Perché la Capitale usa la Città Metropolitana come discarica? E la politica è…alla rovescia
La Capitale sembra trattare la Città Metropolitana come territorio per stoccare i propri rifiuti o eventualmente per bruciarli dopo aver costruito gli impianti necessari, come nello specifico caso di Albano Laziale. (Dal 2019 il dato di raccolta differenziata del Comune di Roma del 45,2% – fonte A.R.P.A. Lazio – è in flessione, mentre ad Albano Laziale, comune interessato da discarica e limitrofo ai territori del nuovo inceneritore, il dato 2021 è attorno all’80% di raccolta differenziata).
Ai tempi di un’altra politica, considerata in alcuni casi ideologica, ma molto più chiara dell’attuale che sembra tendere alla parcellizzazione dei partiti per infimi gruppi di interesse rendendo, di fatto, inutile fare politica, la battaglia per fermare discariche e inceneritori sarebbe stata tutta dei progressisti e ai conservatori sarebbe rimasto il ruolo di coloro che costruivano sempre con quell’idea di ‘sviluppo infinito’. La stessa idea che purtroppo ha portato ai Castelli Romani molti più abitanti di quelli che le comunità potevano permettersi: sia per le risorse naturali che per le risorse economiche necessarie, alla gestione, divenuta ormai gigantesca, dei servizi.
Invece leggiamo che il responsabile della Lega nei Castelli Romani Bruognolo ha criticato aspramente l’amministrazione di Roberto Gualtieri, dopo l’avvio regionale dell’iter per proseguire lo stoccaggio di rifiuti della Capitale all’interno della discarica di Roncigliano oltre il 15 novembre 2022 (precedente death line del provvedimento), postando sul suo sito FB: «In vista della nuova autorizzazione, la discarica di Albano Laziale continuerà ad essere aperta anche dopo il prossimo 15 novembre, ultimo termine contenuto nell’ordinanza dello scorso luglio firmata dal sindaco Gualtieri. Fino a fine anno, e probabilmente anche nei primi mesi dell’anno, si continueranno a smaltire circa 1.100 tonnellate di scarti. Una notizia che ha scosso residenti e comitati che da mesi protestano per la sua chiusura definitiva. Appelli che non sono mai stati ascoltati, al punto di realizzare addirittura a soli 700 metri di distanza dal sito, nella zona di Santa Palomba, anche un termovalorizzatore in un’area verde di circa 10 ettari al quale saranno destinati gli scarti della raccolta differenziata e il rifiuto indifferenziato per un totale di 600 mila tonnellate l’anno. A pagare il prezzo più alto saranno come al solito i residenti dei Castelli. Una situazione che non può essere accettabile e che provocherà ulteriore malumori e proteste. Il sindaco Gualtieri sembra non volersi proprio distinguere dai suoi predecessori, procedendo inesorabilmente a risolvere i problemi legati al ciclo dei rifiuti della Capitale, a discapito dei cittadini».
Se la presa di posizione non è dettata da sensibilità cultural ambientale, ma solo da calcolo politico, sarà facile scoprirlo ma intanto ipse dixit mentre una parte delle forze progressiste, oggi, sembra essere insensibile ai concetti mica tanto sconosciuti di salute e qualità dell’esistenza.
Oltre ai comitati di cittadini interessati per forza di cose alla salute delle persone e del territorio, oltre ogni casacca partitica, anche se poi la battaglia ha le sue connotazioni politiche radicate storicamente sul territorio (e l’ambientalismo per decenni non ha fatto breccia nel mito dello ‘sviluppo a tutti i costi’ dei partiti conservatori), se questa diventasse una battaglia di tutta la popolazione per affermare con fare ‘bioregionalista’: «Non nel mio territorio», le grandi città italiane come Roma sarebbero costrette a fare meglio e di più i conti con la propria spazzatura imparando a gestirla come qualcosa di cui preoccuparsi giorno per giorno.
Città costrette a ‘mettere in campo’, come si suol dire, tutte quelle azioni che occorrono per diminuire, intanto, il materiale da differenziare e poi seguendo al meglio i percorsi indicati per il riciclo e costruendo impianti di trattamento essenzialmente vicino a dove i rifiuti vengono prodotti senza portare il problema fuori zona o in quel ‘buon vecchio contado’, che contado ormai non è più, che già è con l’acqua alla gola per le scelte politiche ed economiche scellerate fatte negli anni ’80 e ’90.
Mentre oggi per trovare luoghi ameni e meno inquinati occorre allontanarsi molti chilometri da Roma e anche dai Castelli, se si prova a calcolare, anche ad occhio, le tonnellate di spazzatura che restano per terra, ovvero mai spazzate e mai raccolte e stoccate, soltanto fra le stazioni della metro più vicine ai Castelli (Anagnina e Colli Albani per esempio…) e le ultime propaggini del raccordo e fino ai grandi boschi ancora esistenti attorno ai paesi, ci si accorge di quanta altra spazzatura è finita fuori controllo. Tanto che già qualsiasi termovalorizzatore non basterebbe più…. (Serena Grizi)
Nell’immagine: Termovalorizzatore nel centro di Copenhagen – Il nuovo impianto è collocato nel centro della città e sarà gestito da Amarger Resourcecenter (ARC), azienda di proprietà di cinque comuni dell’area metropolitana di Copenhagen; sostituirà l’attuale termovalorizzatore, anch’esso di ARC, in esercizio da più di 40 anni. Fonte testo e immagine: www.mater.polimi.it . Centro studi MATER Politecnico di Milano
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