Perché un viaggio in Romania – 5
Monasteri e chiese – parte seconda
Preziose non solo per la cultura rumena sono le chiese di legno intorno alle quali si sono formate le prime comunità monastiche.
Sono otto chiese nel distretto di Maramures (nella Transilvania) anch’esse Patrimonio mondiale dell’UNESCO dal 1999 per la particolare architettura e la tradizionale tecnica costruttiva in legno.
La zona in prevalenza montuosa, è nota per il radicamento delle sue tradizioni daco-traciche, per la musica e i costumi popolari, specialmente nelle aree rurali, per la grande ospitalità. e per le lavorazioni in legno: chiese, case e porte.
Le Chiese lignee del Maramures documentano otto tecniche architettoniche risalenti a diversi periodi e zone. La scelta di utilizzare il legno nelle costruzioni dedicate al culto risale al divieto ungherese di costruire chiese ortodosse in muratura. Tutte queste chiese sono ancora oggi affiliate alla chiesa ortodossa rumena e sono costruzioni strette, alte, con i campanili particolarmente alti e sottili situati sul lato occidentale dell’edificio. Maramures è probabilmente una delle regioni più conosciute della Romania, ma non è una delle più visitate. I suoi villaggi, ben conservati, il suo tipico stile di vita ed i costumi locali tuttora in uso, rendono Maramures una sorta di un museo vivente.
Già nel X sec. la Transilvania faceva parte del Regno d’Ungheria sotto Stefano I. Istvan o Stefano, fu consacrato re d’Ungheria nella notte di Natale dell’anno mille con il titolo di “re apostolico”; riorganizzò la vita politica del suo popolo e gettò le fondamenta per una solida cultura cristiana. Divise il territorio in dieci diocesi, fondando numerose abbazie, tra le quali spicca quella benedettina di Pannonhalma – patrimonio Unesco. All’interno delle abbazie e dei monasteri furono create scuole che divennero importanti centri culturali; il latino diventò la lingua ufficiale. Inoltre stabilì che venisse costruita una chiesa comune ogni dieci villaggi, il cui parroco era mantenuto dagli abitanti dei villaggi stessi. Invitò all’apertura verso gli stranieri e -diremmo oggi – al multiculturalismo; infatti scriveva a suo figlio: ⟪Gli ospiti e gli stranieri devono occupare un posto nel tuo regno. Accoglili bene e accetta i lavori e le armi che possono recarti; non aver paura delle novità; esse possono servire alla grandezza e alla gloria della tua corte. Lascia agli stranieri la loro lingua e le loro abitudini, giacché il regno che possiede una sola lingua e da per tutto i medesimi costumi è debole e caduco (⟪unius linguae, uniusque moris regnum imbecille et fragile est⟫). Non mancare giammai di equità né di bontà verso coloro che sono venuti a stabilirsi qui, trattali con benevolenza, affinché essi si trovino meglio presso di te che in qualsiasi altro paese.⟫
Nel 1083 Stefano venne canonizzato da Papa Gregorio VII e oggi il Santo è venerato sia dai cattolici che dagli ortodossi. Stefano fu il primo sovrano medievale a essere santificato come “confessore” – e non come martire – per i meriti religiosi acquistati in vita. Dal 1300 circa il regno d’Ungheria fu per quasi un secolo sotto il dominio di dinastie straniere (Angiò, Asburgo); dal XV sec. cominciarono invece le guerre con l’impero ottomano fino al 1526, quando la Transilvania divenne uno stato vassallo di Solimano il Magnifico.
Nonostante la travagliata storia della regione, il cristianesimo si era così fortemente radicato nella cultura locale che le chiese, sopratutto quelle ortodosse, sono una precisa testimonianza storica, culturale, religiosa ed artistica del tardo medioevo, e sono ancora oggi luoghi di grande pace spirituale.
Le chiese sono formate da spessi pannelli lignei, all’interno sono piccole, buie e dipinte con scene bibliche in stile naif. La principale caratteristica è l’altezza delle torri che sovrastano l’entrata ed i possenti tetti che fanno sembrare piccolo il resto della chiesa.
La regione storica di Maramures, oggi divisa tra Ucraina e Romania, è uno dei luoghi in cui si trova un ricco retaggio culturale derivato dalle tecnica di costruzione in legno. Delle 42 chiese antiche, in legno, circa un terzo di esse hanno almeno due secoli di vita.
La chiesa della localita di Ieud, risalente al 1364, è la più antica delle chiese lignee costruita in stile Maramures con legno di pino e affrescata con dipinti murali e su tela, tele poi incollate all’intersezioni delle travi. Ieud è celebre anche per il Codice di Ieud, il più antico libro religioso romeno datato 1543, oggi conservato nella biblioteca dell’Accademia Romena.
Le altre chiese in stile Maramures si trovano nelle località di Barsana, famosa per il suo complesso monastico interamente costriuto in legno, a Budesti, a Desesti, a Plopis/Sisesti comune formato dall’unione di sette villaggi, a Poienile Izei dove la chiesa affrescata è situata al centro del cimitero, e ancora a Rogoz-Targu Lapus e a Surdesti-Sisesti.
Molte aree della zona sono famose anche per i cimiteri. Il cimitero Cimitirul Vesel – Cimitero Felice – nella località di Sapanta, suscita molta curiosità perché le croci delle tombe rappresentano scene di vita quotidiana ed i lavori che svolgevano le persone ivi sepolte. Su alcune croci, poi ci sono dei testi spesso umoristici. Alcune chiese ortodosse sono famose anche per i loro cori che tramandano una antica tradizione musicale, come ad esempio il Sanctus della Cattedrale Metropolitana Ortodossa di Iasi, che continua una tradizione musicale di oltre 140 anni.
Una caratteristica comune in tutte le chiese ortodosse, non solo in Romania, è la presenza di campane grandi e piccole che hanno il ruolo oggi di annunciare l’inizio del mese e che in passato comunicavano le guerre, gli incendi, le malattie, la vittoria o la pace. (libera traduzione da un art. in romeno di Maria Apopei)
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