Pearl Jam…vent’anni dopo
Tutte le scene hanno i loro morti, i loro dimenticati e sopravvissuti. Nel caso del grunge, sottogenere del rock indipendente nord-americano che prese d’assalto il mondo agli inizi degli anni Novanta, i Nirvana furono la stella di prima grandezza, eclissando tutti gli astri che orbitavano nella stessa galassia di ferocia, distorsione e
seduzione pop. Dopo il suicidio del leader della band, Kurt Cobain, nel 1994, si aprì un buco nero che ingoiò parte dei gruppi che osarono partecipare alla festa grunge! Quest’anno, la tomba dei Nirvana è stata agitata per resuscitare frammenti e derivati del loro miglior e più conosciuto album, Nevermind (1991), con il lancio di un’edizione speciale dello stesso. I Pearl Jam, invece, hanno deciso di festeggiare gli anni d’oro del grunge in una maniera ben diversa: rivendicando il ruolo di coprotagonisti e affermando la solidità del proprio lavoro oltre i tempi delle scene che li rivelarono. Mentre Alice in Chains, Soundgarden, L7 e altri, o andavano un tempo, o vivono già di un romantico passato, il gruppo portato da Eddie Vedder è una band che ha sempre guardato avanti. Eroicamente, si è stabilito come uno dei medaglioni del rock nord-americano, con una crescente collezione di buoni album, tra fedeli e nuovi fan, guardando nelle ultime due decadi non a un punto fisso del passato, ma riordinando la loro frenetica attività. È questo l’obiettivo e la trama di Pearl Jam Twenty, documentario diretto da Cameron Crowe, che sarà lanciato mondialmente oggi. Crowe ha lavorato su circa ventiquattro ore d’interviste, realizzate recentemente, e milleduecento immagini inedite. Il risultato è un ritratto intimista e riverente del gruppo. I Pearl Jam lanciano la loro colonna sonora anche in un doppio CD. In verità si tratta di un regalo per i fan: sono ventinove rare canzoni, dentro registrazioni dal vivo di buona qualità, demo, canzoni inedite e rari brani.
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