Per le tue larghe mani (a Vittorio Arrigoni)
Per le tue larghe mani
così larghe che le cose
piccole davvero come l’odio
del fucile, stringere
non sanno.
Per le tue larghe mani
apro ora gli occhi:
ed è nascere ancora.
Le tue mani lo sanno,
sanno far nascere.
Ora non sono più madre e mi guardo
tra le tue mani, quelle di un sogno,
piangere nascendo, figlia
di quel sogno.
Nascendo: camminare ancora sulla riva
del mare in Sardegna, quando piccola
raccoglievo le conchiglie che il mare mi offriva:
“sono gli occhi di Santa Lucia” mi diceva
chi insegna ridendo, io non capivo.
E poi via a correndo…
Mi sembra ora…tu eri lì!
Mentre io facevo a gara a trovarle..
ma con chi? Eri tu? Mi sembra…
e mi risveglio..apro gli occhi in sogno:
sì, tu sei eri lì, tu eri sei qui con quei
bambini e quelle bambine palestinesi.
Eri lì a raccogliere con me le conchiglie:
gli occhi di chi ora non vede,
accecato dall’odio e la guerra, di ieri, di oggi.
E mentre camminavamo noi in riva
al mare di un sogno, potevo allora
sentire le larghe mani della pace poi
che non hanno sentieri di dolore.
E senza orrori, bambini ci spingevano
piano, a correre e gettare le conchiglie
in mare. Perché non c’era più bisogno
di ridare la vista a chi ora non ne ha.
Correvamo, correvamo,
lanciavamo le conchiglie nell’acqua.
Tutto il dolore, la sofferenza,
la guerra… affondavano fra l’onde, sconfitte.
Per le tue larghe mani
della pace
che del fucile non sanno
la forma
e che la bile della rabbia
sanno
trasformare in parole…
..parole che cercano solo
orecchie che sanno sentire, e occhi;
non guerra e odio da armare,
ma lo iodio del mare d’annusare
libertà pace
(senza muri e l’occupazione infernale!)
Per le tue larghe mani
lascio nella sabbia del mondo
di chi è in gabbia,
l’orma di qualche parola solo
disegno
per continuare a correre
in riva a quel mare
e sentire delle mani larghe:
il vento fra i capelli di una bambina
spensierata che non vive e vive in Palestina.
Ciao Vik
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