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Per Volterra Capitale italiana della cultura 2021

Per Volterra Capitale italiana della cultura 2021
Febbraio 19
19:08 2020

Andrea Bocelli, Simone Cristicchi, Armando Punzo e Virgilio Sieni
per Volterra Capitale italiana della cultura 2021


I quattro artisti, punti di riferimento della cultura italiana nella musica, nel teatro e nella danza, sostengono la candidatura di Volterra per il 2021.
Un percorso partecipato incentrato sulla rigenerazione umana che ha visto protagonista l’intera comunità cittadina, insieme ai giovani di tutta Italia, a 47 comuni del territorio toscano e più di 119 tra enti e associazioni.

 

Volterra è un modello di cultura, armonia e bellezza, secondo Andrea Bocelli. Volterra, per Simone Cristicchi, rappresenta l’Italia intera, come centro e luogo di cultura. Volterra, ancora, è un esempio di preziosa capacità ideale e rigenerativa, secondo Armando Punzo, è un “centro” dove si genera cambiamento e si producono idee e pratiche virtuose. E per Virgilio Sieni è il luogo in cui riflettere e costruire intorno al senso dell’accoglienza.

Il tenore e cantante Andrea Bocelli, il cantautore e attore Simone Cristicchi, il drammaturgo e regista Armando Punzo e il coreografo e ballerino Virgilio Sieni sono i primi artisti che sostengono la candidatura di Volterra a Capitale italiana della cultura 2021, unendosi al coro di adesioni che conta anche 47 Comuni del territorio toscano, più di 119 enti e associazioni, il team di giovani di tutta Italia che ha partecipato al progetto di costruzione della candidatura e l’intera comunità cittadina.

«L’ipotesi di decretare Volterra capitale italiana della Cultura 2021 – spiega Andrea Bocelli – mi trova convinto ed entusiasta sostenitore, per una quantità di motivazioni oggettive e per altre private. Parto da quest’ultime, certo le meno pregnanti per la comunità e però personalmente le più emozionanti: a Volterra mi precipitai, nel 1995, alla vigilia della finale del 45° Festival di Sanremo (dov’ero in gara con il brano “Con te partirò”), per abbracciare il mio primogenito, Amos, venuto alla luce proprio nello splendore dell’antica città di pietra e alabastro. Ma il rapporto tra la mia famiglia e Volterra si allunga all’indietro, nei secoli, giacchè i Bocelli nel diciottesimo secolo erano mezzadri presso i possedimenti della poco distante villa di Spedaletto, già proprietà di Lorenzo il Magnifico poi passata ai principi Corsini. Anche dalla mia amata Lajatico, il paese dove sono nato e cresciuto, ho sempre percepito l’eco della meraviglia della “città di vento e di macigno”, per usare le parole del D’Annunzio: Vate novecentesco che a Volterra non a caso ambientò il suo celebre romanzo “Forse che sì forse che no”, dimostrando una speciale attenzione per l’incantevole località etrusca. Ed è facile raggiungerla, seguendo il morbido percorso lungo le Strade del Vino, tra le onde verdi delle alture e i filari dei cipressi, tra i vigneti e i campi coltivati a cereali oppure quelli destinati al pascolo. L’antica, etrusca città-stato, poi la medievale Volterra, con voce antica e potente è sempre in grado di ispirare e restituire attualissimi messaggi a chiunque vi si approcci. Maestra di bellezza, è un capolavoro insieme della natura e dell’uomo: centro elevato sopra un mare prosciugato, domina gli strapiombi delle “balze”. E dall’alto racconta la propria storia, fra la morbidezza traslucida dell’alabastro e la magnificenza monocromatica della pietra. Impossibile non rimanere incantati dall’imponenza delle sue case-torri, dai suoi monumenti, dai capolavori pittorici che custodisce, dal teatro romano del I secolo avanti Cristo, il Duomo romanico, il Palazzo dei Priori… In più, vivace centro d’arte, di festival e di celebri, felici esperienze creative e sociali, credo che questo gioiello urbano toscano esprima il perfetto candidato a incarnare nel terzo millennio un modello di cultura, di armonia e di bellezza».

«Sono molto affezionato a Volterra – racconta Simone Cristicchi -. Ho lavorato a stretto contatto con questa città per le ricerche che ho svolto all’interno dell’ex manicomio con l’obiettivo di mettere in luce quella che era la realtà dell’ospedale psichiatrico fino agli anni ’80. Da quell’esperienza ha preso forma lo spettacolo “Lettere dal manicomio” dal libro “Centro di Igiene Mentale” pubblicato da Mondadori; ma Volterra è stata soprattutto l’ispiratrice della canzone che ha vinto il Festival di Sanremo nel 2007 “Ti regalerò una rosa”, nata dal racconto di un’infermiera che ha lavorato proprio nell’ex manicomio. Oltre a questa struttura, ovviamente, ci sono tantissime meraviglie nella città e credo sia giusto e doveroso che Volterra rappresenti l’Italia come un centro, un luogo di cultura».

«Credo sia profondamente sbagliata – dichiara Armando Punzo – l’idea prettamente occidentale che le cose veramente importanti avvengano al centro e che le periferie, siano esse architettoniche o umane, debbano solo essere orientate verso quel nucleo di senso e di vita che produce e indica un modello da seguire. È più giusto e arricchente pensare in termini policentrici, immaginare che possa essere centro qualsiasi luogo, anche il più remoto se produce idee e pratiche che rendono l’uomo protagonista di un rinnovato sentire ed essere. Luoghi da cui parta la ri-generazione dell’uomo. Se l’Occidente facesse sua la lezione di alcune culture orientali che pongono nel vuoto al centro la loro idea di cultura, diventerebbe chiaro che il centro è solo là dove si genera un cambiamento. Di questo c’è sempre stato bisogno e c’è ancora più bisogno ora, in vista di una nuova necessaria genesi del nostro vivere sociale e del posto che l’uomo deve e può avere anche in stretta relazione con l’ambiente in cui vive. Volterra è per me esempio di questa preziosa capacità ideale e rigenerativa, ed è per questo che sostengo con passione la sua candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2021. È qui che ha preso forma e concretezza un’idea che forse mai sarebbe nata nei centri deputati al teatro e all’arte, e io non sarò mai sufficientemente riconoscente a questa città e agli uomini che l’hanno abitata, per avere fatto da culla alla Compagnia della Fortezza, prima esperienza di teatro in un Istituto di pena che è diventata esempio per il mondo intero. D’altronde siamo nel cuore della Toscana, terra con una particolare attenzione allo sviluppo armonico dell’uomo, fatta di piccoli centri urbani immersi in una natura straordinaria, in equilibrio perfetto tra architetture e elementi naturali. Basta andare in una qualsiasi delle sue città per scoprire la sua straordinaria capacità di dare spazio a idee che sembrano generarsi dal nulla, come quella di fondare un avamposto della cultura dentro un carcere di massima sicurezza. A volte penso che questo miracolo non poteva che realizzarsi a Volterra, in Toscana, nel primo Stato al mondo ad aver abolito la pena di morte».

Una riflessione su una delle eccellenze di Volterra, la Deposizione di Rosso Fiorentino, arriva da Virgilio Sieni “Penso a quest’opera come un richiamo e un invito a riflettere e mettersi in opera attraverso il gesto dell’incontro, dell’abitare il mondo secondo pratiche condivise. Volterra e il 2021 sono il luogo e il momento per riflettere e costruire intorno al senso dell’accoglienza, cioè del ricevere dall’Altro i valori del dono, sensibilizzando le persone ai luoghi dell’abitare quotidiano e al paesaggio”.

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