I pesci del fiume Treja
Un bacino importante con specie rare
L’integrità delle sponde e l’abbondante vegetazione rendono il fiume Treja e i suoi affluenti maggiori l’habitat elettivo di una ricca comunità ittica. Sono ben cinque le specie di pesci presenti tutelate dalla Unione europea attraverso la Direttiva Habitat, dai più comuni Rovella, Vairone e Barbo tiberino, ai più rari, a livello regionale, Ghiozzo di ruscello e Lampreda di ruscello, che qui è ancora possibile trovare con popolazioni anche abbondanti. Questo fatto e la ridotta presenza di specie aliene, frequenti per lo più nel tratto terminale, rendono il Treja uno dei corsi d’acqua di maggiore interesse conservazionistico del Lazio.
Le strette pareti rocciose tra cui scorre lo hanno preservato dagli interventi antropici che hanno “banalizzato” molti dei corsi d’acqua delle zone di pianura e collinari, ma anche dagli interventi di ripopolamento a scopo alieutico che hanno immesso in tutta la regione pesci di specie proprie di altre zone e che, in molti casi, hanno soppiantato le specie autoctone. Questo prezioso patrimonio è però messo a rischio dall’inquinamento.
Più volte in questi anni si sono verificati lungo il Treja morie di pesci, anche gravi, causate dallo sversamento di ingenti quantità di reflui civili e zootecnici. L’elevata naturalità del fiume ha sempre consentito finora un recupero dell’ecosistema e i pesci sono sempre tornati a ripopolare il Treja, provenendo dagli affluenti e dai tratti non interessati dagli eventi di inquinamento. Non è possibile però sapere quanto il fiume sarà ancora in grado di resistere alle alterazioni ed è perciò necessario il massimo impegno per evitare il ripetersi di questi gravi episodi.
“Al Parco il nostro impegno è per tutelare l’ambiente – conferma il presidente Luciano Sestili – cominciando proprio dalle acque, il settore più minacciato dalla presenza dell’uomo. Basti pensare che nel fiume, poco a monte del primo centro abitato attraversato, scorre acqua cristallina”.
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