PER UNA COSTITUZIONE DELLA TERRA
Il libro di Luigi Ferrajoli “Per una Costituzione della Terra. L’umanità a rischio”, Feltrinelli, 2023, parte con un pugno allo stomaco e si conclude con una speranza.
Il tema è quello che tutti, o quasi tutti, non sono disponibili ad affrontare e che volentieri rimuovono: la crisi della Terra ed il suo destino.
L’autore afferma che “L’umanità si trova di fronte a emergenze globali che mettono in pericolo la sua stessa sopravvivenza: il riscaldamento climatico, la minaccia nucleare, la crescita delle disuguaglianze e della miseria, la diffusione dei regimi dispotici, lo sviluppo del crimine organizzato e delle economie illegali, le migrazioni. Tutto questo è ormai da molti anni sotto gli occhi di tutti, a partire dai responsabili dei governi delle maggiori potenze e i grandi attori dell’economia globale, eppure continuiamo tutti a comportarci come se fossimo le ultime generazioni che vivono sulla Terra”.
Il potere pubblico statale, per quanto indispensabile rebus sic stantibus (si pensi solo al ruolo che hanno giocato gli Stati nel contesto dell’epidemia di Covid-19, sia dal punto di vista sanitario che economico), non sembra però complessivamente all’altezza delle sfide “globali” del tempo presente: esso soffre infatti di due enormi limiti, che l’autore individua nel “localismo” e nel “presentismo”, da intendersi rispettivamente come attitudine a considerare solamente i problemi che concernono il proprio territorio, e come incapacità di guardare oltre i tempi brevi delle scadenze elettorali nazionali. Ne consegue la necessità di creare istituzioni di garanzia globali inserite, appunto, nel quadro di una “Costituzione della Terra”.
Ferrajoli non si limita a invocare genericamente l’adozione di una carta costituzionale mondiale, ma dà anche alcune indicazioni sulla “forma di governo” terrestre che in essa dovrebbe essere codificata. Ebbene, il compito essenziale del potere pubblico globale immaginato dall’autore consiste nello svolgimento di funzioni di garanzia; in altre parole, le istituzioni da lui prospettate non si atteggiano a istituzioni di governo, ossia a organismi portatori di un ipotetico indirizzo politico mondiale relativo a quella che egli chiama la “sfera del decidibile”; esse sono piuttosto delle istituzioni di garanzia, il cui compito consiste nell’assicurare il rispetto dei diritti fondamentali.
L’autore chiarisce che “Lo scopo del progetto è mostrare che la stipulazione di una Costituzione della Terra, cioè un sistema di limiti e vincoli ai poteri selvaggi degli Stati sovrani e dei mercati globali, è in primo luogo possibile, nonostante le differenze culturali, i conflitti politici, i potenti interessi e i consolidati pregiudizi che ad essa si oppongono, e in secondo luogo è necessaria e urgente, quale risposta razionale alle tante emergenze planetarie che stanno mettendo in pericolo la convivenza pacifica e la sopravvivenza stessa dell’umanità”.
Il progetto mira ad una rifondazione del patto di convivenza pacifica fra tutti i popoli della Terra, già stipulato nella Carta dell’ONU del 1945 e con le tante carte e convenzioni sui diritti umani, ma rimasto finora vistosamente ineffettivo a causa della mancanza di idonee funzioni e istituzioni di garanzia di carattere sovranazionale.
Complessivamente, il libro si presenta tanto breve quanto ambizioso, specie considerando che si propone non solo di teorizzare una costituzione terrestre, ma addirittura di contribuire a realizzarla in concreto (le ultime pagine sono dedicate all’illustrazione del progetto “Costituente Terra” con la stesura di una vera e propria Costituzione analoga a quella italiana).
La speranza nasce dallo stimolo fornito dal giurista Ferrajoli alle coscienze dei cittadini del mondo e, più in generale, dall’accordo storico – largamente inaspettato – nel vertice climatico di Dubai Cop 28 di abbandonare entro il 2050 l’uso dei combustibili fossili.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento