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Per salvare la legge Gozzini

Luglio 02
23:00 2008

Il 24 giugno al Senato è stato approvato il decreto legge sulla sicurezza. Tutti abbiamo più o meno avuto modo di sentire che tale decreto concerne l’immigrazione, la clandestinità, l‘aumento del potere nelle mani dei sindaci e dei prefetti. Non tutti sappiamo però che riguarda anche il carcere. Ed in modo molto pesante. Per questo abbiamo deciso di riportare di seguito, l’appello proveniente dalla Redazione di Ristretti Orizzonti del carcere di Padova e due brevi testimonianze, nella speranza di far conoscere un po’ di più cosa significhi tale decreto per i detenuti, per le loro famiglie e per tutti noi operatori, volontari e no.

Casa San Lorenzo (Caritas Diocesana Velletri-Segni)
Associazione Vol.A.Re.

Salviamo la legge Gozzini!
Una legge che crea Sicurezza

Il Disegno di legge “Berselli” (n. 623), che mira a ridurre drasticamente i “benefici penitenziari”, abolendo la liberazione anticipata, vietando la semilibertà per gli ergastolani e, in generale, rendendo più difficile l’ammissione a tutte le misure alternative, a nostro avviso rappresenta un pericolo gravissimo per il reinserimento dei detenuti, per il governo delle carceri e, infine, per la sicurezza di tutta la società.

Ha senso rinunciare, in un momento in cui al centro dell’attenzione di tutti c’è la voglia di vivere più sicuri, a una legge che da anni contribuisce proprio a creare SICUREZZA?

Si respira, nella società libera, sempre più paura e ansia per la sicurezza e per la qualità della propria vita, e in carcere intanto, tra le persone detenute cresce l’ansia che nessuno “fuori”, abbia più voglia di riaccogliere chi ha commesso reati, ma ha anche iniziato un faticoso percorso di reinserimento. C’è una legge, così importante, che permette a chi sta in galera di avviare un lento rientro nella società fatto di piccoli passi, che vanno dai permessi premio alle misure alternative alla detenzione, e di coltivare in ogni caso la speranza che ci sia sempre un’altra possibilità nella vita, ed è la legge Gozzini. Una legge che vogliamo difendere con forza, perché in questi anni ha permesso a migliaia di persone di ricostruirsi un futuro decente dopo il carcere.

Dicono che tenere le persone più tempo in galera garantisca a chi sta fuori in libertà, una vita meno esposta a rischi. Non è così, non è affatto così. Ci sono i numeri a dire il contrario, a dire che, tra chi si fa la galera fino alla fine, il 69% torna a commettere reati, e tra chi invece esce prima, ma gradualmente con le misure alternative, la recidiva è del 19%.

E comunque, al di là delle statistiche, dovrebbe essere il buon senso a far capire, se raffreddiamo i toni e torniamo a ragionare, che una persona che cominci un percorso di rientro nella società, controllato e con tappe chiare, sarà meno incattivita, spaesata, priva di riferimenti di una, scaraventata fuori dalla galera a fine pena, a fare indigestione di libertà e di solitudine.

Il recupero a una convivenza civile di chi ha commesso reati rappresenta senza ombra di dubbio il miglior strumento di tutela della società, mentre tenere in carcere una persona fino alla fine della condanna produce un apparente ed illusorio senso di sicurezza, quando in realtà il problema è soltanto rimandato: un giro di vite alla legge Gozzini non comporterebbe quindi la diminuzione dei reati, ma semmai un quasi sicuro aumento.

Il problema è che si fa sempre un gran rumore quando un detenuto in semilibertà commette dei reati, e sono davvero eventi rari (lo 0,24 %), mentre non si parla quasi mai delle centinaia di persone che proprio grazie alle misure alternative al carcere, come la semilibertà, sono riuscite a lavorare, a formarsi una famiglia e a costruirsi una vita dignitosa nella legalità.

