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Perché il ritorno al paesaggio vero?

Perché il ritorno al paesaggio vero?
Agosto 03
20:28 2015

Appennino romagnolo - località CellaCome nella poesia, che il verso libero ha portato alle estreme conseguenze di una “non-poesia” dell’andare a capo senza alcun rigore metrico; così nella pittura, il surrealismo, il futurismo, il cubismo, l’astrazione totale non suffragata da schemi tecnici, ha dato la stura a coloristi di ogni genere, che hanno annullato il tratto lasciando a casaccio i colori, cosa che può fare chiunque, anche se digiuno di pittura. Tuttavia, bisogna distinguere.

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Un poeta che dislochi i versi secondo un proprio ritmo interiore e sia capace anche di scrivere un “sonetto rinterzato”, va preso in seria considerazione, ma chi taglia il rigo secondo un capriccio ingiustificato, e non sa neppure cosa sia un “endecasillabo maggiore”, crea dubbi -a meno che non sia dotato da natura di un potente impeto lirico che costruisce un metro e una musica sul pensiero. Allo stesso modo, se a un “periodo azzurro” e a “uno rosa” (mi riferisco a Picasso) seguono le asimmetrie dei ritratti secondo una estetica nuova, il precedente classicismo dimostra che Picasso sa dipingere anche le persone come facevano i grandi del passato e quindi può permettersi di “difformare” poi i volti e le cose. A quei pittori che fanno solo macchie di colore, senza alcuna forma, consiglio di far precedere alle macchie a casaccio qualche bel ritratto di volto o di paesaggio. Per questo, da qualche anno, io non faccio che portare ad esempio di purezza paesaggistica i quadri di Roberto Bernabini, il quale è un pittore che sa usare le tonalità più difficili (il giallo, ad esempio), inserendole in un ambito di linee e panorami e orizzonti che prendono lo spettatore con viva forza.
Sole e papaveri in toscana

La chiesetta del viandante

Le sua nature morte, i cavalli, i volatili, le case, ma soprattutto i monti e le vallate alpine, o i luoghi stessi dei nostri Castelli Romani, hanno qualcosa di nuovo nella tecnica che pur fa tesoro dei maestri della tradizione. I campi di girasoli, le messi gialle, i prati nel pieno dell’infiorescenza, i muri senza intonaci, a guisa di rocce costruite nel panorama alpestre, i
cieli azzurrissimi, o appena maculati di bianco, e gli impasti cromatici originalissimi, le fattorie, i canestri pieni di uva e cacciagione, i covoni accesi nel celeste estivo pieno di fuoco nei riverberi meridiani… Tutto parla al cuore oltre che agli occhi. In fondo, la Natura è madre dell’Arte e nessun guazzabuglio di colori o segni a casaccio può eguagliarla! 

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