Per la Terra che tutti abitiamo
Improvvisa arrivò la pandemia planetaria e ci cambiò la vita. Dall’ingorgo di lamiere e cemento si passò alle quattro mura di casa, e affratellati dalla condizione di reclusi forzati noi italiani, calpesti, derisi, ci riunimmo in un sol popolo, una sola anima: chi vincer ci può?
Del nuovo ceppo del vecchio Coronavirus si sapeva ancora poco e niente, ma presto si rivelò il più temibile e organizzato della storia umana, deciso a imperare sull’intero pianeta Terra.
Ma non aveva fatto i conti, il neo Covid-19, con le risorse del genere umano che quando occorre e ci si mette d’impegno diventa imbattibile, per ricchezza di potenzialità e di cuore.
Ecco, di tutto l’immenso travaglio che si sta passando, è proprio questo spicchio di luce che vorrei risaltasse a memoria e guida in ogni circostanza.
In un punto che so io c’è una barchetta malridotta che aspetta di essere rimessa in sesto e riprendere il mare, per la conquista di uno stato di pace e di prosperità che investa la Terra che tutti abitiamo. Solo allora potremo dirci una società effettivamente globalizzata, pronta ad affrontare presenti e nuove sfide.
(da Diario di Quartiere Fb)
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