assorbiti, incluso il PFOA, classificato come cancerogeno dall’IARC e bandito dalla Convenzione di Stoccolma.

I PFAS sono acidi molto forti e stabili, utilizzati in ambito industriale per le loro proprietà idrorepellenti e oleorepellenti. Si trovano in indumenti e scarpe impermeabili, uniformi, cosmetici, imballaggi alimentari, pesticidi, tappeti, vernici, prodotti farmaceutici e nei rivestimenti delle padelle antiaderenti. A causa della loro resistenza al calore e alle macchie, sono difficili da degradare e si sono già accumulati in falde acquifere e fiumi contaminando anche l’acqua del rubinetto di molti Paesi, spesso lontani dai siti di produzione. I PFAS, noti anche come sostanze per- e polifluoroalchiliche, sono un gruppo di oltre 9.000 sostanze chimiche di sintesi, utilizzate per una varietà di prodotti di consumo (dagli utensili agli accessori, all’abbigliamento). Durante il ciclo di vita di un prodotto, i PFAS vengono facilmente rilasciati nell’ambiente e, essendo bioaccumulabili e tossici, non si decompongono, guadagnandosi il soprannome di “sostanze chimiche eterne”.

Le recenti scoperte, insomma, mettono in evidenza la necessità di individuare e adottare misure preventive per proteggere la salute pubblica dagli effetti nocivi dei PFAS. Il cammino è lungo ma il settore alimentare potrebbe fare da esempio ed è proprio di questo che vogliamo parlare.

DIVIETO DI PFAS NEGLI IMBALLAGGI ALIMENTARI: CHE SIA L’ESEMPIO PER TUTTI?

I PFAS, noti come “forever chemicals”, sono ora al centro di un nuovo regolamento europeo sugli imballaggi (PPWR) che mira a proteggere l’ambiente e la salute pubblica riducendo, tra le altre cose, l’esposizione a queste sostanze nocive. Il PPWR impone limiti per la presenza di PFAS negli imballaggi destinati al mercato dell’UE, con restrizioni precise per garantire la conformità e la sicurezza. Questa regolamentazione riflette un impegno determinato verso la protezione della salute e l’ambiente, evidenziando l’importanza di normative chiare e di azioni decisive per affrontare le sfide poste da sostanze così persistenti e potenzialmente dannose.

Silvia Arrigoni – Sales Area Manager Food Contact & Product pH Labs – Gruppo TÜV Italia ambito MOCA (materiale a contatto con gli alimenti) sottolinea “col nuovo regolamento europeo sugli imballaggi PPWR, il divieto sui PFAS rappresenta un passo cruciale per garantire la sicurezza dei consumatori. A partire da metà 2026, gli imballaggi a contatto con gli alimenti saranno vietati se contengono PFAS oltre i limiti stabiliti, riflettendo l’impegno verso una protezione più rigorosa della salute pubblica dai cosiddetti ‘forever chemicals’”.

Questa normativa riflette la crescente consapevolezza dei rischi associati a questi composti persistenti. L’impegno di TÜV SÜD a garantire la conformità e la sicurezza dei prodotti destinati al mercato europeo è una priorità attraverso:

  • Verifiche del tenore di PFAS negli alimenti e nelle acque destinate al consumo umano
  • Determinazione del contenuto di fluoro organico totale (TOF) – analisi untarget per la verifica della presenza o meno di PFAS nei prodotti di consumo
  • Determinazione del contenuto di PFAS mediante analisi target di alcuni fra i membri più rappresentativi e utilizzati nell’industria appartenenti alla famiglia dei PFAS su diverse matrici su carte, plastiche, rivestimenti
  • Test dei PFAS N1 elencati nella ZDHC MRSL V3.1 (un elenco di sostanze chimiche di cui è vietato l’uso intenzionale in impianti di lavorazione di materiali tessili) su acque, plastiche, coating polimerici.

LE SOLUZIONI DA INTRAPRENDERE: CHI GIOCA D’ANTICIPO, VINCE.

Le imprese stanno sempre più sostituendo i PFAS con sostanze chimiche più sicure e tecnologie maggiormente rispettose dell’ambiente. Tuttavia, questo processo è tutt’altro che semplice e spesso richiede tempi lunghi. Il rispetto delle normative esistenti o addirittura un comportamento virtuoso oltre le richieste normative possono rappresentare un vantaggio competitivo per le aziende impegnate in questo processo. Non è una novità affermare che i consumatori premiano i brand e le aziende che dimostrano comportamenti più sostenibili. Si parla di reputazione e del valore a lungo termine che questa genera verso le aziende. Gli insight tratti da una ricerca di Accenture* parlano chiaro: l’85% considera i prodotti sostenibili più innovativi e qualitativamente superiori mentre il 90% dei consumatori della GEN Z – i nuovi consumatori – ritiene che le aziende debbano affrontare le questioni sociali e ambientali.

Tornando ai PFAS, alla volontà di mitigazione e successiva eliminazione degli stessi devono corrispondere un “raffinamento” della regolamentazione, insieme a servizi di supporto per garantire la conformità. La fase di testing e di successiva certificazione, ad esempio, sono utili in un’ottica di “verità” verso l’opinione più diffusa che tende ad uniformare la realtà e a vedere tutte le aziende allo stesso modo. La certificazione seria e professionale delle aziende che si impegnano ad adottare comportamenti virtuosi è un’arma di credibilità, serietà e trasparenza verso le persone, le quali si trovano a fronteggiare un nemico invisibile e subdolo. E naturalmente un impegno verso l’ambiente.

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