Per un insegnante, offendere il Corano non è professionale
La scuola è finita da un po’, anzi sta per ricominciare con gli esami per il recupero dei debiti. Eppure, si discute ancora della vicenda del professore sospeso per sette giorni senza stipendio dalla dirigente scolastica, a causa di un fatto accaduto il 31 maggio.
Come siano andate effettivamente le cose é un po’ difficile da comprendere e bisogna cercare di non strumentalizzarle seguendo, magari, il proprio settarismo. Comunque, nei fatti, pare che una studentessa musulmana del quinto anno dell’Istituto tecnico Falcone-Righi di Corsico (MI), non si sia alzata in piedi all’ingresso, in classe, del professore. Alla richiesta del motivo di tale comportamento, pare ella abbia addotto la scusa che osservava il digiuno del mese di Ramadan.
Effettivamente é in uso, anche tra i docenti più progressisti, chiedere che gli studenti si alzino in piedi quando entra nell’aula un insegnante o un dirigente scolastico. Chissà quanti non si saranno alzati quando io entravo in classe, senza che io ci facessi caso! Io, infatti, ero già mentalmente pronta e motivata a proporre le attività dell’ora e non a perdere tempo. Certamente, in tanti anni di carriera, non ho mai chiesto a nessuno perché non si fosse alzato al mio arrivo. Per me, il rispetto non si dimostra con tale obbligo. Il rispetto é interiore e, alle volte, é forte e sincero anche quando un alunno (adolescente), magari, ti volta persino le spalle. Inoltre, non ho mai creduto nell’utilità del braccio di ferro con i giovani, anche perché si sarebbe entrambi perdenti.
In quell’occasione, però, il professore ha domandato alla ragazza perché praticasse il digiuno.
Nel successivo battibecco tra i due, lei sosteneva di farlo per motivi morali. Lui, sedicente diplomato nelle religioni oltre che professore di diritto, volendo, forse, dimostrare che la ragazza neppure sapesse lo scopo della penitenza, precisava che, nel mese di Ramadan, é disceso il Corano da Dio al Profeta attraverso l’arcangelo Gabriele.
Infine, il professore aveva, a quanto pare, concluso che credere nella discesa da Dio del Corano é un’assurdità.
A quel punto, la studentessa si sarebbe risentita e sarebbe uscita dalla classe recandosi dalla Preside che, in seguito, ha preso i suoi provvedimenti.
Ho letto e ascoltato vari commenti su questi fatti e, con i tempi che corrono, davano tutti ragione al professore.
Certamente, la studentessa ha sbagliato a pensare di comportarsi diversamente dal solito in occasione del digiuno. Seguire i dettami della propria religione è una scelta personale che non dobbiamo scaricare sugli altri. La religione islamica, inoltre, cerca il benessere della persona. Se una donna non riesce neppure ad alzarsi in piedi, vuol dire che non sta bene e, quindi, non è tenuta a fare un sacrificio che, nei mesi caldi, è molto pesante. Ci si astiene, infatti, dal mangiare e dal bere dall’alba al tramonto, cioè per un lunghissimo numero di ore. Inoltre, nella nostra società non c’è la consuetudine a questo sacrificio come, invece, nei paesi a maggioranza musulmana e le persone non lo capiscono.
Io sono musulmana da 27 anni, ma ho osservato il digiuno del Ramadan anche prima, per fare compagnia a mio marito. Dato che i mesi arabi seguono il calendario lunare, cioè in pratica si anticipa ogni anno di circa 10 giorni, mi é capitato, per molti anni, che il mese di Ramadan cadesse durante i mesi scolastici e, in ultimo, anche quando sono stata Presidente agli esami di stato delle scuole superiori. Nessuno ha mai notato alcuna differenza nel mio comportamento. Forse, i miei alunni più attenti, avranno visto che non prendevo il caffè, come al solito, alla macchinetta nel corridoio. Niente altro.
Non avrei mai tollerato di far pesare sugli altri una scelta che ritengo assolutamente personale lavorando con meno impegno o energia (chiaramente io non facevo il minatore né spaccavo le pietre sotto il sole sulla strada, come vedevo fare in India).
Astenersi dal bere e dal mangiare per molte ore, evitare cattivi pensieri, concentrarsi su chi fame e sete le patisce tutto l’anno, cercare di combattere la cattiveria che tutti abbiamo dentro di noi, é un percorso interiore che non può ricadere sugli altri se non -si spera- nei benefici effetti che ne verranno dopo. Tutti noi abbiamo il dovere di puntare alla santità anche se, evidentemente, ne siamo lontanissimi e sappiamo che non la raggiungeremo mai.
Il professore, però, tanto diplomato nella conoscenza delle religioni, quando afferma che la discesa del Corano é un’assurdità, sembra che si riferisca solo all’Islam. In verità, quando si valutano le affermazioni di qualsiasi religione, sono tutte assurde. Notoriamente, le verità di fede non si possono dimostrare con la ragione e con la scienza. Il mondo è stato creato in sei giorni, chi muore e resuscita, chi sale al cielo ecc. sono questioni di fede. Ci si può credere oppure no.
Per un insegnante, che deve essere prima formatore della persona e poi informatore della disciplina, offendere i sentimenti e la fede di una sua discepola non è professionale.
Conoscendo bene la scuola, riesco a immaginare quanto tale docente possa essere stato, probabilmente, anche in passato, assertore di “verità” orientate.
E che, forse, la preside, attraverso un provvedimento forte, abbia cullato la speranza di una richiesta di trasferimento.
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