Per il clima le industrie IT sono tutte arretrate
Nonostante abbia un enorme potenziale per ridurre le emissioni mondiali di gas a effetto serra, l’industria dell’Information Technology (IT) non sta ancora utilizzando tutte le sue ‘carte’. È quanto risulta dal nuovo rapporto “COOL IT CHALLENGE” diffuso oggi da Greenpeace in tutto il mondo (www.greenpeace.org/coolit).
Intervenendo alla conferenza su “IT, Environment and Climate Change” oggi a Copenhagen (www.green-ict.dk), Zeina Al Hajj responsabile della campagna Toxics di Greenpeace International spiega che “mentre i governi in tutto il mondo stanno dibattendo le politiche per combattere i cambiamenti climatici, è sconfortante vedere che le aziende innovative dell’IT, che potrebbero conseguire profitti considerevoli dalle soluzioni tecniche che riducono i gas serra, stanno invece in disparte ad assistere ai negoziati e non chiedono le riduzioni delle emissioni così come indicato dalla scienza”. Il settore IT deve guardare oltre la riduzione delle proprie emissioni di settore, e fornire le soluzioni tecniche per il resto dei settori economici, usando la sua influenza per spingere i leader del mondo a raggiungere un accordo serio per la protezione del clima globale alla prossima Conferenza di Copenhagen. Lo stesso settore IT ha dichiarato di avere le tecnologie per poter conseguire una riduzione del 15 per cento delle emissioni globali di gas serra al 2020 (www.smart2020.org/).
Greenpeace ha lanciato la classifica “COOL IT CHALLENGE” lo scorso febbraio, chiedendo ai direttori generali delle principali aziende IT (www.greenpeace.org/coolit/criteria) di entrare in azione sul fronte cambiamenti climatici e prendere impegni concreti per:
– fornire soluzioni IT agli ad altri settori economici come edilizia, trasporti e reti per la trasmissione dell’elettricità, misurandone accuratamente l’impatto;
– fare pressioni per un accordo sul clima a Copenhagen. Un accordo “forte” stimolerebbe la rapida diffusione di soluzioni IT innovative per ridurre le emissioni di gas serra in tutti i settori;
– ridurre le proprie emissioni, e utilizzare energia prodotta da fonti rinnovabili.
Con appena 29 punti su 100, guida la classifica Sun Microsystems, che ha pubblicamente chiesto una riduzione dei gas a effetto serra dell’80 per cento al 2050 e almeno del 25 per cento al 2020 rispetto ai livelli del 1990. L’IBM è a pari merito sopratutto per la grande offerta di soluzioni che presenta. Al terzo posto Dell, che ha registrato il massimo punteggio per gli alti obiettivi interni di riduzione delle emissioni. Nomi di rilevo come HP, Microsoft, Sony, Sharp e Toshiba arrivano ad appena 15 punti su 100 (www.greenpeace.org/coolit/scores).
“La maggior parte delle aziende usano grandi parole per dipingersi di ‘verde’ ma non dimostrano come i loro software e hardware stiano effettivamente riducendo le emissioni. Sarebbe l’ora che oltre a parlare ci mettessero anche i soldi sviluppando soluzioni efficaci” aggiunge Francesco Tedesco, responsabile della campagna Energia e clima per Greenpeace.
Come le varie versioni dell’Ecoguida ai prodotti elettronici, la “COOL IT CHALLENGE” verrà regolarmente aggiornata e la seconda versione è prevista per la fine dell’estate.
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