Il sospetto è che, quando si parla di certezza della pena, si faccia un grande errore. Si dice che bisogna tenere le persone in galera fino all’ultimo giorno, ma in questo modo si vuole impedire di fatto ai condannati di ritornare gradualmente nella legalità. Mentre secondo noi certezza della pena deve significare processi più rapidi e che abbiano una fine certa.

Bisognerebbe allora avere l’onestà di chiedere per tutti certezza della giustizia, e dei suoi tempi, e non certezza della galera. E bisognerebbe anche avere il coraggio di fare un bilancio serio, e di dire che il senso di umanità verso i condannati, anche quelli col “fine pena mai”, è una garanzia per tutti: certo, lo è per noi che stiamo in carcere, e per i nostri famigliari, che spesso sono le nostre prime vittime, ma lo è anche per i cittadini “per bene”, perché vivere in una società che sa riaccogliere è una scuola di umanità, di equilibrio e di serenità che, alla lunga, costituisce una garanzia di maggior sicurezza per tutti.

Padova, 18 giugno 2008
La Redazione di “Ristretti Orizzonti”

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Domenico Tiso, medico nel Carcere di Livorno dal 1979

Il carcere è brutto. Forse lo deve essere. Forse qualcuno ha interesse che sia ancora più brutto: ma così non si aumenta la sicurezza né dentro né fuori. Si aumenta solo il conflitto e cioè l’insicurezza. Non è costruendo nuovi carceri o ampliando quelli esistenti né prendendo false scorciatoie modificando la Gozzini che si aumenta la sicurezza nella società: sono solo rimedi peggiori del male proposti da chi non conosce il carcere. La Gozzini ha rappresentato civiltà nelle carceri sia per il trattamento del detenuto che per la gestione del quotidiano: se si toglie la speranza di uscire si diventa sordi ad ogni regola. Il clima nelle carceri sta già diventando esplosivo: modificare lo spirito della Gozzini vuol dire accendere la miccia! È necessario un lavoro lento, paziente e condiviso di modifiche organiche del codice di procedura penale e del codice penale: per dare giustizia giusta e certa in tempi giusti. Occorre aumentare in maniera significativa da subito il numero degli educatori […]: sarebbe una riforma davvero epocale!

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Detenuti da 55 mila a 75 mila – di Patrizio Gonnella – Italia Oggi, 19 giugno 2008

em>Permessi premio e pene alternative: stretta sulla Gozzini. L’impatto del ddl Berselli, presentato al Senato, che rende più difficili i benefici di legge.

Saranno plausibilmente almeno 20 mila in più le presenze in carcere se dovesse essere approvato il disegno di legge n. 623 recante “Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e al codice di procedura penale, in materia di permessi premio e di misure alternative alla detenzione”. Il ddl è stato presentato dai senatori Filippo Berselli e Alberto Balboni, entrambi del Popolo della libertà e il primo alla presidenza della commissione giustizia.

Il testo, qualora approvato, condurrebbe a un inasprimento del regime penitenziario, escludendo o rendendo estremamente meno accessibili gli attuali benefici di legge in caso di detenuti che mantengono una condotta tesa a cooperare con l’opera di reinserimento sociale. […] Oggi i detenuti sono 55 mila. Circa 22 mila sono quelli condannati in via definitiva. L’insieme delle misure previste produrrà di fatto l’accantonamento della legge Gozzini del 1986 nonché il rischio di sovraffollamento. Non è facile ipotizzare quale sia la sua portata effettiva. Ridurre la portata dell’affidamento in prova al servizio sociale, della semilibertà e della detenzione domiciliare significa togliere o ridimensionare la possibilità di accedervi a circa 15 mila persone. Complessivamente si può sostenere che nel solo giro di un anno potrebbero essere 20 mila in più i detenuti raggiungendo la quota record di 75 mila.

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Per avere maggiori informazioni e per aderire all’appello partito da Padova, vai su www.ristretti.it e troverai un’ apposita voce.

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