“Per correre più in fretta della malinconia”
Concerto di Cristiano De André in omaggio al padre
Sale la gente sulla cavea, sale l’agitazione…pian piano l’auditorium si riempie e così il cuore dall’emozione…tributo a Fabrizio De André fatto dal figlio, per tutti noi è quasi un sogno dopo tanto tempo, un’apparizione. È così anche per Cristiano che decide di rivolgere un omaggio al padre solo dopo 10 anni, momento in cui poteva accendersi il ricordo senza amarezze: “Ho aspettato dieci anni, volevo gettare nel fiume la malinconia“, che di malinconia non abbiamo bisogno per ritrovarci con Fabrizio De André, ancora massimo interlocutore del nostro tempo e in avvenire!
Un ritorno alle origini e all’infanzia per Cristiano, ricordando Fabrizio, non può non essere che un ritorno alla lingua natale, così esegue subito due brani in dialetto genovese tratti dal disco “Le Nuvole“: “Mègu Mègun” e “A Cimma“. In dialetto non poteva mancare anche il capolavoro “Creuza de ma“. (Per la bravura dell’esecuzione e la somiglianza del timbro di voce potremo scambiarlo per Fabrizio!).
Le scelte di Cristiano denotano anche una sensibilità nel cantare qualcosa che abbia a che vedere con il periodo storico che stiamo attraversando, forse non così lontano come dagli anni prima di tangentopoli vissuti da Fabrizio, che riesce a parlare in ogni epoca scandagliando le anime delle persone. Questa sensibilità verso la situazione attuale si riscontra nella scelta di brani come “Don Raffaè“, tratto sempre dall’album “Le Nuvole“, e “Il giudice“, tratto dall’album “Non al denaro né all’amore né al cielo“.
Diverse anche le canzoni scelte dall’album “L’indiano” come “Se ti tagliassero a pezzetti“; “Fiume Sand Creek” e “Quello che non ho“.
Ed ecco che dopo le prime canzoni la curiosità di conoscere anche i retroscena e “la musica del cuore” che legava padre e figlio viene subito soddisfatta, e Cristiano ci rende partecipe dei suoi ricordi…come quelle vacanze passate a Savignone in cui ben delinea il carattere del padre raccontandoci un episodio divertente: “…a mio padre piaceva vincere e per di più gli piacevano le imprese impossibili. Così a Savignone, dove non crescono peperoni, aveva seminato un campo enorme di peperoni e quando incredibilmente ne crebbe uno, l’unico, lo trovò mangiato da me. Fu l’unica volta in cui vidi mio padre corrermi tanto dietro…“. Aneddoti che oltre a farci ridere sono ricordi-accordi che fanno approdare il figlio del “pescatore di parole” a “nostra riva”, a noi stessi, irretendoci con le corde della chitarra e con le mani nella magia dell’amore…quello di Fabrizio per la sua compagna che ha fatto nascere la canzone “Verranno a chiederti del nostro amore” dell’album “Storia di un impiegato“, e l’amore per l’umanità consacrato nella canzone “Smisurata preghiera“, tutte e due i pezzi prescelti da Cristiano con grande approvazione e gioia da parte del pubblico.
Oltre a questi brani vengono cantate le poesie d’amore “La canzone di Marinella” e “Ho visto Nina volare” tratta dall’album “Anime Salve“. Scelte che forse ci dicono qualcosa in più anche sulla personalità artistica di Cristiano De André.
A fine concerto Cristiano imbraccia il violino (da grande polistrumentista quale è) e attacca a suonare i due brani finali, “Zirichiltaggia” (da “Rimini“, cantata in perfetto gallurese) e “Il pescatore” che Cristiano ha rivisitato con gran talento in chiave rock. Canzone che forse può dare in parte spiegazione ad un suo dubbio d’infanzia, il dubbio di quando lui da piccolo chiedeva a De Gregori perché “Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole…“. Infatti questa bellissima leggenda parla di un vecchio addormentato all’ombra dell’ultimo sole…Ebbene quel pescatore potrebbe essere il grande Faber, e il sole che guarda Alice (nome dato alla figlia di Cristiano) potrebbe essere la musica e noi a quel concerto, la musica attraverso cui sorge ogni giorno l’anima di Fabrizio.
A gran richiesta di pubblico a fine concerto Cristiano rientra in scena per il bis e solo allora esegue un suo brano “Dietro la porta“. Un saluto bellissimo che non dimenticheremo. Grazie Cristiano e grazie Faber.
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